Nella prima sequenza di Past Lives sentiamo delle voci fuori campo di passanti sconosciuti, intenti a fare ipotesi sul tipo di relazione che lega coloro che scopriremo essere i protagonisti della storia. Mentre ascoltiamo queste riflessioni, un lento carrello in avanti riprende il trio composto da un uomo e una donna coreani e un uomo americano all’interno di un bar; come notano gli osservatori indiscreti, l’americano appare quasi del tutto escluso dalla conversazione. La macchina da presa infine conclude la sua traiettoria soffermandosi sul volto della donna al centro fra i due uomini, che ricambia con un enigmatico sguardo in macchina.
Fin dalla sequenza iniziale il film di Celine Song viene presentato con chiarezza; per raccontare una storia di migrazione, e lo sviluppo di un conseguente triangolo amoroso di tipo transnazionale, la regista farà ricorso ad uno stile frammentato, nostalgico e multifocale. Nei termini di Edward W. Said:
Agli occhi di un esule, una forma di vita, una determinata espressione o anche una semplice attività che si svolgano in un ambiente nuovo, accadranno sempre sullo sfondo della memoria, del loro ricordo in un ambiente diverso. Per questo, nuovo e vecchio finiscono per essere entrambi analogamente vividi, ugualmente attuali, per ricorrere insieme contrappuntisticamente (2008, p. 230).
Il dato autobiografico è in questo caso rilevante, essendo Celine Song originaria dalla Corea del Sud: come accade alla protagonista, anche lei ha dovuto lasciare il proprio Paese in giovanissima età, sviluppando uno sguardo “contrappuntistico” sulle cose. In questo senso, Past Lives appartiene a pieno titolo a quei prodotti realizzati negli ultimi anni dalla casa di produzione indipendente A24 incentrati sulla particolare esperienza culturale degli asiatici-americani, tra i quali possiamo ricordare la miniserie Lo scontro e il film Everything Everywhere All at Once.
Una ventina di anni prima, in Corea del Sud, i dodicenni Na Young e Hae Sung sono legati da un’intensa amicizia. In realtà, la tenerezza del primo amore evolve di pari passo con i preparativi per andare via dal Paese da parte della famiglia della bambina. In Past Lives l’intreccio amoroso non intende sublimare la concretezza del processo migratorio a cui la protagonista è sottoposta. Piuttosto, è possibile notare un’insistenza nella rappresentazione dei dispostivi di controllo che condizionano l’esistenza della donna, per cui vengono spesso mostrati spazi transitivi e liminali quali frontiere e aeroporti. Anche i movimenti della macchina da presa sembrano riflettere quel marcato senso di mobilità che distingue la protagonista, per cui essa viene ripresa mediante carrellate orizzontali, camera-car e dolly.
Fuori dal paese di origine, Na Young ha dovuto cambiare il proprio nome e adottare il più occidentale Nora. Anche la sua lingua natale è diventata essa stessa posticcia, potendo parlarla unicamente nelle occasioni in cui telefona alla madre. Risulta di grande interesse che proprio in questo contesto si inserisca la ripresa del rapporto per via telematica con l’amico dell’infanzia. In particolare, per mettere in scena le videochiamate che avvengono tra i due si fa ricorso a inquadrature che rifiutano l’immersione nel dialogo, insistendo invece sull’aspetto mediato della relazione, per cui entrambi i personaggi appaiono profondamente isolati dallo spazio circostante. Ad esempio, il classico scambio tra campo e controcampo è sostituito dall’immagine del computer inquadrato a distanza, posato sulla scrivania, oppure da riprese dei giovani inquadrati lateralmente, mentre si trovano piegati di fronte allo schermo e cercano di conciliare le differenze di orario e i problemi di connessione. In alcuni momenti, le frequenti chiamate diventano occasioni per inserire dei brevi filmati epistolari, in cui immagini dello skyline di Seoul e New York vengono assemblate insieme al suono distorto delle voci e ai rumori della città.
L’atmosfera nostalgica evocata dai temi è ricreata visivamente con l’utilizzo della pellicola 35 mm. Lo stesso accade per il sonoro, con la colonna musicale firmata da Daniel Rossen e Christopher Bear, del gruppo indie rock Grizzly Bear, tutta costruita su languide melodie di timbri, capaci di collegare spazi e tempi distanti.
L’ultima parte del film è dedicata ai giorni immediatamente anteriori alla sera nel bar da cui siamo partiti. Hae Sung è andato a New York a trovare Nora, anche se questa è ora sposata con Arthur. Nel raccontare questo breve viaggio, il ritmo del film rallenta, le sequenze si allungano, e la costruzione del quadro è tutta indirizzata alla cattura di gesti nascosti, che rivelano il desiderio latente tra i due protagonisti. Negli spazi del presente newyorkese ogni angolo può presentare dei nessi inaspettati con il passato, per cui l’architettura urbana con i suoi grandi monumenti in cemento fa esplodere il ricordo delle sculture dove Nora e Hae Sung giocavano da bambini.
Quando finalmente arrivano al bar, Nora è al centro degli uomini e deve tradurre non solo fra due lingue, il coreano e l’inglese, ma anche fra due versioni della propria identità. Con uno spostamento lento, quasi impercettibile, la macchina da presa finisce per inquadrare unicamente Nora e Hae Sung, tagliando fuori Arthur. In seguito, l’inquadratura ritorna al totale iniziale, e troviamo reintegrato il triangolo amoroso. Ma se dobbiamo credere al concetto di In-yun illustrato da Nora, ovvero l’idea che il destino di ogni storia d’amore è formato cosmicamente, non c’è nessuna altra scelta che la protagonista possa fare, questa è ancora una delle loro vite passate, e al contrario di quanto accade per l’istanza che filma con la quale finora è stata identificata, lei non può realizzare una selezione della realtà, ma solo viverla nella sua totalità.
Riferimenti bibliografici
E.W. Said, Nel segno dell’esilio. Riflessioni, letture e altri saggi, Feltrinelli, Milano 2008.
Past Lives. Regia: Celine Song; sceneggiatura: Celine Song; fotografia: Shabier Kirchner; montaggio: Keith Fraase; musiche: Christopher Bear, Daniel Rossen; interpreti: Greta Lee, Teo Yoo, John Magaro; produzione: CJ ENM, Killer Films, 2AM, A24; distribuzione: Lucky Red; origine: Stati Uniti d’America; durata: 106’; anno: 2023.