di ELISA BINDA
Del modo di esistenza degli oggetti tecnici di Gilbert Simondon.
In un’intervista di qualche anno fa al filosofo Brian Massumi veniva chiesto come mai solo da poco tempo si cominciasse a riscoprire, e con un certo interesse, il pensiero di Gilbert Simondon (1924-1982). A questo proposito, Massumi racconta al suo interlocutore dei numerosi, ma vani, sforzi per convincere la casa editrice con la quale collaborava a tradurre Simondon in inglese. A un certo punto, però, effettivamente le cose hanno iniziato a mutare: il pensiero di Simondon ha iniziato a circolare in maniera significativa, i suoi scritti e i suoi corsi universitari sono stati pubblicati e, alcuni di essi, tradotti in altre lingue.
Nel corso della conversazione Massumi prova a rintracciare le motivazioni di questa inedita attenzione, e le ritrova anche nella crescente presenza tecnica nelle nostre vite, soprattutto dopo la rivoluzione rappresentata dal digitale. Quando la tecnologia ha cominciato a essere riconosciuta sempre più come fattore costitutivo della vita umana, il pensiero di Simondon era già lì, pronto a rivelarsi in tutta la sua attualità, dimostrando la sua capacità di toccare dei temi divenuti oggi ancor più evidenti. Nel nostro Paese, inizialmente, è stata tradotta soltanto una sezione della tesi di Dottorato principale, dedicata all’individuazione (scritta nel 1958 e pubblicata per la prima volta interamente in Francia solo nel 2005), a cura di Paolo Virno (2001); successivamente, è stata diffusa la monumentale edizione integrale (2011, a cura di Giovanni Carrozzini).
Negli ultimi anni, il lettore italiano può finalmente accedere a una rilevante parte degli scritti dedicati alla tecnica, curata da Antonio Stefano Caridi per Orthotes: la raccolta di saggi Sulla tecnica (2017) e il recentissimo Del modo di esistenza degli oggetti tecnici (2021). Quest’ultimo testo, ovvero la tesi di Dottorato complementare, pubblicato in Francia nel 1958, è imprescindibile per comprendere appieno la riflessione di Simondon nel suo complesso e rappresenta un riferimento importante, ormai classico, per gli studiosi dei media e di filosofia della tecnica. L’obiettivo di questo libro, dichiarato fin dalle prime pagine, è di integrare la tecnica nella cultura.
Infatti, l’accusa che Simondon rivolge al sistema culturale a lui contemporaneo è quella di aver estromesso la tecnica, pensando, in questo modo, di difendere ciò che è “puramente umano” da qualcosa ritenuto estraneo; così facendo, però, viene completamente ignorato come, in realtà, la tecnica sia qualcosa di profondamente connesso alla nostra specie. È la filosofia a dover prendere coscienza del «modo di esistenza degli oggetti tecnici», mediatori, secondo l’autore, tra esseri umani e natura. Questo mancato riconoscimento della tecnica, che Simondon paragona, in modo molto forte, all’atteggiamento di uno xenofobo nei confronti di uno straniero, viene considerato una delle principali cause dell’alienazione nel mondo contemporaneo.
Del modo di esistenza degli oggetti tecnici può essere allora considerato come l’introduzione a un nuovo modo di comprendere la tecnica, il quale supera la tradizionale dicotomia tra tecnofobi e tecnofili, tra apocalittici e integrati; o tra chi considera gli oggetti tecnici come semplici ammassi di materia, privi di significato, e chi li vede come capaci di animarsi delle peggiori intenzioni ostili e rivoltarsi contro gli umani, seguendo il modello dei grandi racconti distopici.
La novità rappresentata dall’approccio di Simondon è evidente fin dal titolo dell’opera. L’idea che un oggetto tecnico possa esistere non era (pensiamo al solco tracciato dall’Esistenzialismo), e forse non è nemmeno oggi, così condivisa. Utilizzando questo verbo Simondon non vuole far riferimento a oggetti tecnici totalmente automatizzati, androidi incontrollabili capaci di vivere un’esistenza totalmente slegata dagli esseri umani. Piuttosto, intende riconoscere come l’oggetto tecnico, pur essendo una protesi dell’uomo, ovvero un «gesto umano cristallizzato» (Simondon 2021), non sia un mero utensile, che semplicemente soddisfa un bisogno umano contingente, ma ciò che esiste attraverso un processo di concretizzazione, ciò che è generato e in grado di evolvere.
