In una zona deserta, corpi di migranti sono ammassati nel buio di un camion fermo vicino a un binario morto; un coro di voci invoca aiuto in spagnolo. Manca l’aria. Il rumore del portellone del camion aperto con violenza segna l’inizio di scene in esterno in cui le parole sono assenti mentre dominano rumori e immagini di corpi. I migranti vengono spinti fuori da quella gabbia di ferro come fossero animali; un giovane si stacca da quell’inferno e attraversa la notte e il giorno, in solitudine. Da subito si avverte che quel giovane corpo sarà al centro della storia: la macchina da presa lo segue da vicino, stando quasi addosso a passi che sfidano fatica e paura, al respiro corto, al sudore, all’arsura, all’urgenza di raggiungere una meta che, dalla richiesta di un passaggio, si scopre essere San Francisco. Sotto il sole della California, Fernando (Isaac Hernández) appare diverso dal giovane delle prime inquadrature. Va verso una casa signorile, prende le chiavi nascoste all’esterno ed entra: per quanto si è visto della sua storia, queste azioni, normali, appaiono tuttavia stranianti. E questa impressione continua, più forte, all’interno della bella casa americana, dove il giovane messicano apre con decisione il frigo, mangia con voracità, si getta nudo su un letto. Chi è in realtà Fernando? Di chi è quella casa dall’architettura rigorosa e perfetta? Nel cuore della notte, una donna dalla pelle levigata e lunare, entra nell’appartamento e interrompe i sogni del ragazzo. I due fanno l’amore con un desiderio che annulla il resto al di là dei corpi e fa dimenticare ogni confine. Le riprese ravvicinate fanno entrare in questa dimensione in modo intenso, ma tale da generare anche un vago senso claustrofobico: questa sensazione si ritroverà amplificata in modo esplicito e soprattutto tragico nel perturbante finale di Dreams di Michel Franco.

Il film del regista messicano di Memory (2023), Sundown (2021), Nuevo orden (2020), in concorso alla 75esima edizione della Berlinale, ruota attorno alla storia d’amore di Fernando e Jennifer (Jessica Chastain) – figlia del magnate della McCarthy Foundation e responsabile di un programma della Fondazione a sostegno della danza in Messico, grazie al quale ha conosciuto Fernando – e al sogno americano del giovane, promessa della danza classica. I temi sono inestricabilmente legati alle relazioni pericolose tra le classi sociali diverse e i paesi d’origine da cui provengono i due protagonisti, Messico e Stati Uniti. La realizzazione dei sogni non può sfuggire a questa rete, che Franco muove con abilità, abbandonandola fino al punto da far immaginare che ogni sogno si realizzerà e riafferrandola, per stringerla fino a far annegare i sogni nel mare della realtà: un mare ipocritamente aperto, di fatto inospitale e spietato. Per realizzare i sogni non basta superare un confine: quello tra Messico e USA è il primo e il più macroscopico, ma oltre a questo altri più nascosti si riveleranno altrettanto spinati, come il “confine” della famiglia McCarthy, la cui filantropia rivela tratti ipocriti e narcisisti. Misurarsi con questo, significa per Fernando aprire altri capitoli d’amore con Jennifer fatti di massime e dolorose distanze e di riavvicinamenti pieni di passione. Fernando gioca così per gran parte del film una doppia partita d’amore, in pas de deux con Jennifer e in assolo fino a quando un’onda d’urto sospingerà i protagonisti, con modalità e tempi diversi, verso la casa messicana di Jennifer e verso un epilogo bifronte tra fuga e arresto, in una notte e in un buio che non sono per i sogni.

Jessica Chastain ha dichiarato in conferenza stampa che Dreams è un film politico poiché affronta i rapporti USA-Messico e la questione centrale della migrazione messicana: un argomento che il cinema evita di trattare – ha aggiunto l’attrice – perché scomodo e impervio e che va riletto alla luce sia della attuale situazione politica americana sia delle politiche oltre Oceano perché il tema della migrazione attraversa tutto il mondo. Dreams è certamente politico ma è anche altro. Franco ha usato vari generi cinematografici, demandando a ciascuno un compito preciso: dunque direi che Dreams pur nella prevalenza del genere drammatico e politico dischiude altri orizzonti, in particolare quelli del genere sentimentale, erotico, dei dance movies.  

La danza è all’origine dell’incontro fra Jennifer e Fernando ed è stata la spinta, insieme all’amore, a muovere Fernando a superare il confine messicano. A San Francisco Fernando – Isaac Hernández è un grande ballerino – coronerà per qualche tempo il suo sogno e danza come se pensasse la magia della danza il proprio destino, dentro nuovi confini di scena che rendono liberi e oltre quelli degli uomini. Ma il destino ha previsto un fuori scena.

Riferimenti bibliografici
A. Cavalletti, G. Solla, a cura di, L’avanguardia dei nostri popoli. Per una filosofia della migrazione, Cronopio, Napoli 2020.
B. Dogramaci, B. Mersmann, Handbook of Art and Global Migration. Theories, Practices, and Challenges, De Gruyter, Berlin 2019.
M. Zanardi, a cura di, Sulla danza, Cronopio, Napoli 2017.

Dreams. Regia: Michel Franco; sceneggiatura: Michel Franco; fotografia: Yves Cape; montaggio: Óscar Figueroa Jara, Michel Franco; interpreti: Jessica Chastain, Isaac Hernández, Rupert Friend, Marshall Bell, Eligio Meléndez, Mercedes Hernández; produzione: Teorema; origine: Stati Uniti d’America, Messico; durata: 100; anno: 2025.

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