La camera, nel cinema di Jia Zhangke, funge sempre da dispositivo ottico con cui congelare il dato reale, e sondarne tutti i fenomeni che lo strutturano. Per questo motivo le singole inquadrature dei film del regista originario di Fenyang – comprese quelle di Generazione romantica – non vanno lette solamente ad un livello di superficie, ma interpretate in termini socioculturali. Perché dietro il volto (di volta in volta sofferente, raggiante, o carico di pathos e speranza) di Zhao Tao, di una città in costruzione o di un paese in continuo divenire, si nascondono costantemente le coordinate di una nazione inafferrabile, incapace almeno a livello microcosmico di (auto)definirsi a causa delle miriadi di trasformazioni che ne attraversano simultaneamente tanto i reticoli urbani quanto le zone meno industrializzate, e che agli occhi del cineasta cinese necessita di essere indagata mediante il potere rivelatorio del cinema e dell’immagine-in-movimento. È proprio questa stratificazione quasi “politica” delle istantanee filmiche con cui Jia Zhangke materializza sullo schermo il processo mutazionale della società sinica che porta il maestro a scattare, in ogni scena o sequenza, la fotografia di un paese in preda ad un cambiamento (politico, economico, urbanistico e societario) davvero radicale come quello attraversato dalla Cina nei primi venticinque anni del XXI secolo.
E se però, da questo punto di vista, il cinema di Jia Zhangke, sia nelle forme di “finzione” che nelle sue incursioni documentaristiche, si è sempre posto come il caleidoscopio delle mutazioni del paese del Dragone, transitato nel giro di pochi lustri dalle pianificazioni economiche dell’era pre-Deng Xiaoping ad un’economia socialista di mercato (e di stampo globale), di quali altre connotazioni semantiche e culturali si innervano le immagini di un film “d’archivio” com’è questo Generazione romantica? Del resto, il corpo testuale dell’ultimo lungometraggio di Jia è composto da sequenze tratte dai suoi precedenti film, mescolate a del materiale inedito girato dallo stesso cineasta tra il 2001 e il 2020, e che era rimasto “sepolto” nella marea di immagini digitali conservate dal maestro nei suoi hard-disk almeno finché la pandemia non le (ri)portasse alla luce. Ecco allora che questi “reperti” del passato, una volta entrati in connessione con la poetica del regista e con le coordinate rivelatrici di cui appunto si connota, assumono sin da subito delle valenze altamente sociologiche e documentali, determinate dallo scorrere del tempo e dalla trasparenza con cui il dato temporale trasfigura ogni immagine iscritta in un preciso momento e periodo storico, come quelle che compongono i film realizzati nel XXI secolo dal maestro cinese.
Riprendendo, allora, le storie degli amanti perduti Qiao Qiao (Zhao Tao) e Guo Bin (Zhubin Li), le cui fondamenta vanno individuate nell’opera-simbolo del primo cinema di Jia (ovvero Unknown Pleasures) ecco che il regista ri-racconta il viaggio verso le terre-in-divenire del Sud della Cina intrapreso nel 2001 da queste due anime desolate, per mostrare non solo le evoluzioni esistenziali che i protagonisti hanno esperito lungo i primi vent’anni del millennio, ma per coniugare, sullo stesso piano, i cambiamenti del popolo cinese con le enormi mutazioni che hanno trasfigurato, nel tempo, il panorama societario della nazione: sia nelle zone meno industrializzate del Nord – come, ad esempio, Datong o i territori agresti dello Shanxi – sia nei reticoli urbani ubicati nelle sezioni meridionali del paese. E non è un caso che più Qiao Qiao e Guo Bin si dirigono verso le regioni (in piena rifondazione) del Guangdong e dell’Hubei in cerca di un futuro migliore, più il film si avvicina al nostro presente, con le immagini di Generazione romantica che arrivano via via ad esibire un afflato quasi avveniristico – quando non addirittura futuristico. I cantieri visibili nella Diga delle Tre Gole (ricodificati dallo sguardo della “giovane” Zhao Tao di Still Life) lasciano perciò progressivamente il posto ad immagini popolate da robot e da interfacce digitali, filtrate – guarda caso – dagli occhi della stessa attrice, ora adulta e quindi testimone fisico e “cinematografico” di una nazione che è stata trasfigurata profondamente dall’onda inesorabile del tempo.
