L’articolo 20 della Costituzione della Repubblica federale tedesca sancisce il «diritto alla resistenza contro chiunque intraprenda a rimuovere l’ordinamento vigente, se non sia possibile alcun altro rimedio». Questo testo bianco su fondo nero apre And Tomorrow the Entire World, in concorso a Venezia77. L’articolo viene poi ripreso durante il film, perché sarà oggetto di discussione tra i personaggi, e riproposto in voice over nel finale. Nello spazio narrativo che il film apre si gioca il ben noto problema dell’applicazione della norma, e quindi della sua interpretazione: cosa significa rimuovere l’ordinamento vigente e quali sono le forme legittime che può assumere la resistenza?
L’orizzonte di possibilità che si apre nell’applicazione della legge viene a coincidere con lo spazio incerto dell’esistenza della protagonista. Luisa ha 20 anni, viene da una famiglia ricca, ha da poco cominciato a studiare legge all’Università e decide di entrare a far parte di un gruppo dell’Antifa, una comunità antifascista che gestisce uno spazio occupato. Luisa sta cercando se stessa, il suo posto in quel mondo inospitale, pieno di violenza e ingiustizia, in cui i fascisti hanno di nuovo preso forza. L’inquietudine della protagonista viene restituita, nella forma, con i movimenti liberi della macchina da presa, con la sua prossimità ai corpi dei protagonisti, come a sottolineare l’incapacità di una distanza che metta a fuoco le cose. Il suo desiderio di affermare la propria presenza nel mondo trova corrispondenza nella colonna sonora, che riesce a tenere insieme i suoni duri del rap tedesco con una certa leggerezza del pop elettronico.
Dopo una manifestazione finita in rissa, in cui rimane coinvolta, Luisa comincia ad organizzare rappresaglie contro i gruppi fascisti, insieme a Lenor ed Alfa, per il quale sente un’attrazione. Si compone così uno strano trio in cui i ruoli e le intenzionalità affettive sono fluide e seguono diverse direzioni. La situazione degenera e i tre trovano ospitalità a casa di un vecchio militante ormai non più impegnato. C’è una scissione nel gruppo, gli altri componenti si sentono traditi dall’iniziativa dei tre che può mettere a rischio il lavoro concreto che viene portato avanti in quel luogo. Tutto sembra destinato a ricomporsi, ma ad una festa irrompe la polizia e sgombera il centro.
And Tomorrow the Entire World è un film generazionale, che, a partire dalla certamente vecchia questione del rapporto tra pacifismo e azione violenta, riesce a mettere in forma il disorientamento e la solitudine di una generazione. Non è un film militante e proprio in questa scelta risiede la sua massima adesione al mondo che cerca di raccontare. Per una volta, la cosiddetta generazione Z non viene rappresentata nell’anestetizzazione digitale della sue facoltà (è significativa la quasi totale mancanza di riferimenti ai dispositivi e alle prassi mediali contemporanee) quanto per l’incolmabile distanza che la separa da quelle precedenti, per la mancanza di qualsiasi riferimento esterno alla propria esistenza, per il più profondo disorientamento. Finanche la legge, che sembrava l’elemento di solidità intorno a cui le protagoniste esercitavano la propria capacità riflessiva, pian piano mostra il suo aspetto ambivalente. È da essa che si sentono tradite, e questo sentimento brucerà nel finale esplosivo, in cui il ritmo incalzante di tutto il film trova compimento, seppur differito nei titoli di coda. A ben vedere, dunque, il film non si limita semplicemente a riproporre la dicotomia ultranovecentesca tra pacifismo e resistenza violenta, quanto a problematizzare lo spazio incolmabile che si apre tra l’autonomia e la solitudine dell’azione e la possibilità di una collettività che agisca come tale nell’interesse di tutti.
And Tomorrow the Entire World. Regia: Julia von Heinz; interpreti: Mala Emde, Noah Saavedra, Tonio Schneider, Luisa-Céline Gaffron, Andreas Lust; produzione: Seven Elephants (Fabian Gasmia, Julia von Heinz), Kings & Queens Filmproduktion (John Quester), Haïku Films (Thomas Jaeger, Antoine Delahousse), SWR, WDR, BR, ARTE; origine: Germania.