L’estetica delle serie televisive che proponiamo è il risultato di una riflessione su ciò che chiamiamo l’argomento del sovradimensionamento. Consiste di due premesse (P1, P2) e una conclusione (C):

P1) Le narrazioni audiovisive di grandi dimensioni tendono ad essere esteticamente imperfette.
P2) Le serie TV sono narrazioni audiovisive di grandi dimensioni.
C) Le serie TV tendono ad essere esteticamente imperfette.

Chiamiamo Pessimisti coloro che accettano (C) e Ottimisti coloro che la rifiutano sostenendo che (P1) è falso. I Pessimisti hanno sicuramente prevalso a lungo, come testimonia Emily Nussbaum in Mi piace guardare: «Giudicavo la tv come a ogni americano era stato insegnato fin dagli anni cinquanta. La televisione era spazzatura. Non meritava una riflessione profonda, a differenza della letteratura e del cinema. Era qualcosa con cui ci si divertiva per poi dimenticarsene». La qualità riscontrata nelle serie tv negli ultimi vent’anni ha ribaltato la situazione, tanto che gli Ottimisti sono ora la maggioranza. Noi stessi eravamo tra i Pessimisti fino a quando non abbiamo scoperto serie come 24 (2001-2010), I Soprano (1999-2007) e Mad Men (2007-2015), che ci hanno trasformato in Ottimisti. Eppure, dopo un po’ ci siamo sentiti delusi dal fatto che le serie tv, anche le migliori, mostrassero difficoltà nello sviluppare le proprie storie stagione dopo stagione. Questo avrebbe potuto indurci a tornare tra i Pessimisti. Tuttavia, siamo stati in grado di resistere a questa tentazione poiché ci siamo resi conto che i presunti difetti delle serie non sono dovuti al loro modo di raccontare storie, ma piuttosto a una concezione diffusa, ma fondamentalmente imperfetta, secondo la quale una specificità delle serie televisive consiste nel raccontare storie molto lunghe. La critica di questa posizione ci ha portato a costruire una nuova cornice concettuale per l’estetica delle serie tv.

Ora non siamo né Ottimisti né Pessimisti. Siamo Concettualisti. Siamo d’accordo con gli Ottimisti che (C) sia da respingere ma non pensiamo che il modo migliore per farlo consista nell’argomentare contro (P1). In effetti, siamo felici di concedere ai Pessimisti che (P1) è vera, o almeno potrebbe essere vera. Sosteniamo però che (P2) sia falsa, ed è per questo che (C) non segue dalle premesse. Anche se le narrazioni audiovisive di grandi dimensioni fossero imperfette, ciò non implicherebbe l’imperfezione delle serie tv. Questo perché le serie non sono narrazioni audiovisive di grandi dimensioni, ma piuttosto narrazioni concettuali, che stanno alle narrazioni tradizionali come l’arte concettuale sta all’arte tradizionale. Da qui il termine Concettualismo per etichettare la nostra posizione: le serie tv devono essere intese come opere d’arte concettuali anziché come film di grandi dimensioni.

Presentiamo questa teoria nel libro Concept TV. An Aesthetics of Television Series. Nella prima parte critichiamo la concezione “cinematografica” delle serie televisive. Se queste vengono valutate come “film lunghi”, ossia come narrazioni audiovisive di grandi dimensioni, sembrano insorgere problemi strutturali e irrisolvibili, che vanno dalla difficoltà di riempire l’enorme quantità di tempo a disposizione, alla mancanza di chiusura. Tuttavia, a un esame più attento, questi problemi derivano da un certo modo di vedere le serie, non dalla serialità in sé. La seconda parte del libro ridefinisce dunque l’oggetto di studio, sostenendo che una serie tv non è una struttura audiovisiva, bensì un concetto espresso attraverso una struttura audiovisiva. Una serie televisiva va intesa come una narrazione concettuale, ossia una struttura astratta che governa la costruzione di una varietà di narrazioni audiovisive. Questa struttura astratta consiste di un tema, un’idea narrativa, un insieme di tratti caratterizzanti il mondo narrativo e ulteriori caratteristiche riguardanti il discorso e lo stile. La manifestazione concreta di questa struttura astratta avviene mediante gli episodi e le stagioni.

L’approccio concettuale non è solo un nuovo modo di guardare e apprezzare le serie, ma anche un nuovo modo di analizzarle e valutarle criticamente. Le serie televisive non vanno considerate film lunghi che rimandano più o meno facilmente la chiusura, ma narrazioni concettuali la cui struttura astratta viene eseguita più volte, come accade con la partitura di una sinfonia. Tale approccio può essere adottato per valutare qualsiasi tipo di serie televisiva, indipendentemente dal formato della stagione, dal numero di episodi, dal genere e dal fatto che la serie sia ancora in corso o meno. Ciò non significa che il genere, il contesto di produzione e il formato specifico della serie non vengano presi in considerazione. Il punto è che un’opera deve essere prima di tutto identificata e quindi analizzata in base alla forma d’arte a cui appartiene. Sebbene un ritratto differisca da un paesaggio, sono entrambi, prima di tutto, dipinti. Una sinfonia è diversa da una sonata, ma sono, prima di tutto, opere basate su un sistema di notazione che consente esecuzioni multiple.

Per dimostrare che l’approccio concettuale può funzionare anche con serie che mostrano caratteristiche profondamente diverse l’una dall’altra, i casi di studio analizzati in Concept TV appartengono a vari generi e rappresentano aree geografiche diverse. Le serie analizzate variano anche in termini di lunghezza del formato degli episodi e numero di episodi per stagione. Sono state selezionate le serie concluse (24, Homeland, Game of Thrones, The Good Wife, Mad Men, BoJack Horseman), così come le serie ancora in corso (Stranger Things, La casa di carta, Gomorra, Black Mirror): se la serie è un concetto, per valutarla può essere sufficiente qualche sua manifestazione, non necessariamente la totalità degli episodi e delle stagioni; d’altra parte è così che funziona nella prassi critica, a tutti i livelli, da Emily Nussbaum a Jason Mittell, la valutazione delle serie tv.

Luca Bandirali, Enrico Terrone, Concept TV. An Aesthetics of Television Series, Lexington Books, Lanham 2021.

* Questo articolo si basa sull’introduzione al volume Concept TV. An Aesthetics of Television Series. 

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