A cent’anni dalla nascita del grande Jack Lemmon, ci pare doveroso ricordarlo attraverso almeno due delle sue migliori interpretazioni, in cui impone se stesso come figura dominante, al di sopra di Walter Matthau suo consueto partner, e dello stesso regista Billy Wilder.
Prendiamo pure Che cosa e’ successo tra mio padre e tua madre? (o Avanti!, 1972). Arriva la notizia della morte improvvisa del padre, Armbruster Senior, capitano d’industria di Baltimora, in vacanza a Ischia come tutti gli anni. Il figlio, Armbruster jr, a sua volta in vacanza, deve partire immediatamente, prendere un aereo (Alitalia) per andare a ritirare la salma – il problema è che porta un golfino rosa e non ha il tempo di cambiarsi, prima di prendere l’aereo per Ischia.
Tempi di Alitalia. A bordo, c’è un tizio vestito con un corretto abito scuro. Si propone uno scambio. Nella toilette dell’aereo, i due si scambiano gli abiti, con grande scandalo di un ignaro prelato, vicino di posto di Armbruster Jr. Al controllo dei passaporti naturalmente l’equivoco si chiarisce, non senza fatica.
A Ischia, Armbruster jr. è atteso da C. Revill (Carlo Carlucci), direttore dell’albergo al quale scendeva sempre Armbruster Sr. C’è anche una coppia di camerieri. L’uomo è stato espulso anni prima dagli Stati Uniti, ma vorrebbe tornarci. Per questo, pensa di ricattare Jr., minacciando di rendere pubbliche certe foto compromettenti che mostrano il vero volto di Armbruster Sr. Costui scendeva ogni anno a Ischia, in realtà per trascorrere un mese di amore con la sua amante (Pamela – Juliet Mills).
Senza curarsi di essere sentito, Lemmon definisce la Mills come “La culona”. Si tratta qui del peso e della sua relatività. Pamela porta avanti bene, senza complessi, quello che molti (Lemmon compreso) definirebbero un eccesso di peso. Lemmon rimane scandalizzato, tanto più, dice che siamo in un paese cattolico (l’Italia) in cui ci si ferma al massimo per fare colazione. Le colazioni in Italia durano parecchio. Lemmon, Carlucci e Pamela, dopo mangiato si recano all’obitorio comunale, che naturalmente è ancora chiuso. Devono così attendere l’arrivo del funzionario addetto (Pippo Franco), che infatti arriva dopo mangiato, pronuncia alcune frasi di circostanza e procede alla timbratura dei certificati di morte: la timbratura avviene secondo un ritmo prestabilito, quasi musicale, ma siamo appena all’inizio delle disavventure dei due americani.
Qualcun altro reclama la salma. Si tratta dei fratelli proprietari della vigna, una famiglia numerosa, che pretende da parte di Jr. il pagamento di una certa somma, per la restituzione del corpo di suo padre. Il pagamento però non dovrà avvenire in dollari, moneta troppo soggetta ad alti e bassi. I fratelli proprietari della vigna, che hanno trafugato il cadavere, pretendono che il pagamento avvenga utilizzando una moneta più forte. Jr dovrà adattarsi, durante i funerali, a tessere l’elogio di due mafiosi, che occuperanno nelle bare i posti destinati in origine a Senior e alla sua amante.
Nel frattempo, però, le valutazioni di Jr. sono molto cambiate. Ora apprezza tutti gli aspetti del fisico di Pamela. Non solo: se lei perdesse anche un solo chilo al massimo, tutto sarebbe finito tra loro. Pamela promette. Lemmon provoca Carlucci. È questa la giustizia italiana? Al che, un po’ piccato, Carlucci non può che ricordare Sacco e Vanzetti. I due mondi, quello americano e quello italiano, hanno avuto un breve contatto, non privo di equivoci ma tutto sommato fruttuoso.
Irma la Dolce (1963) è un altro film in cui è dominante la presenza di Lemmon. Siamo ai tempi in cui gli aerei Alitalia corrono ancora per i cieli. Anche qui si verifica uno sfasamento di tempi. È troppo presto perché già aprano i caffè e i bistrot, nonché per l’apertura della Torre Eiffel. Troppo presto, a meno che non si sia assunti come funzionari comunali.
Le tariffe di Irma (Shirley MacLaine) sono tutt’altro che esose. La sua dolcezza conquista i clienti. Tutti le chiedono come mai una ragazza come lei faccia questo mestiere, e lei risponde sempre in modo di sollecitare la loro comprensione. Una volta inventa di essere stata una pianista e di aver perso per un incidente l’uso di tre dita di una mano. I clienti abboccano e aggiungono sempre soldi supplementari alle tariffe consuete.
Uno arriva perfino a proporle di accettare un assegno al portatore. Malgrado ciò, il protettore di Irma è scontento del suo lavoro. Ha bisogno di soldi, e non rinuncia a nessuna somma. Nella scena principale, si verifica la lotta tra Lemmon, appena nominato poliziotto di quartiere, e il temibile pappone. Dalla lotta, smentendo tutte le previsioni, esce vittorioso il rappresentante della Legge, che riesce a far inghiottire all’altro una palla da biliardo, stordendolo poi a colpi di lampadine.
Così Lemmon conquista il cuore di Irma, e il rispetto di tutto il quartiere. Il protettore e i suoi amici rimangono letteralmente a bocca aperta, ma Lemmon è espulso dalla polizia, reo di essere stato troppo onesto. L’onestà non paga. Invano il proprietario del caffè di fronte all’albergo incriminato, esorta Lemmon a non avere troppa fretta. Così nessuno si farà male, salvo qualche mosca disgraziata, raggiunta inopinatamente da schizzi casuali di spray.
Billy Wilder, sì. Diamond, sì. Walter Matthau, sì. Shirley MacLaine, sì. Ma è Lemmon a prendersi carico del film, a farlo diventare ciò che è, a dargli la sua immagine. Pochi attori sarebbero stati in grado di assicurargli la propria impronta. Lemmon è tra questi pochi.
Jack Lemmon, Newton 1925 – Los Angeles 2001.