Un uomo e una donna si trovano di sera in un bar di Parigi per il loro secondo appuntamento. La macchina da presa li segue mentre camminano e parlano, in un lungo piano-sequenza durante il quale i due entrano ed escono dal campo, come se l’inquadratura non potesse contenerne le traiettorie. Come viene specificato già a partire dal titolo, quella tra i protagonisti Simon e Charlotte è una «relazione passeggera», una storiella senza futuro, essendo lui un uomo sposato e lei una donna avversa ad essere travolta da grandi passioni. Il regista Emmanuel Mouret nei suoi film è più interessato a indagare la ricerca del piacere e i sentimenti leggeri, per cui anche il tradimento può perdere le sue connotazioni trasgressive e diventare qualcosa di contemplato dalle regole sociali. I suoi personaggi sono raffinati, e come ammettono loro stessi, “amano parlare quanto fare l’amore”.
In questo film, il rapporto effimero che lega i protagonisti contiene in nuce la sua stessa fine. Per Simon e Charlotte ogni incontro è vissuto come se fosse l’ultimo (“ogni volta è come l’ultima volta”), ed è questo senso di contingenza che fa sì che la loro relazione sfugga alla cristallizzazione del sentimento amoroso. Detto altrimenti, l’intervallo del «tra-due» (De Gaetano 2012) non può assumere mai una forma definitiva, e questo tema si traduce in una struttura narrativa: il film, infatti, è diviso in episodi dedicati ai diversi incontri che avvengono tra gli amanti. Ogni episodio è introdotto da una didascalia che indica con precisione il giorno della settimana e la data in cui accade l’evento, mentre le scene sono ambientate spesso in location diverse, e, oltre ai due protagonisti, raramente intervengono altri personaggi.
La struttura episodica fin qui descritta si allontana dal modello circolare della commedia romantica individuato da Frye (2020). Ciò traspare in maniera evidente, ad esempio, negli episodi che hanno al centro la gita in campagna, dove il passaggio al «mondo verde» da parte dei protagonisti non diventa la tappa verso un ricongiungimento definitivo della coppia ma invece precede il suo scioglimento. Se i sentimenti non possono evolversi e trasformare i personaggi, non rimane che mostrare più variazioni dello stesso atto quotidiano, per cui tutti gli eventi finiscono per trovarsi sullo stesso piano, e gli episodi che compongono il film sembrano quasi interscambiabili fra loro.
L’utilizzo della musica classica caratterizza abitualmente i film del regista, e in questo caso la selezione musicale è per lo più incentrata sul repertorio delle sonate per pianoforte di Mozart, con alcuni prelievi dal primo ciclo giovanile del 1774 (K. 279-284) e una predilezione esplicita per le sonate pubblicate nel 1784, in particolare la K. 331 e la K. 332; quest’ultima soprattutto si accorda alla volubilità della relazione, con i suoi contrasti e i suoi mancati sviluppi. Le registrazioni prescelte non sono le più celebrate, né le più oscure: si va dal prolifico ungherese Jeno Jando, che la “Penguin” definì un interprete mozartiano “naturale ma non ispirato”, alla duttilissima francese Anne Queffelec. I prelievi dal secondo concerto per pianoforte di Shostakovic e dal concerto per due pianoforti di Poulenc completano il range emotivo introducendo motivi nostalgici e malinconici (l’Andante di Shostakovic), oppure briosi e iper-francesi (il Larghetto di Poulenc).
Il mondo del film si esaurisce in un «mondo-del-due» (De Gaetano 2012) sempre al presente, perché non ha la profondità temporale dello scavo nel passato dei protagonisti né un futuro verso il quale la coppia può protendersi. Mentre il racconto coincide esclusivamente con i momenti condivisi dai protagonisti, il movimento del mondo esterno a loro rimane fuori campo. In questo senso è molto interessante come la dissoluzione della coppia è rappresentata simbolicamente con delle inquadrature fisse sui luoghi che sono stati attraversati dagli amanti nelle loro passeggiate, ma che appaiono ora svuotati dalla presenza degli stessi. Questo montage rimanda alla sequenza che si trova nel finale di Prima dell’alba (1995), e come avviene per il primo film della trilogia di Linklater, la funzione di riprendere gli spazi vuoti è quella di introdurre una nuova temporalità nostalgica che guarda al passato e sulla quale si possono basare i ricordi della storia d’amore.
Nel finale del film, dopo uno iato di due anni, i protagonisti si ritrovano accidentalmente all’ingresso di un cinema, e decidono di vedere insieme la proiezione di Scene da un matrimonio (1973). La discussione violenta tra i coniugi nel film di Bergman rappresenta perfettamente quella passione dannosa tanto temuta dai personaggi di Mouret. All’uscita del cinema, Simon dichiara il suo amore per Charlotte, e afferma d’essere diventato una persona diversa nel tempo in cui sono stati divisi. La trasformazione del personaggio, però, non è avvenuta di fronte alla macchina da presa; quindi, l’unica testimonianza di ciò passa attraverso le parole di Simon stesso, alimentando ancora una volta i discorsi che alla fine sono sempre stati il fulcro della relazione clandestina.
In chiusura ascoltiamo un prelievo da L’arrivo della regina di Saba, sinfonia per due oboi e archi che apre il terzo atto dell’oratorio Solomon di Händel. Su questo testo musicale, spesso eseguito ancora oggi in occasione di cerimonie di matrimonio, i due personaggi sono ripresi in campo lungo mentre corrono in maniera allegra, pronti a riallacciare il loro rapporto. Neanche questo finale, però, può essere interpretato come una risposta definitiva, perché l’inizio di questa “nuova” avventura ricorda tante altre “false partenze” che abbiamo visto durante il film.
Riferimenti bibliografici
R. De Gaetano, Tra-Due. L’immaginazione cinematografica dell’evento d’amore, Pellegrini, Cosenza 2012.
N. Frye, Anatomy of Criticism, Princeton University Press, Princeton 2020.
Una relazione passeggera. Regia: Emmanuel Mouret; sceneggiatura: Emmanuel Mouret, Pierre Giraud; fotografia: Laurent Desmet; montaggio: Martial Salomon; interpreti: Sandrine Kiberlain, Vincent Macaigne, Georgia Scalliet, Maxence Tual, Stéphane Mercoyrol; produzione: Moby Dick Films, Arte France Cinéma; distribuzione: Movies Inspired; origine: Francia; durata: 100’; anno: 2022.