E se le cose fossero andate diversamente? È la domanda che si pongono i protagonisti dell’ultimo film di Stéphane Brizé in seguito a un loro fortuito rincontro. Mathieu (Guillaume Canet) è una popolare star del cinema che ha deciso di soggiornare per qualche settimana in una spa di lusso, il suo obiettivo sembra essere quello di “rimettersi in forma”. All’interno di spazi asettici, Mathieu si sottoporrà in solitudine a trattamenti dedicati alla cura della persona, mentre la sua quotidianità più glamour in quanto celebrità parigina è temporaneamente sospesa in favore dell’inazione. In realtà, scopriamo sin da subito che l’attore si trova in una situazione di crisi; i dubbi sulle proprie capacità recitative l’hanno portato ad abbandonare quello che sarebbe stato il suo esordio teatrale a poche settimane dalla prima. Profondamente insoddisfatto, Mathieu inizia a mettere in discussione il modo in cui ha vissuto finora la sua vita, e, come gli dice la moglie con indifferenza in una delle loro chiamate, egli non riesce ancora a voltare pagina.
L’incapacità dell’attore di rapportarsi con l’ambiente circostante, in particolare gli oggetti tecnologici che più degli umani sembrano popolare gli spazi della spa, è dunque sintomo di un atteggiamento cinico e disilluso nei confronti del mondo. Questo inserisce il film di Brizé in una recente tendenza di alcune commedie francesi che, dopo il Covid, si trovano a ripensare i rapporti interpersonali insistendo sul loro carattere profondamente mediato, come avviene anche nell’ultimo film di Assayas.
A far uscire Mathieu da questa condizione di stallo è il biglietto inviatogli dall’ex fidanzata Alice (Alba Rohrwacher). Mathieu ha scelto come destinazione del suo soggiorno una piccola città balneare senza sospettare che Alice abitasse lì, quindi è stato il caso a farli rincontrare anni dopo. Nelle conversazioni fra i due ex amanti, la macchina da presa insiste particolarmente sul viso di Alice, con movimenti appena percettibili che contribuiscono ad accrescere l’intensità dell’inquadratura. In questo senso, la predilezione del primo piano per raffigurare la donna, i riferimenti al tempo passato insieme a Parigi e la musica di pianoforte sono tutti elementi che richiamano alla memoria l’iconico film di Curtiz, Casablanca, ricreando così un’atmosfera nostalgica.
Oltre al fuori dal tempo del cinema classico americano, la storia avviene nel “fuori stagione” (evocato nel titolo originale del film, Hors-saison) del paesaggio invernale costantemente ripreso tramite il drone e diversi camera car. Ma il vento gelido e il mare tempestoso bretone sono simbolici anche di una specifica età, un momento che arriva ormai troppo tardi, sempre dopo. Per porre rimedio al passato, Mathieu proverà a offrire delle scuse, ma queste si dimostreranno insufficienti. Sarà Alice a guidarlo con indicazioni quasi registiche sul modo in cui deve chiedere perdono. In questa seconda occasione, infatti, l’uomo dovrà parlare con più convinzione, essere più sincero.
Mentre è prerogativa di Alice programmare gli incontri tra i due, inviando degli sms che vengono mostrati sullo schermo nero, sarà Mathieu a occuparsi di decidere la musica più adatta ad accompagnare la ripresa della loro storia d’amore. Come detto dall’uomo in uno scambio di battute con un cameriere, i loro appuntamenti non possono essere rovinati dal jazz d’ambiente che Mathieu detesta, e che sente continuamente nella lobby dell’hotel. Ma non risultano adatti neanche altri generi anch’essi disprezzati, come la zumba o il R&B. In modo del tutto coerente con i desideri espressi dal protagonista, il noto compositore francese Vincent Delerm elabora una serie di melodie di carillon esposte dal pianoforte, in una declinazione strumentale della forma canzone. Per Brizé, la musica deve avere la funzione di rivelare il senso interno alle immagini, e in assenza dei dialoghi le melodie di Delerm fanno da commento alle sequenze per ricostruire precise tonalità emotive.
Quando finalmente arriva il riconoscimento del sentimento amoroso da parte di Alice, questo avviene per via della testimonianza di una sua amica di settantotto anni, la quale finalmente sta per sposare la persona da tanto tempo amata. Il video che Alice invia a Mathieu costituisce una doppia mediazione: in assenza di Alice, questo mostra la donna anziana che parla al posto di lei. Raccontando della sua esperienza passata (in precedenti nozze aveva sposato un brav’uomo che però lei non amava), l’amica riesce finalmente a descrivere la situazione di infelicità in cui si trova Alice e che finora non era riuscita a spiegare. Ma l’indecisione di Mathieu porterà ad un’ulteriore separazione.
In una chiusura ciclica, nel finale del film ritroviamo le stesse riprese zenitali della costa francese che avevamo visto all’apertura. Dopo l’inverno, arriveranno altre stagioni, che porteranno con sé melodie nuove e diverse, sembra dirci il film di Brizé. E come Rick e Ilsa prima di loro, Mathieu prometterà ad Alice che egli andrà via per non tornare più.
Hors-saison. Regia: Stéphane Brizé; sceneggiatura: Stéphane Brizé, Marie Drucker; fotografia: Antoine Heberlé; montaggio: Anne Klotz; musica: Vincent Delerm, interpreti: Guillaume Canet, Alba Rohrwacher; produzione: Gaumont, France 3 Cinéma; origine: Francia; durata: 115’; anno: 2023.