Il corpo senza vita di un uomo non identificato giace nudo a Longharvest Lane, con un colpo di pistola all’occhio sinistro e un misterioso marchio sul polso. Già a partire dal pilot della miniserie Bodies, prodotta e distribuita da Netflix, scopriremo che lo stesso cadavere è stato – o sarà rinvenuto – da ispettori diversi, in quattro linee temporali: Alfred Hillinghead lo scopre nel 1890, Charles Whiteman nel 1941, Shahara Hasan nel 2023 e Iris Maplewood nel 2053. I progressi nell’investigazione dei quattro protagonisti si intrecciano e si completano vicendevolmente, in un racconto simultaneo in cui passato, presente e futuro si compenetrano per rimettere insieme i pezzi di una realtà frammentata ed enigmatica.

Le indagini di ciascun detective conducono al personaggio Elias Mannix, l’uomo che si nasconde dietro alle manipolazioni temporali con l’obiettivo di pianificare una distruzione di massa e la fondazione di un nuovo mondo, basato unicamente sulle sue regole. Il suo disegno prevede una concatenazione di eventi ripetuta all’infinito, che porti inevitabilmente al suo dominio in ogni futuro possibile. Le prime indicazioni sulla ricorsività degli eventi ci vengono fornite dall’uso dello split screen, strategia che evidenzia le correlazioni tra le linee temporali e contemporaneamente offre allo spettatore uno sguardo più ampio sulla vicenda, come uno zoom-out su un mondo soggetto a stravolgimenti.

Quando vediamo per la prima volta Elias Mannix ci troviamo nel 2023: il futuro dominatore del mondo per ora è solo un adolescente con un vissuto doloroso alle spalle; l’abbandono da parte della famiglia biologica e la pressione a cui è sottoposto dalla famiglia adottiva per adempiere al suo destino costituiscono l’esperienza traumatica che scatena l’attivazione del loop. La temporalità alterata innescata dal piano di Mannix è associabile, infatti, alla «temporalità traumatica»: la ricorrenza degli eventi nella narrazione corrisponde alla ripetuta rievocazione degli eventi dolorosi che esperiscono gli individui affetti da disturbi da stress post-traumatico (Mousoutzanis 2012). Lo stesso paradigma è riscontrabile anche in altri esempi della serialità contemporanea, come Russian Doll (Netflix, 2019-in corso) e Progetto Lazarus (Sky, 2022-in corso), in cui l’origine degli anelli temporali è riconducibile ad un trauma individuale o collettivo di cui il loop stesso sembra essere il potenziale strumento di risoluzione.

Lo stesso Mannix trae vantaggio dall’anello temporale per vincere il suo trauma personale, ma individua una soluzione che ha un impatto collettivo.  “Know you are loved”, “Sappi che sei amato”, è il motto su cui basa la sua nuova società, sintomatico dell’esigenza di colmare una carenza affettiva che lui proietta su tutto il mondo che lo circonda. I suoi obiettivi puntano ad un bene superiore, che, tuttavia, è raggiungibile solo passando per una distruzione di massa che fa proliferare il trauma, travolgendo tutte le generazioni attraversate dal personaggio:  

L’atmosfera transgenerazionale creata dall’individuo traumatizzato è quindi un tentativo di condividere l’esperienza, di elaborare il trauma e il processo di lutto, ma in una forma più concreta, patologica. Poiché vi è un ostacolo alla condivisione intersoggettiva, l'individuo traumatizzato estende lo stato intrasoggettivo, attirando così il suo ambiente, la prossima generazione, in quello che sono esperienze predominantemente non assimilate (Bakó, Zana 2020).

La circolarità temporale degli eventi inscrive fatalmente i personaggi in ambienti codificati, attraversati più volte in ogni timeline: riconosciamo lo stesso distretto di Whitechapel, Longharvest Lane e gli spazi privati dei protagonisti, ma i percorsi compiuti da questi ultimi non si spingono al di là di queste aree, poiché sono condizionati a ripercorrerle all’infinito. La perimetrazione di questi spazi si riflette anche nelle inquadrature, che attraverso una ridotta profondità di campo concentrano l’attenzione sull’azione dei personaggi piuttosto che sull’ambiente che li circonda. Solo nel 2053 notiamo una maggiore apertura all’esplorazione visiva dello spazio, nei campi lunghi sulla città e nelle vedute dall’appartamento di Iris Maplewood, che si affaccia sullo skyline della nuova Londra mostrandoci i grattacieli su cui viene proiettato l’acronimo dello slogan “Know you are loved” insieme a delle immagini che ritraggono i membri dell’esecutivo nazionale. Tra questi è presente Mannix, comandante in carica della Nuova Gran Bretagna.

La maggiore percorribilità visiva del mondo di Iris Maplewood ci offre degli indizi sul potenziale trasformativo di questo personaggio: proseguendo la narrazione apprendiamo che la sua linea temporale è l’origine e la fine del loop, e questo la pone al di fuori del cerchio, svincolandola dal controllo dell’antagonista. Iris è la sola ad avere libertà di scelta, Mannix può unicamente persuaderla a mantenere il mondo nell’ordine da lui stabilito: “Lascio questo futuro, il nostro mondo, nelle tue mani, Iris”.

Per spezzare la catena è sufficiente che Iris cambi la narrazione: piantando nella sua coscienza il seme del dubbio, mette in crisi le certezze del personaggio, causando profondi mutamenti nella concatenazione di eventi che aveva progettato. Mannix non sarà mai in grado di vincere il suo trauma, neanche dopo essere stato amato: di fronte a questa verità, rinuncia al suo potere di creatore e distruttore, cancellandosi completamente dalla storia.

La serie si congeda dallo spettatore con un cattivo presagio inscritto nell’inquadratura finale: un campo lunghissimo su una strada della Londra del 2023 ci mostra in primo piano una zona periferica della città, mentre sullo sfondo si innalzano imponenti i grattacieli di Canary Wharf, i quali, delimitati da diverse gru da cantiere, danno la sensazione di essere in espansione, in procinto di avvicinarsi allo spettatore. Su uno di questi compare il più volte citato acronimo “Know you are loved”: possiamo sentire che il futuro progettato da Mannix è comunque dietro l’angolo, incombe minaccioso su di noi, mentre la canzone “What a difference a day makes” ci ricorda della nostra capacità di produrre cambiamento, scuotendoci con l’esortazione “The difference is you”.

Riferimenti bibliografici
A. Mousoutzanis, Temporality and Trauma in American Sci-fi Television, in Time in Television Narrative: Exploring Temporality in Twenty-First-Century Programming, a cura di M. Ames, University Press of Mississippi, Jackson 2012.
T. Bakó, K. Zana, Transgenerational Trauma and Therapy. The Transgenerational Atmosphere, Routledge, New York-Londra 2020.

Bodies. Ideatore: Paul Tomalin; interpreti: Jacob Fortune-Lloyd, Shira Haas, Amaka Okafor, Kyle Soller, Greta Scacchi, Tom Mothersdale, Michael Jibson, Stephen Graham; produzione: Moonage Pictures; distribuzione: Netflix; origine: Regno Unito; anno: 2023.

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