Ed è proprio alla luce di tali discorsi, di questa sovrapposizione così naturale della Storia (con la S maiuscola) della Cina con le evoluzioni storiche della poetica di Jia Zhangke, che davanti alle inquadrature di Generazione romantica rimaniamo perlopiù spiazzati, quasi creassero nello spettatore fidelizzato una vertigine deflagrante, fatta di ricordi e di lancinanti connessioni emotive, che ci lasciano indifesi, dal momento che parlano sì di sé stesse (cioè delle coordinate artistiche di Jia e dei cambiamenti del gigante cinese da lui raffigurati) ma anche di tutti noi: e del rapporto che, nel corso degli anni, ci ha legato alle narrazioni di questo genio incredibile della settima arte, arrivato ora a ri-passare in rassegna le varie tappe del suo cinema, facendole scorrere in parallelo alle emozioni che abbiamo riversato, film dopo film, sul volto etereo di Zhao Tao e sui personaggi-cittadini con cui quotidianamente si interfaccia. Ed è per questo che durante la visione di Generazione romantica risulta possibile adottare dinanzi alle sue immagini mutanti sia una prospettiva “distaccata” – l’unica, cioè, che consente allo spettatore di ragionare criticamente sulle mutazioni socio-economiche veicolate da Jia – sia un approccio deliberatamente “immersivo”, senza mai che entrambi i regimi scopici entrino in disarmonia l’uno con l’altro.
Il passaggio del tempo, agli occhi del regista, può essere perciò raccontato solo se si uniscono in un’unica dimensione (estetica, drammaturgica, iconografica) tutte le istanze su cui si è fondata nel tempo la poetica di Jia Zhangke. Perché, sembrerebbe suggerirci il maestro, solamente attraverso una rielaborazione delle immagini del passato (della nazione e della sua filmografia) è possibile concepire le traiettorie del futuro: sia per quanto riguarda l’orizzonte socio-culturale della Cina post-2025, sia per quel che concerne l’espressione artistica dello stesso Jia. E per farlo, diventa necessario inserire i materiali d’archivio in un flusso ipermediale di inquadrature dai formati e dalle genesi temporali differenti, ora confluite in una cornice ontologicamente coesa proprio perché ri-portate così lucidamente al tempo presente della (na)rra(zione).
Ma ciò che davvero connette, sullo stesso livello, le varie immagini del racconto con i percorsi dei suoi protagonisti, è quel deflagrante senso di “sospensione fisico-esistenziale” che trapela da ogni angolo del film. Qiao Qiao, in preda all’alienazione e all’impossibilità di ricongiungersi con Guo Bin lungo il viaggio spazio-temporale da lei intrapreso in un arco di due decenni, sembra girovagare per tutta la narrazione senza una vera meta, come testimone privilegiato di una generazione alla deriva, che in continuità con le immagini che ne raccontano i disagi, si lascia “trascinare dalle maree”. Come suggerito da Pietro Masciullo, il titolo inglese dell’opera, Caught by the Tides (“catturati dalle maree”) riflette non solo l’eterogeneità dei materiali narrativi – diversi per formato e natura ontologica – ma anche la condizione dei personaggi, cittadini incapaci, almeno all’inizio del secolo, di resistere alle onde del cambiamento. E proprio la sequenza conclusiva del film sembrerebbe voler ragionare sulla destinazione a cui tendono queste traiettorie (estetiche, ed umane) dall’andamento inesorabilmente imprecisato: se ci pensiamo, il fatto stesso che la protagonista di Generazione Romantica arrivi solamente nell’epilogo ad unirsi al flusso di persone in movimento, quasi a voler correre tutti insieme verso un avvenire indefinito, ci dà l’idea di quanto il cinema di Jia Zhangke sia sempre proteso al futuro. Anche quando guarda al (suo) passato.
Generazione romantica. Regia: Jia Zhangke; sceneggiatura: Zhangke Jia, Jiahuan Wan; interpreti: Zhao Tao, Changchu Xu, Zhou You, Maotao Hu, Zhubin Li, Pan Jianlin, Zhou Lan; produzione: MK2 Films, Momo Pictures, Xtream Pictures; distribuzione: Tucker Film; origine: Cina; durata: 111’; anno: 2024.