Con questo termine il filosofo intende descrivere due dinamiche interdipendenti: la prima è quella che vede la progressiva integrazione tra le parti che compongono l’oggetto e che si verifica anche lungo la linea di sviluppo tecnico, nella quale, in un motore ad esempio, di modello in modello, si migliora l’interazione tra le componenti. La seconda evidenzia come il processo di concretizzazione riguardi la relazione tra oggetto tecnico e ambiente naturale.
Del modo di esistenza degli oggetti tecnici offre un concetto che si dimostra in grado di raccontare il nostro presente: quello di ambiente associato (o tecno-geografico), ovvero quell’ambiente rinnovato che nasce dall’incontro tra l’ambiente propriamente tecnico e quello naturale, i quali si trovano ad agire l’uno sull’altro. L’oggetto tecnico è «condizione di se stesso in quanto condizione dell’esistenza di questo ambiente misto» (ivi), e dunque l’ambiente associato è inedito perché composto da elementi naturali e artificiali, condizionato dalla presenza di un oggetto tecnico e a sua volta in grado di condizionarne l’evoluzione. Quando Simondon formula questa nozione, ci troviamo nel 1958. Gli esempi di ambienti associati che il filosofo ha sotto i suoi occhi, e cui fa riferimento, sono le ferrovie, le strade, le reti di comunicazione televisiva e la radio. Basti ricordare che non era ancora giunta la rivoluzione di Internet. Ma oggi?
Oggi, con l’avvento delle nuove tecnologie digitali e di tutti i dispositivi con cui ci interfacciamo quotidianamente, degli schermi che abitano i nostri spazi, della Realtà Aumentata e Virtuale, siamo totalmente immersi in vasti ambienti associati, sempre più complessi. Nonostante gli oggetti descritti dal filosofo, perlopiù macchine legate al mondo industriale, siano profondamente diversi da quelli con cui ci interfacciamo attualmente, la riflessione che Simondon dedica alla tecnica, ma soprattutto questo suo modo di descriverla da un punto di vista ecologico, resta in grado di offrire dei paradigmi capaci di interrogare il nostro tempo e il nostro modo di esistere con e attraverso gli oggetti tecnici.
C’è un altro aspetto, infatti, che emerge molto chiaramente dalla sua filosofia. Secondo Simondon, l’individuo non è un’entità definita o determinata, ma piuttosto è un continuo processo di individuazione che si dà con il suo ambiente. In questo senso, la presenza dell’oggetto tecnico può essere in grado di rilanciare questo processo. La relazione tra l’essere umano e l’oggetto, che Simondon chiama couplage, e che non si può ridurre a un dominio di uno sull’altro, deve essere pensata come una relazione che esercita degli effetti costituenti su entrambi i termini. Nella parte finale del testo, Simondon considera come la tecnica, una volta compresa nella sua essenza, possa diventare il supporto non solo di un’individuazione singolare, ma anche collettiva. E qui i possibili risvolti politici ed etici del pensiero di Simondon si rendono evidenti.
Del modo di esistenza degli oggetti tecnici si dimostra un testo prezioso, così come la sua traduzione in italiano, in quanto apre anche a una prospettiva pedagogica che il lettore odierno può accogliere e ripensare alla luce del contemporaneo. A più riprese, infatti, il filosofo fa riferimento alla necessità di un’educazione alla tecnica e alle sue modalità operative che possa cominciare fin dall’infanzia. Questo invito, oggi, può essere ricompreso e rilanciato. Pensiamo, ad esempio, a quanto sia necessario imparare ad abitare nei nostri ambienti associati, comprendendo anche le regole di quella scrittura estesa con la quale comunichiamo nello spazio digitale.
Riferimenti bibliografici
A. De Boever, A. Murray, J. Roffe, Technical Mentality revisited: Brian Massumi on Gilbert Simondon, intervista a B. Massumi, Pharresia Journal, n.7, Open Humanities Press, 2009.
P. Montani, Emozioni dell’intelligenza. Un percorso nel sensorio digitale, Meltemi, Roma 2020.
G. Simondon, Sulla tecnica, Orthotes, Napoli-Salerno 2017.
G. Simondon, L’individuazione alla luce delle nozioni di forma e informazione, Mimesis 2011.
Gilbert Simondon, Del modo di esistenza degli oggetti tecnici, Orthotes, Napoli-Salerno 2021.