La foto più famosa di Robert Doisneau, Le Baiser de L’Hotel de Ville, rivela in fondo la fotografia come intreccio indecidibile tra istantanea e posa. E forse il senso proprio del fotografico (della grande fotografia) risiede in tale indecidibilità.

La storia è nota, ma merita di essere ripetuta: nel 1950 la rivista “Life” chiede a Doisneau una serie di foto che possano mostrare l’amore a Parigi. Il tentativo di cogliere nelle strade istanti che restituiscano l’espressione di tale sentimento si rivela fin da subito impraticabile, per ragioni di privacy ecc. Le foto devono essere dunque messe in scena ma non sembrarlo. Servono degli attori. Doisneau scrittura due giovani allievi della scuola di arte drammatica, Jacques Carteaud e la compagna Francoise Delbart, per una serie di foto di amanti che si baciano davanti a luoghi noti e famosi di Parigi.

Dopo l’uscita, tali scatti tornano nell’oblio, fino a quando nel 1985 Victor Frances, delle edizioni Du Désastre, non ne fa un manifesto. Parigi è invasa, successo ovunque. Ma solo nel 1992, quando Jeane e Denise Lavergne fanno causa a Doisneau perché rivendicano di essere loro nella foto, tutta la vera storia viene alla luce (Bertol 2025). Ma la discussione che ne nasce sull’autenticità della fotografia, non ne inficia il suo grande impatto che resta ancora oggi, e ci dice qualcosa sulla foto in genere.

Se l’istantanea sta dalla parte dell’essere, colto nel presente del suo apparire, e la posa dalla parte del passato dell’essere-stato (per riprendere Barthes), la portata ontologica della foto, che risiede nel modo in cui il tempo si fa spazio, la ritroviamo nell’essere-stato che si rende presente, e dunque nella posa che si fa istantanea. Per questo, l’effetto de Le Baiser rimane insuperato nonostante sia stato rivelato il gioco, il trucco, la finzione.

Detto altrimenti: il reale singolare e contingente può apparire tale solo attraverso la messa in scena e la posa. L’effetto straordinario di quella foto non sta nel restituirci due ragazzi dotati di nome proprio, ma due ragazzi qualsiasi, come tanti a Parigi. È l’effetto di generalizzazione determinato dalla portata mitica di Parigi come città dell’amore a generare la bellezza e la forza di quei due corpi singolari che si baciano. Per questo la foto ha bisogno di uno sfondo non indeterminato, ma riconoscibile (Hotel de Ville), per accentuare l’effetto di universalizzazione del legame tra una città e la libertà dell’amore. Ci troviamo di fronte ad una incarnazione del mito, un “mito d’oggi”, direbbe Barthes: il bacio come gesto proprio dell’amore è indissociabile da una città come Parigi. È per questo non è un caso che i modelli siano due attori: accedono alla verità fingendo. Giocano.

Come i tanti bambini fotografati da Doisneau, che compongono la prima parte della bella mostra del fotografo francese in corso al Musée Maillol di Parigi, promossa da Tempora, alla quale hanno attivamente partecipato le due figlie del fotografo, Annette Doisneau e Francine Deroudille, e che presenta in esposizione 450 delle diverse centinaia di migliaia di fotografie scattate da Doisneau.

Nella sezione “Enfance”, vediamo bambini giocare o essere sul punto di farlo, come nella foto Le saut del 1936, immagine del manifesto della mostra, in cui un bambino, inquadrato con un punto di vista dal basso, sta sul resto di un muro, una maceria, con le braccia allargate e un sorriso sospeso tra felicità e concentrazione in procinto di saltare. Questa possibilità del salto è incarnata dalla postura, che indica il momento in cui il bambino potrebbe stare per saltare, come ci dice il titolo. Essere sul punto di, ma quella possibilità potrebbe anche non essere. Dunque è una immagine di pura contingenza, il bambino può saltare come non farlo: non è la singolarità concreta del bambino a contare, ma la potenza inscritta e sospesa nel gesto.

Sono i gesti e le posture (dunque le pose, vere o finte esse siano) a trasformare la singolarità di ciò che si mostra nell’incarnazione di un mondo come emergenza di una possibilità. È la bella foto della sezione “Banlieues”, “Le Vélo du printemps” del 1948, nella quale due giovani si ritrovano complici, nella meraviglia del sorriso di lei e nel toccarsi delle braccia, con dietro una bicicletta, un campo sterrato ma non abbandonato, una staccionata e più dietro ancora delle semplici case popolari con comignoli. È un mondo dove la felicità sembra semplicemente risiedere in ciò che si ha, allo stesso poco e tanto. Poveri e ricchi allo stesso tempo sono quei giovani, come è l’amore per Platone, figlio di Penia e Poros.

E quando le foto in mostra abbondano questo circuito tra istantanea e posa, contingenza e possibilità, reale e forma, diventano meno interessanti, come le foto degli amici artisti e dei loro atelier, o quelle di moda, o i collages. In tutti questi casi, l’indiscernibilità tra istantanea e posa, contingenza e forma, si smarrisce. La seconda fagocita la prima. Così come l’equilibrio tra istantanea e posa salta nello sguardo umanista, a volte troppo empatico se non patetico, come quando Doisneau fotografa gli umili e i lavoratori, come nella foto “Les mains de la sidérurgie” del 1973, dove vediamo mani con dita amputate.

La posa in questi casi è troppo esposta, l’istantaneità scompare, il paradosso fotografico si scioglie, la magia di quell’istante che si fa senso sfuma.

È nella zona libera del gioco d’infanzia e del gioco dell’amore che l’incontro tra il gesto del fotografato (bambino o amante esso sia) e il gesto del fotografare trovano la loro magica e armonica indiscernibilità, dove al fondo dell’istantaneo ritroviamo la messa in scena, e il senso di quest’ultima l’afferriamo nella imprevedibilità e occasionalità del contingente.

Riferimenti bibliografici
Débora Bertol, Un istant volé … Vraiment?, in Instants Donnés, BeauxArts Éditions – Tempora, Paris 2025.
Roland Barthes, La camera chiara, Einaudi, Torino 2003.

*In copertina Le Saut (1936) di Robert Doisneau.

Robert Doisneau. Instants Donnés, a cura di Francine Deroudille, Annette Doisneau, Isabelle Benoit, Benoît Remiche, Musée Maillol, Parigi, 17 aprile – 12 ottobre 2025.

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