Quando il presente perde consistenza o si sfalda, non solo per mancanza di valori e credenze, ma anche, come oggi, per una eccessiva circolazione di cliché ideologici e comunicativi, allora non resta altro per portarlo ad immagine che eludere ogni analogia con l’esperienza ordinaria e la sua verosimiglianza per accedere alle forme di un grottesco fantastico. È il caso di Poor Things di Lanthimos, dove il fantastico ci parla dell’oggi, non eludendo la dimensione sociale e i temi che l’attraversano. Ma permette – e non è poco – di guardarli altrimenti.

In gioco è la vita di Bella Baxter (Emma Stone), creata letteralmente dal dottor Godwin Baxter (chiamato da tutti God), che trapianta nel corpo della giovane suicida nelle acque del Tamigi il cervello della bambina che portava in grembo. Bella è una sorta di Frankenstein, dunque, come lo è lo stesso dottore (Willem Defoe) dalla faccia tutta cucita, nei cui confronti il padre, anch’egli medico, si è ingegnato ad operare diversi esperimenti scientifici. Perché noi scienziati, ripeterà spesso il dottor Baxter, “non dobbiamo avere emozioni”, dobbiamo essere dediti solo alla scienza.

Cervello di una bambina e corpo di una donna, Bella, ragazza “ritardata” (come viene chiamata all’inizio), nata in laboratorio, viene sottratta al mondo esterno e tenuta nascosta e preservata dalla vita e dal rapporto con gli altri (qui ritorna un tema affrontato straordinariamente da Lanthimos in Dogtooth). Tenuta in casa, o portata in giro in una carrozza con le tende chiuse, Bella è spinta verso un mondo che non può avere, ma non smette di desiderare. Come quando in carrozza, con Godwin e il suo allievo ed educatore Max, Bella chiede un gelato che le viene negato e non è possibile contenere la sua rabbia.

Ma la scienza di cui è figlia e l’educazione che prova a plasmarla non arrestano la sua voglia di scoprire il mondo e sperimentare la vita. A partire dal suo stesso corpo di ragazza matura, ma abitato da uno spirito bambino che via via crescerà, che scopre il piacere della masturbazione, che condivide in forma divertita e divertente con chi gli sta intorno. Dice infatti di non capire come mai le persone non si masturbino di continuo, anche a tavola.

La forza della vita quando si fa avventura smaschera il carattere costrittivo delle convenzioni sociali che tendono ad ingabbiarla. Così quando Max chiede a Bella di sposarlo, lei accetta. Così come subito dopo accetta la proposta del seduttore Duncan Wedderbum (terza figura maschile che l’attornia, dopo il medico e l’educatore) di portarla in giro con sé per il mondo. Questa avventura prolungata con Duncan non viene pensata da Bella come contrastante con il suo essere sposa promessa di Max, e immagina che alla fine della vacanza possa convolare a nozze con quest’ultimo. La ragazza non comprende la ragione di una limitazione delle esperienze possibili, ed è distante anni luce da convenzioni sociali e moralità, che tutti cercano inutilmente di imporle.

Il seduttore l’attrae. E il sesso, via d’ingresso più diretta ed intensa alla vita, non sarà più solitario, ma segnato da molteplici, ripetuti e piacevoli accoppiamenti. Ma i desideri di Bella vanno anche oltre Duncan. La sua curiosità la spinge, l’intensità di vita e di scoperta che l’attraversa la portano ad essere esploratrice di tutto ciò che il mondo presenta, uomini e cose. E Duncan va in tilt, non riesce a controllarla. Prova a sequestrarla, la sottrae al mondo, e la porta su una nave da crociera. Ma lei reagisce, trova nella lettura dei libri fuga e scoperta. E scopre anche dolorosamente che esistono i poveri, a cui regala tutti i soldi che Duncan ha con sé.

Cadranno in povertà e, arrivando a Parigi, Bella scoprirà che vendendo il proprio corpo si possono guadagnare dei soldi. Ma mentre Duncan, quando lo scopre, cade in una crisi isterica, Bella trova che anche prostituendosi in un bordello parigino si può essere parte attiva della vita e “artefici del proprio destino”. Inventa dei giochi con i clienti, non giace meramente supina. Certo, sola nel letto del bordello Bella scoprirà anche tristezza e dolore. Ma tristezza e dolore fanno parte della vita. Così come assoggettamento e sfruttamento, a cui bisogna reagire coalizzandosi, come le dice l’amica nera e socialista, anche lei prostituta, con cui avrà anche un rapporto di intimità sessuale.

In una struttura che riprende la forma feuilleton (il film è tratto dall’omonimo romanzo di Alasdair Gray del 1992), ma segnata da un fantastico marcato che attraversa personaggi, storia, ed ambienti, Bella tornerà a Londra dal padre. Scoprirà la verità sulla sua origine e sarà disposta anche a sposare Max, disponibile a soprassedere su tutto ciò che è accaduto. Ma al momento delle nozze, Bella lascerà l’altare richiamata da un uomo che dice di essere il marito (della donna suicida), e che lei seguirà.

Bella viene sequestrata dall’uomo che la vuole sottoporre al controllo più radicale, sottraendole il godimento sessuale attraverso l’infibulazione. Bella scapperà, reagendo con violenza e stordendo l’uomo. Lo preleverà e gli impianterà, in un innesto tra umano ed animale che praticava spesso il padre, il cervello di una capra. Nel finale la vediamo studiare medicina nel giardino della sua casa, serena, insieme alla sua amica nera, a Max, e ai diversi esperimenti umani ed animali che hanno segnato la storia di quella casa.

Bella è l’immagine di una potenza di vita e di una voglia di sperimentare che smaschera convenzioni sociali, abitudini consolidate, credenze granitiche, dettami ideologici. La vita non è nicchia, rifugio, difesa, bunker, protezione, mascherati da rivendicazione di diritti. La vita è spinta e desiderio di esserci sempre, di sperimentare, di aprirsi ad incontri avventurosi, perché anche una “ritardata” può diventare la più bella e vitale delle donne possibili.

Lanthimos, con buona pace di tutti coloro che ci dicono come sia giusto vivere, ci dice che la vita è giusta in sé, e di questa giustezza la donna, quando acquista libertà ed emancipazione, è l’attrice protagonista.

Poor Things. Regia: Yorgos Lanthimos; sceneggiatura: Tony McNamara; fotografia: Robbie Ryan; montaggio: Yorgos Mavropsaridis; interpreti: Emma Stone, Mark Ruffalo, Willem Dafoe, Ramy Youssef; produzione: Element Pictures, Film4, Fruit Tree; distribuzione: Walt Disney Studios Motion Pictures; origine: Stati Uniti d’America, Regno Unito, Irlanda; durata: 141′; anno: 2023.

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