Amore o grillo,
dir non saprei. Certo colei
m’ha colle ingenue arti invescato
(Madama Butterfly, Atto Primo, Scena Seconda)
Nagasaki, inizi del ‘900. Una geisha di 15 anni Cio Cio-San – nome anglicizzato in Madama Butterfly – viene presa in sposa da Benjamin Franklin Pinkerton, giovane e rampante ufficiale della Marina statunitense. Cio Cio-San spera che questa unione possa riabilitare il suo nome dopo il suicidio del padre secondo la pratica del seppuku (che altro non è che ciò che noi occidentali chiamiamo harakiri). Dal canto suo, Pinkerton, che si scoprirà essere già coniugato in America, contrae matrimonio quasi come se fosse un capriccio personale, nella consapevolezza che, secondo le usanze del luogo, egli è in grado di sciogliere il vincolo dopo solo un mese (Così mi sposo all’uso giapponese / per novecento / novantanove / anni. Salvo a prosciogliermi ogni mese).
New York, oggi. Anora, che preferisce essere chiamata Ani, lavora in uno strip club quando incontra Vanja, rampollo di un facoltoso magnate russo. I due si conoscono e man mano creano un’unione intensa soprattutto dal punto di vista fisico e sessuale, fino a quando non decidono di ufficializzare il loro rapporto recandosi in una cappella matrimoniale di Las Vegas. Le nozze sembrano condurre ad un epilogo lieto e idilliaco, alla stregua di quello di Pretty Woman (Marshall, 1990), che aveva fatto sognare un’intera generazione. Epilogo caratterizzato dal soddisfacimento dell’interesse di ciascuno dei novelli coniugi: Ani sarebbe stata ricoperta di regali ed esperienze molto costose, mentre Vanja avrebbe ottenuto la tanto agognata green card, il permesso di soggiorno negli Stati Uniti che gli avrebbe consentito di fare la bella vita a spese dei genitori e di non tornare in Russia a lavorare nell’azienda dei genitori.
Queste due storie, molto diverse fra loro per ambientazione ed epoca storica di riferimento, sembrano avere numerosi punti in comune. Nella prima, alla base di un’opera di Giacomo Puccini fortemente criticata all’epoca perché ritenuta banale e di facile presa sentimentale, poiché eccessivamente melensa, protagonista è una donna che spera di cambiar vita attraverso le nozze, arrivando finanche a rifiutare i suoi costumi, convertendosi alla fede dello sposo straniero e, pertanto, lasciandosi alle spalle la sua famiglia (E quasi del ripudio non mi duole / per le vostre parole / che mi suonan così dolci nel cuor). L’amore tra i due sposi porterà alla consumazione del rapporto ed alla nascita di un figlio.
Dal canto suo, Ani abbandona il suo lavoro di spogliarellista per prendere quell’ascensore sociale che del sogno americano costituisce il motore, raggiungendo con il suo status di ‘moglie di Vanja Zakharov’ un’altezza vertiginosa, il cui apice è rappresentato da un anello di sei carati di cui lei non intende sbarazzarsi. Quando si raggiunge il punto più alto, però, non si può non precipitare in basso.
Questo sprofondamento, nella Madama Butterfly, ha un connotato inevitabilmente tragico, componente essenziale di gran parte delle opere liriche: Cio Cio-San, dopo aver atteso invano per mesi il ritorno dell’amato senza mai perdere la speranza del suo arrivo (Un bel dì, vedremo / levarsi un fil di fumo sull’estremo / confin del mare…) ed aver strenuamente rifiutato la corte del ricco Yamadori (Yamadori – ancor… le pene / dell’amor non v’han deluso? / Vi tagliate ancor le vene / se il mio bacio vi ricuso?), dopo tre anni Pinkerton ritorna con la ‘vera’ moglie per dire la verità alla giovane e chiedere l’affidamento del figlio nato dall’unione tra i due. Di fronte alla cruda realtà che prepotentemente si affaccia, la ragazza, piuttosto che vivere un’esistenza marchiata a fuoco dalla vergogna del disonore, preferisce togliersi la vita allo stesso modo del padre («Con onor muore / chi non può serbar vita con onore»).
Altrettanto drammatico non è certo il finale di Anora: la ragazza cede alle pressioni dei genitori del marito e firma il divorzio dopo essersi accorta che egli stesso non difende il loro amore. Si potrebbe pensare all’epilogo di un matrimonio senza sentimento come tanti, ma inevitabilmente ciò lascia degli strascichi in una donna ‘usa e getta’, incapace di percepire il vero interesse verso ciò che lei prova personalmente e che riduce tutto al mero rapporto fisico. In grado di ricambiare solo performando atti sessuali, Ani percepisce il suo approccio sbagliato all’amore e scoppia a piangere nell’abitacolo di un’auto, con il film che si chiude tra i singhiozzi della giovane intervallati dal movimento dei tergicristalli.
