Una figura femminile nuota nell’oceano e, man mano che questa si avvicina alla riva, il campo sonoro, inizialmente invaso dal suono dell’acqua, diventa sempre più stratificato, incorporando anche il rumore delle persone che si trovano intorno a lei. Arrivata in spiaggia, la donna si unisce alla sua numerosa famiglia; la macchina da presa sta addosso ai corpi, celebrando con allegria la complicità e la vitalità dei giovani ragazzi che giocano sulla sabbia. Tramite il sound design di Ainda estou aqui (I’m still here), film in concorso al 81° edizione del Festival di Venezia, il regista brasiliano Walter Salles non solo riesce a presentare in maniera efficace la dinamicità dei rapporti della famiglia Paiva, ma anche a introdurre un elemento di disturbo nel sereno quadro familiare: il suono di un elicottero militare che si ripeterà più volte nel corso del film, riportando ogni volta in mente la minaccia del controllo statale.

Siamo ad inizi anni ’70, durante il periodo della dittatura militare brasiliana nota come il “regime dei Gorillas”; l’ambasciatore svizzero è stato appena rapito dall’organizzazione Vanguarda Popular Revolucionária e ovunque in città ci sono dei posti di blocco per identificare i guerriglieri; in uno di questi viene fermata anche la figlia maggiore dei Paiva. Di fronte all’instabile clima politico, i genitori decidono di inviare la ragazza all’estero, in Inghilterra, insieme ad una coppia di amici che hanno scelto come tanti connazionali la via della diaspora. Per i genitori, questo è l’unico modo di salvaguardare ancora per un po’ la libertà della giovane.

In un primo momento, la famiglia cerca di tenere i figli all’oscuro di ciò che sta accadendo nel Paese. In casa, i notiziari alla radio e alla televisione vengono subito silenziati, e in ogni caso gli eventi politici risultano troppo lontani a ragazzi più interessati a adottare un cane nuovo o ad ascoltare dischi francesi. Il periodo all’estero della figlia, e il suo incontro con altri esiliati brasiliani, è comunque ancora in questa fase mediato da un’estetica pop, e i filmati inviati dalla ragazza ci mostrano la visita ad Abbey Road, i mercatini londinesi, le attrazioni della città. Il girato è accompagnato da lettere il cui contenuto non ci viene restituito dalla voice over della ragazza: sono invece padre, sorella e madre ad alternarsi nella loro lettura, mettendosi al posto della figlia e rinforzando il senso di armonia familiare.

In Ainda estou aqui, la drammatica vicenda dei desaparecidos brasiliani si presenta come una minaccia incombente, di cui inizialmente notiamo solo alcuni segni: tra questi, le chiamate segrete realizzate dal padre, il deputato socialista Rubens Paiva, che in seguito si rivelerà implicato in attività di resistenza contro il regime. Una volta scoperto, portano insieme a lui anche la moglie e una delle figlie: lo spazio domestico così popolato nelle scene iniziali viene progressivamente svuotato e, al suo posto, le sequenze successive vengono ambientate nelle anguste celle della caserma.

Durante gli interrogatori, alla madre Eunice viene mostrato un fascicolo contenente le fotografie di individui ritenuti pericolosi per la sicurezza nazionale. In questo riconosce la maestra delle figlie, sua figlia maggiore, suo marito, sé stessa. Nel registro pensato da Salles, dunque, le immagini ufficiali diventano una sorta di perturbante album familiare.

Sulle politiche visuali intorno ai desaparecidos, Ana Longoni si sofferma proprio sul significato che acquisiscono due categorie di fotografie: quelle provenienti da album di famiglia e quelle prelevate da documenti ufficiali. Seconda la studiosa, nelle pratiche memoriali le fotografie familiari che ritraggono vacanze, festeggiamenti, cerimonie, da un lato segnalano le relazioni che legano le vittime a coloro che richiedono il loro ritorno, e dall’altro rimandano a un’intimità domestica che è stata interrotta dalla violenza di Stato (Longoni 2010, p. 7). In maniera simile per Nelly Richard, «la tensione latente tra la spensieratezza passata di un volto che rimane ignaro del dramma imminente nel momento che la fotografia è stata scattata, e il presente a partire dal quale guardiamo tragicamente l’immagine di qualcuno che successivamente è diventato una vittima della Storia, generano il disperato punctum» (Richard 2006, p. 168).

Eunice riesce a ritornare a casa insieme alla figlia, mentre il marito Rubens muore in prigione. Nella parte finale del film, dei salti in avanti nel tempo ci portano dagli anni ’70 ai ’90, seguendo la lotta di Eunice nella richiesta di ammissione da parte dello Stato della morte del marito. Fino ad arrivare al 2014, anno in cui per la prima volta la forza militare brasiliana riconosce la violenza commessa dalla polizia durante la dittatura, includendo anche torture ed esecuzioni. La tragedia della sparizione, inizialmente al centro dello sterminio clandestino, è stata successivamente rivendicata dall’opposizione con iniziative a favore della giustizia, del riconoscimento e della memoria. In questi atti di resistenza, la fotografia ha sempre occupato un ruolo determinante: ce lo ricordano i titoli di coda che contengono le versioni originali delle foto che sono state riallestite all’interno del film. Rendendo visibile l’assenza, Salles ricostruisce abilmente la questione della sparizione nei regimi dittatoriali: un’assenza che è insieme politica, affettiva e immaginaria.

Riferimenti bibliografici
P. Cieplak, Familiar Faces. Photography, Memory, and Argentina’s Disappeared, Goldsmiths Press, Londra 2024.
N. Richard, Imagen-recuerdo y borraduras, in Id., a cura di, Políticas y estéticas de la memoria, Cuarto Propio, Santiago de Chile 2006.
A. Longoni, Photographs and Silhouettes: Visual Politics in the Human Rights Movement of Argentina, in “Afterall: A Journal of Art, Context and Enquiry”, n. 25, 2010.

Ainda Estou Aqui (I’m Still Here). Regia: Walter Salles; sceneggiatura: Murilo Hauser, Heitor Lorega; fotografia: Adrian Teijido; montaggio: Affonso Gonçalves; musiche: Warren Ellis; interpreti: Fernanda Torres, Selton Mello, Fernanda Montenegro; produzione: VideoFilmes, RT Features, MACT Productions; origine: Brasile, Francia; durata: 135’; anno: 2024.

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