Nato il 26 settembre del 1924, registrato all’anagrafe del comune di Fontana Liri soltanto due giorni dopo, Marcello Mastroianni ha da sempre festeggiato due compleanni. Nell’anno del centenario della nascita le celebrazioni dedicate all’attore non potevano che estendersi ulteriormente, oltre i compleanni, grazie all’organizzazione di numerosi eventi, rassegne cinematografiche, mostre e presentazioni di libri che occuperanno l’intero mese di settembre e non solo.
Tra le tante parole dedicate all’attore in occasione di queste rievocazioni, un aggettivo sembra tornare con particolare insistenza: inimitabile. Che sia rivolto allo stile recitativo, alla public persona, ai personaggi creati su grande schermo o alla foggia dei vestiti indossati, Marcello Mastroianni resta scolpito nell’immaginario collettivo in quanto presenza unica e ineguagliabile, testimone di un’epoca irripetibile. Si tratta di espressioni e aggettivi ormai logori e ampiamente sfruttati, soprattutto in relazione ai percorsi professionali e biografici di molti attori italiani. Ma nel caso dell’attore di Fontana Liri l’aggettivo «inimitabile» assume un significato letterale, materiale e tangibile. Tra le fiction e i biopic dedicati a personalità di spicco del mondo dello spettacolo italiano, ad esempio, è senz’altro significativa l’assenza di un prodotto cinematografico o televisivo che riproponga la vita e la carriera di Mastroianni senza l’ausilio di materiali di archivio. Eppure, tra i personaggi inimitabili interpretati e “imitati” risaltano i nomi di Nino Manfredi (Elio Germano in In arte Nino del 2016), di Alberto Sordi (Edoardo Pesce in Permette? Alberto Sordi del 2020), di Walter Chiari (Alessio Boni in Walter Chiari – Fino all’ultima risata del 2012) o del poliedrico Domenico Modugno (Giuseppe Fiorello in Volare – La grande storia di Domenico Modugno del 2013), per rimanere nel solo ambito dei film televisivi prodotti da Rai Fiction. Nomi che hanno avuto un peso specifico per la storia della radio o della televisione italiana e che trovano dunque facilmente una collocazione all’interno della mai paga operazione di auto-narrazione messa in atto dalla Rai.
Se le saltuarie e tutto sommato esigue apparizioni televisive di Mastroianni potrebbero quindi giustificare la sua assenza tra i diversi film televisivi biografici targati Rai, il cinema, luogo di elezione dell’attore, non poteva certo sottrarsi all’omaggio. Diversi attori, in effetti, hanno vestito i panni di Mastroianni o ne hanno imitato la voce, ma si tratta di apparizioni fugaci, di brevi comparsate, di immagini sfocate e lontane che mostrano spesso l’attore di spalle o in penombra, ripreso in campi medi o lunghi, nascosto da occhiali da sole o altri oggetti di scena. Come nel caso di La prima cosa bella (P. Virzì, 2010), dove il personaggio di Mastroianni (Giovanni Rindi) viene ripreso di spalle al fianco di Sophia Loren sul set ricostruito di La moglie del prete (D. Risi, 1970), continuamente coperto dall’ingombrante cappello da sacerdote o dalle truccatrici che accorrono a sistemarlo. Ed è sempre Virzì, nel successivo Notti magiche (P. Virzì, 2018), a mostrarci un altro Mastroianni in penombra e col viso coperto, intento a disperarsi nella sala d’aspetto dell’avvocatessa Giovanna Cau per la fresca rottura con Catherine Deneuve. Se il volto dell’interprete di Mastroianni nel film di Virzì è indecifrabile, la voce rotta dalle lacrime è invece facilmente riconducibile a Pierfrancesco Favino (ringraziato insieme a Neri Marcorè nei titoli di coda per «il sapiente contributo vocale»), unico imitatore riconosciuto dell’attore. Anche Ettore Scola ripropone il corpo e la voce di Mastroianni all’interno del suo racconto dedicato a Fellini intitolato Che strano chiamarsi Federico (E. Scola, 2013). Qui il regista costruisce il personaggio di Mastroianni grazie ad un mosaico che unisce la voce reale dell’attore ripresa da interpretazioni in film passati e il corpo di Ernesto D’Argenio.
In ogni caso siamo sempre di fronte ad apparizioni fugaci e fumose, a tratti oniriche e irrimediabilmente lontane. A queste brevi apparizioni oculatamente celate, a ben guardare, ci ha abituato lo stesso Mastroianni, lui che per primo si è misurato con l’imitazione e riproposizione dei suoi personaggi o con l’ironica interpretazione di sé stesso. Lo abbiamo intravisto in C’eravamo tanto amati (E. Scola, 1974), nascosto dagli iconici occhiali da sole, intento a ricreare l’atmosfera del set felliniano della Dolce vita. Lo abbiamo visto rivivere l’iconica scena della Fontana di Trevi travestito da Mandrake di Frosinone in Intervista (F. Fellini, 1987), lo abbiamo visto tornare davanti allo stesso monumento anni dopo, invecchiato e con spessi occhiali da vista in Stanno tutti bene (G. Tornatore, 1990). Lo abbiamo visto costruire, demolire e tornare incessantemente sul mito del latin lover, strizzando continuamente l’occhio ai ruoli passati e distruggendo questi ultimi dall’interno. Un’operazione che abbiamo visto recentemente anche in Marcello mio (C. Honoré, 2024), l’unico film che ha reso possibile avvicinarci alla figura pubblica e privata di Mastroianni attraverso l’interpretazione – non a caso – della figlia Chiara.
Se l’intento di molti biopic, soprattutto quelli nostrani, è in fondo quello di avvicinare alle spettatrici e agli spettatori le storie di personalità uniche e inimitabili del mondo dello spettacolo, allora dobbiamo forse compiacerci dell’assenza di un film – che molto probabilmente sarebbe interpretato da Pierfrancesco Favino – su Marcello Mastroianni. È questa assenza, infatti, a restituire un significato profondo e tangibile ad un aggettivo («inimitabile») di per sé vuoto e superficiale. È questa assenza a dirci qualcosa rispetto ad un avvicinamento impossibile o quantomeno problematico. Ed è questa assenza, malgrado la retorica dell’antidivismo, a collocare Mastroianni in una dimensione altra, inevitabilmente lontana da noi. Per questi cento anni, allora, l’augurio è uno solo: Marcello, stay there!
Riferimenti bibliografici:
G. Muggeo, Marcello Mastroianni, Carocci, Roma 2024.
J. Reich, Beyond the Latin Lover. Marcello Mastroianni, Masculinity and Italian Cinema, Indiana University Press, Bloomington & Indianapolis 2004.
A. Scandola, Marcello Mastroianni: icona e anti-icona, “Fata Morgana Web”, 11 febbraio 2019.
Marcello Mastroianni, Fontana Liri, 26 settembre 1924 – Parigi, 19 dicembre 1996.