Chi in questi anni si è immerso nella lettura dei libri della scrittrice francese Annie Ernaux non ha potuto esimersi dalla partecipazione gioiosa alla sua vittoria del Nobel per la Letteratura, compresa la sottoscritta. I suoi libri costituiscono la testimonianza di come la letteratura possa essere una compagna fedele incuneandosi nel proprio percorso di vita, ponendosi come interrogativo costante, come forma di rielaborazione psico-sociale personale e collettiva. Con la sua produzione letteraria, Annie Ernaux ha dimostrato nel corso di oltre un quarantennio che non solo la scrittura può essere una scelta di verità, ma anche la letteratura. In Italia i suoi libri hanno avuto un percorso editoriale singolare. Tradotti e pubblicati prima da una delle maggiori case editrici italiane, sono stati poi acquisiti dalla casa editrice romana indipendente L’Orma, che ha avuto il grande merito di averla davvero imposta al pubblico italiano, sia grazie alle appassionate traduzioni di Lorenzo Flabbi sia per l’impegno culturale di cura e dedizione editoriale esemplare.
Cosa rende diverso dall’autobiografia Il posto, Una donna, Memoria di ragazza, L’evento, Gli Anni e tutti gli altri libri della scrittrice francese? Difficile a dirsi, più facile a leggersi. Certamente è ciò che il Comitato per il Nobel ha intercettato per prendere la sua decisione, insieme all’innegabile valore ideale non solo dei libri ma anche della vita stessa della Ernaux. Spesso, negli ultimi anni, le esistenze degli scrittori vincitori del Nobel ci avevano abituato a vite di clamoroso dolore, violenza, complessità socio-politica. A un primo sguardo, la vita di Annie Ernaux non sembra essere stata attraversata da eventi clamorosamente dolorosi… e se lo fosse la vita di tutti noi? Se l’adolescenza, il confronto con la morte del proprio padre, la scelta di interrompere una gravidanza non desiderata in un mondo in cui tale scelta è considerata illegale, il raffronto con la figura materna, non sono forse eventi di inaudita e implacabile profondità? La vita di tutti noi, la costruzione della nostra personale identità – parola tanto abusata quanto fluida e comunque imprescindibile – non incontra i flussi macroscopici della Storia e di fatti che nella loro “normalità” sono anch’essi fonte di lotte interiori e sociali di innegabile valore?
I libri di Annie Ernaux – che indubitabilmente ricoprono un valore speciale per le donne, ma non solo – sembrano condurci in un mondo apparentemente privo di speciale grandezza, i loro temi sono quelli comuni a ogni esistenza, se non quotidiani, ma in questo processo che è insieme di elaborazione e scrittura illuminano quanto di smisurato e gigantesco vi sia nella singola esistenza di ognuno di noi, quanto profondo possa essere l’influsso delle intemperie della Storia – da qui il legame profondo di Ernaux anche con un approccio sociologico alla letteratura – quanto grandi possano essere le scelte di ogni vita per arrivare a ciò che siamo ora e quanto viene richiesto a ognuno di noi per essere ciò che è.
I libri di Ernaux sono un unico, lungo racconto di come una vita diventi quello che è e di quanto questo abbia dignità letteraria quando, come Ernaux ha fatto, lo si riesce ad incarnare in una scrittura che procede per sottrazione, che incede nella necessità di ogni passo, di ogni parola, che anela a una semplicità che tale non è perché si rivela purezza. Gli eventi di cui è costellata ogni esistenza – la perdita di un padre, le prime esperienze sessuali, la scomparsa prematura di una sorella – appaiono allora sotto un’altra luce che riflette quel mito di Sisifo che ognuno di noi si trova, in parte, a incarnare: fare esperienza della vita, comprendere, elaborare e andare avanti per tornare a fare esperienza, e così via. Ma quando tutto questo diventa Letteratura? Quando quell’io diventa un noi e quando è la scelta di una donna nell’esperienza stessa della scrittura che permette tutto questo. Noi, allora, le siamo grati per aver avvicinato donne a donne, donne a uomini, esseri umani a esseri umani grazie a quel capolavoro che resta un unico, interminabile racconto.