“Di lotta avevo bisogno; avevo bisogno che il sentimento ci guidasse nella vita, e non che la vita guidasse il sentimento” (Tolstoj 2011, p. 970): è ciò che pensa la giovane Masa nei confronti della sua vita matrimoniale con il ben più maturo marito Sergej. Sono i protagonisti de La felicità familiare, romanzo giovanile di Tolstoj, che segna non solo la crucialità del tema per lo scrittore russo – che passando per Anna Karenina arriva a La sonata a Kreutzer –, ma anche le profonde analogie dell’intreccio con quella che sarà la vita coniugale di Lev con la moglie Sofia. Sposata diciottenne, lui più di trenta. Un lungo matrimonio, durato trentasei anni, con tredici figli (alcuni dei quali morti piccoli).
Questo lungo matrimonio, visto dalla prospettiva e dai diari di Sofia Tolstaja, è al centro di Un couple di Frederick Wiseman. Che compie una scelta espressiva radicale, mettendo al centro della scena, e del paesaggio, i monologhi di Sofia affidati all’intensità misurata della interpretazione della Boutefeu. Questi monologhi raccontano la forza di un rapporto in cui il legame coniugale non basta a garantire la tenuta dei sentimenti, e la necessità dell’espressione di tale tumulto emotivo. Perché la grande invenzione della modernità, dal Romanticismo in poi, è che il sentimento deve segnare ogni aspetto della sfera privata, e quindi sommergere ogni relazione, coniugale e non. Che deve essere sottratta al rischio maggiore, quello della noia. A cui va senz’altro preferita la passione bruciante, in assenza della quale nulla sembra aver senso.
La diretta conseguenza di questo è che tale passione, oltre ad esprimersi in gesti accesi e spesso convulsi, richiede espressione e scrittura. Da dove il proliferare di lettere e diari, che a partire dall’Ottocento, segnano il rapporto del soggetto amoroso tra sé e l’altro (lettera) o tra sé e sé (diario). Anche se molto spesso le lettere assumono la forma di monologhi e i diari quello di dialoghi, in un gioco stretto tra l’io e l’altro. Questo gioco del due nell’uno, e il suo passare per la parola scritta (diari) ed enunciata (monologo), occupa totalmente il luogo del film.
In scena Sofia Tolstaja racconta il suo sentimento, la sua intensità altalenante, il suo elevarsi, che può essere sintetizzato dalle parole della Masa de La felicità coniugale nell’idea che “egli è più che un uomo; egli sa tutto! […] come non amarlo” (ivi, p. 974) e il suo precipitare, che passa attraverso umiliazione ed offesa quando, spesso incomprensibilmente, viene trascurata e maltrattata dal marito. Tale precipitare disperato la porterà anche a tentati suicidi.
È sempre il sentimento, la sua volatilità, al centro della scena. L’amore “folle” di Lev per Sofia, che sposa dopo una settimana: “Sono innamorato, come non credevo si potesse esserlo. Sono pazzo, se vado avanti così, sarò costretto a spararmi”. E la gelosia, presente in entrambi fin dall’inizio, quando Tolstoj prima del matrimonio legge a Sofia i suoi diari, che raccontano delle donne amate e del figlio avuto da una contadina, di cui Sofia è molto gelosa. Ed ogni volta che è baciata, pensa di non essere “la prima che bacia così”. Ed ancora la passione e la voluttà inesauribile di Lev, presente fin nell’avanzata maturità, ma anche il senso di solitudine: “È stato per me un amante appassionato e sono stata sola tutta la vita”.
I tormenti della passione sono continui, la fluttuazione dei sentimenti inspiegabile, i costumi sociali rigidi, l’istituzione familiare vacillante (i figli amati, ma trascurati da Lev), e i monologhi nel film li riportano tutti, fino alla fuga da casa di un Tolstoj più che ottantenne. Ma tutta questa inquietudine sentimentale il film la riconsegna con la potenza di una intuizione di fondo: il paesaggio che circonda Sofia diventa una modulazione di tale inquieto sentimento e in un certo senso vi si contrappone.
Il film è ambientato in un bellissimo giardino di Belle Ile, un’isola al largo delle coste della Bretagna. Il mare, la costa, le piante, gli animali, i suoni e il respiro della natura diventano modulazioni di un unico sentimento che dà volume alle inquietudini del “due” dell’amore e dell’“uno” della parola monologante, ma allo stesso tempo le placa, perché ci dice che quel sentimento entrato in scena con la modernità nel suo allargarsi alla bellezza della natura può placarsi e trovare composizione armonica. Che sarà sempre distante dagli uomini, a maggior ragione quando sensibilità e genialità creativa li caratterizzano.
Riferimenti bibliografici
Lev N. Tolstoj, Romanzi II, Bur, Milano 2011.
Un couple. Regia: Frederick Wiseman; sceneggiatura: Frederick Wiseman, Nathalie Boutefeu; interpreti: Nathalie Boutefeu; produzione: Wat Films / Zipporah Films; origine: Francia, USA; durata: 64′; anno: 2022.