L’agente speciale dell’FBI Dale Cooper ha ritrovato una donna che assomiglia a Laura Palmer, anche se a dire il vero la chiamano Carrie Page e lavora come cameriera a Odessa, in Texas. I due puntano verso la cittadina di Twin Peaks, con l’obiettivo di ricongiungersi con la madre Sarah Palmer, a distanza di venticinque anni dalla scomparsa della figlia: l’evento traumatico dal quale tutto quanto sembra avere avuto inizio. Durante il viaggio, Carrie/Laura dà l’impressione di non riconoscere i luoghi della sua infanzia e adolescenza, come se non avesse nulla a che fare con la studentessa modello tremendamente uccisa nella cittadina di montagna.
Arrivati all’indirizzo dei Palmer, suonano il campanello. Apre la porta una signora dai modi compassati, che si identifica come Alice Tremond. Sarah non è in casa. A dire il vero, né lei né il marito – attuali proprietari e residenti – hanno mai sentito parlare di questa donna. Hanno acquistato il palazzo qualche anno prima da una certa signora Chalfont (occasionalmente e misteriosamente apparsa in altri episodi della saga). Cooper e la ragazza che sembra Laura hanno lo sguardo confuso. Salutano la signora Tremond e si dirigono verso l’automobile.
Con movimenti del corpo rallentati, l’agente si volta in direzione dell’abitazione e – come smarrito nello spazio e nel tempo – si domanda che anno è. Anche la ragazza si gira a guardare la casa nella quale ha forse trascorso buona parte della sua vita, sebbene tutto sembri ormai affermare il contrario. D’improvviso, ecco la voce della vecchia Sarah che chiama il nome di “Lauraaaaaaaa”. E allora quest’ultima – o la sua sosia – grida come se fosse posseduta da KILLER BOB, come se avesse rivisto/rivissuto qualcosa di traumatico proveniente dal passato, come se non potesse esserci un domani. Grida fino a quando le luci dell’abitazione non si spengono, come in un cortocircuito elettrico. Dissolvenza al nero.
Twin Peaks – Il ritorno (2017) si concentra sulle vicende successive di venticinque anni rispetto alla morte di Laura Palmer, che si trovava al centro dei trenta episodi di I segreti di Twin Peaks (1990-1991). Che cosa ritorna, dunque? E che cosa si intende per ritornare? Piuttosto che come un “revival” della serie degli anni novanta; piuttosto che come un “ritorno dell’identico”, Twin Peaks sembra prendere forma in relazione al modello nietzscheano e deleuziano dell’“eterno ritorno”, inteso come incessante ritorno del differente nel quale si esprime lo scontro metafisico tra forze attive e forze reattive. È seguendo questa via che Frost e Lynch sfidano l’idea stessa di serialità televisiva: come fare in modo che il prodotto seriale – standardizzato e finalizzato alla fidelizzazione del pubblico – valorizzi il processo morfogenetico, garantendo la continua creazione di nuove storie e personaggi?
Si può parlare a tal proposito di un conflitto tra diverse temperature del racconto seriale. La sfida è quella di un “racconto” visivo continuamente in eccesso rispetto alla “narrazione” che pure prova a prenderlo in carico, dove le singole immagini-oggetto non si lasciano più disporre verso un esito coerente e univoco, ma si aprono verso una molteplicità di mondi, in sé autosufficienti e infinitamente esplorabili. E sembra proprio questo il senso del finale di stagione sopra descritto. Al di là di ogni possibile spoiler come di ogni to be continued…, ciò che nella logica narrativa costituisce l’ambiente domestico (heimlich o unheimlich) di Twin Peaks diventa, in termini di racconto, un luogo radicalmente altro, assolutamente sconosciuto e proprio per questo inquietantemente capace di mettere in discussione tutto quanto visto finora.
La verità è che la casa dei Palmer così come tutta Twin Peaks non possono essere né un punto di arrivo né un luogo di ritorno. Non si lasciano attraversare da un unico filo narrativo e investigativo. Trattasi piuttosto di snodi di una cartografia del molteplice, dove il bene e il male, il banale e il complesso, il pieno e il vuoto si incastonano. Piuttosto che un generico luogo o un non-luogo, Twin Peaks è un “iper-luogo”. L’investigatore e lo spettatore non possono né devono risolvere il caso. Si accontentano di sentire le interferenze tra i diversi organi di senso, tra i diversi ambienti narrativi di questa serie-mondo. Come la dolce voce, fuori posto, di una madre che chiama la figlia Laura che forse adesso non si chiama più Laura. Come un grido che squarcia in due il cielo nella notte americana.
Twin Peaks. Il ritorno. Ideatori: David Lynch e Mark Frost.; interpreti: Kyle MacLachlan; produzione: Showtime; origine: USA; anno: 2017.