Con questo cliffhanger, Sean Baker crea un ponte con le lacrime del protagonista di Red Rocket (Baker, 2021) su cui il film bruscamente si interrompe e, soprattutto, con le centrifughe delle lavatrici della lavanderia a gettoni in cui si conclude la sua opera prima Tangerine (Baker, 2015). Anche queste pellicole, similmente ad Anora, vertono su tematiche relative all’amore predatorio ed al rifiuto e, inevitabilmente, al centro di queste narrazioni non possono che esservi outcasts che desiderano emergere dai bassifondi – intesi in senso sociale e non certo paesaggistico – in cui si trovano. Questa ricerca di un proprio posto nella società, che nella Madama Butterfly assume la veste di una tragedia, nelle opere di Baker prende le forme di una commedia in equilibrio tra lo slapstick e il grottesco, che dà luogo a situazioni esilaranti ma che, nel complesso, lasciano l’amaro in bocca.
In Anora, in particolare, la protagonista è una donna apparentemente sicura, in grado di fronteggiare il genere maschile in una posizione di parità. In ciò risiede il parallelismo, oltre che con Cio Cio-San, anche con un’altra donna tristemente celebre per essere stata sedotta ed abbandonata da un uomo, l’infelice Didone, la cui storia è raccontata da Virgilio nell’Eneide in maniera molto compassionevole e partecipata. La differenza, però, sta nel fatto che, mentre l’amore della regina cartaginese viene disatteso da colui che viene chiamato ad essere il capostipite di una grande civiltà, in Madama Butterfly l’artefice della delusione femminile è un semplice luogotenente della Marina elevato ad esponente medio della popolazione americana. L’appiattimento sociale in una banale modernità è ancor più evidente in Anora, laddove il rappresentante della fugacità e inconsistenza sentimentale diventa un ragazzo che non sembra avere particolari pregi, se non quello di disporre di un’immensa fortuna.
Tuttavia, quando la passione si riduce al mero interesse, anche lo sconforto successivo al termine della relazione rischia di essere svalutato, poiché ad essere idealizzata non è ciò che una persona realmente è, bensì quel che essa rappresenta: nel caso della Madama Butterfly, il cittadino americano; nel caso di Anora, il prodigo miliardario. Ecco, dunque, che potrebbe prendere forma quella situazione plasticamente descritta da Slavoj Žižek, in virtù della quale «nella vita quotidiana l’ideologia è all’opera proprio quando, in modo apparentemente innocente, si collega alla pura e semplice utilità» (Žižek 2018, p. 5). Una lettura che trasuda puro cinismo, ma che è giustificata da una contemporaneità che non fa sconti neanche sulle emozioni di ciascuno.
In conclusione, sia Madama Butterfly che Anora provano ad offrire una risposta a questa domanda raccontando, in maniera disincantata, le vicende di donne che soccombono dinanzi ad una relazione terminata sul nascere, poiché ciò che si aspettavano da essa ha preso il sopravvento sulla realtà dei fatti, molto spesso ben più cruda e brutale di quanto ci si possa figurare, a dimostrazione che i tempi degli amori nobili e sinceri di cui è costellata l’epica sono terminati e che ogni relazione si consuma ormai in un effimero rapporto sessuale. Come si può evitare, allora, di sprofondare in questo baratro? È difficile rispondere in modo univoco a questa domanda, ma sicuramente la potenza di una lama che trafigge il petto (in Madama Butterfly) e un pianto sconsolato (in Anora) delle sventurate protagoniste delle storie narrate possono costituire dei suggestivi spunti di riflessione.
Riferimenti bibliografici
G. Giacosa, L. Illica, Madama Butterfly. Opera in tre atti. Musica di Giacomo Puccini, West Press Editrice, San Pietro in Cariano 2002.
J. Hepokoski, «Un bel dì? Vedremo!»: Anatomy of a delusion, in Id., Music, Structure, Thought. Selected Essays, Ashgate Publishing, Farnham 2009, pp. 219-246.
S. Žižek, L’epidemia dell’immaginario, Meltemi Editore, Roma 2018.
Anora. Regia: Sean Baker; sceneggiatura: Sean Baker; fotografia: Drew Daniels; montaggio: Sean Baker; musiche: Matthew Hearon-Smith; interpreti: Mikey Madison, Mark Ėjdel’štejn, Jurij Borisov, Karen Karagulian; produzione: FilmNation Entertainment, Cre Film; origine: USA; durata: 139′; anno: 2024.