L’inizio, questo ci insegna il virus, è già da sempre iniziato. Ad esempio, è ormai accertato che casi di Covid-19 erano diffusi in Europa nell’autunno-inverno del 2019 (Deslandes et al. 2020), cioè parecchio tempo prima dell’inizio ufficiale della pandemia. Il virus era già con noi (molto?) prima che ce ne accorgessimo. Da quanto, ci si chiede? Dipende da quale tipo di risposta ci attendiamo. Da un punto di vista biologico i virus non solo sono con noi da molto tempo, in realtà noi stessi siamo letteralmente fatti di virus (circa il 10% del genoma umano è di origine virale; Silvestri 2020, p. 53). In questo senso non c’è mai stato un tempo senza virus. L’infezione c’è già stata, è sempre in atto, continuerà ad esserci. D’accordo, ma qui stiamo parlando di un virus particolare, quello denominato Sars-Cov-2: quando è entrato in contatto con noi? In realtà, con tutte le cautele necessarie quando si parla di un fenomeno ancora largamente sconosciuto, è interessante notare che almeno secondo alcune ricerche il virus è diventato pericoloso per gli umani solo dopo essere entrato in contatto con la nostra specie: «It is possible that a progenitor of Sars-Cov-2 jumped into humans, acquiring the genomic features [che lo rendono pericolo per gli esseri umani] through adaptation during undetected human-to-human transmission» (Andersen et al. 2020). Come a dire, quella particolare entità virale nota come Sars-Cov-2 non esisteva là fuori prima dell’infezione, invece si sarebbe formata con e dentro di noi. Questa è una ipotesi, naturalmente, che vale fino a prova contraria. Tuttavia ci ricorda che l’inizio non è mai assoluto, come un atto straordinario che interrompe il flusso temporale una volta per sempre, stabilendo un prima ed un dopo definitivi.
Questo per l’inizio. E la fine? Prendiamo il caso della famigerata influenza spagnola, quella che secondo molte stime uccise circa cinquanta milioni di esseri umani negli anni immediatamente successivi alla fine della prima guerra mondiale. Quando è finita la spagnola? Propriamente non è finita, dal momento che alcuni ceppi del virus H1N1 sono endemici nella nostra specie, cioè si sono trasformati al punto di convivere con noi (e noi con i virus). Perché i virus, come tutte le entità in qualche modo vitali, si trasformano, si adattano, cercano cioè di sopravvivere. Il caso del virus, ancora una volta, è particolarmente istruttivo. Il virus di per sé non è vivo, pertanto ha bisogno di una cellula vivente per riprodursi. Questo significa che se l’organismo a cui appartiene la cellula che infetta muore, il virus non riuscirà a riprodursi. È nell’interesse biologico del virus non uccidere i viventi che infetta. L’impersonale e involontaria ‘volontà’ del virus è di lasciarci vivere, perché il virus letteralmente vive della nostra vita, così come muore con la nostra morte. In questo senso – a parte i casi in cui un vaccino lo elimina del tutto – un’epidemia ‘finisce’ naturalmente quando il virus è mutato al punto da adattarsi all’organismo che infetta, e di cui ha bisogno per continuare ad esistere. La parola d’ordine del virus è “convivenza”, che significa «adattarsi, riorganizzare il proprio funzionamento in modo da rendere possibile una serena coesistenza. Quanto è frequente in natura questo comportamento? La risposta è: molto. […] Con ogni probabilità la scelta di ‘convivere’ è la più comune» (Silvestri 2020, pp. 138-9). In questo senso come l’inizio non smette di iniziare, così la fine non smette di finire.
E allora? Il virus ci ricorda una cosa essenziale, che la vita non comincia né finisce, ma continua. È giusto difenderci dal virus che uccide, ma è altrettanto giusto ricordare che intanto il virus uccide in quanto vuole vivere insieme a noi. Il virus è la vita. Difenderci dal virus vuol dire anche difenderci dalla vita. Homo sapiens è l’unica specie vivente che considera un pericolo la vita non controllata, com’è appunto il caso del virus. L’unica specie per cui vita significa, in fondo, morte. Il tempo dopo il virus sarà il tempo di questo paradosso.
Riferimenti bibliografici
K. Andersen et al. 2020, “The proximal origin of SARS-CoV-2”, Nature Medicine, 26, pp. 450–452.
A. Deslandes et al., 2020, “SARS-CoV-2 was already spreading in France in late December 2019”, International Journal of Antimicrobial Agents, https://doi.org/10.1016/j.ijantimicag.2020.106006.
G. Silvestri, 2020, Uomini e virus, Milano, Le Scienze.