L’idea del viaggio, materiale e creativo, è dichiarata fin dal titolo come chiave di lettura per la mostra George Simenon. Otto viaggi di un romanziere, curata da John Simenon e Gian Luca Farinelli e allestita dalla Cineteca di Bologna nella Galleria del Modernissimo, cuore sotterraneo del centro città. Un viaggio anche per i curatori, come loro stessi sottolineano nell’introduzione all’approfondito e ricco catalogo che accompagna l’esposizione: dieci anni di ricerche in archivi pubblici e privati, che hanno portato a mettere in dialogo nel vasto spazio espositivo l’universo privato dello scrittore, ricostruito anche grazie all’album fotografico raccolto dalla prima moglie Tigy nell’arco di cinquant’anni, con gli stravolgimenti sociali e politici e le pratiche culturali e editoriali del Novecento, che lo stesso Simenon ha contribuito a innovare.
Il percorso che porta dal giornalista praticante George Sim dalla periferica Liegi al romanziere globale George Simenon occupa i primi tre viaggi della mostra, simbolici e fisici al tempo stesso: Liegi, città laboratorio, Parigi, città mondo e In Viaggio. La seconda parte, Aux éditions Simenon. Un’opera in viaggio, invece, si concentra sui movimenti dell’opera nel momento in cui il suo autore perde interesse per gli spostamenti. I cinque viaggi di questa sezione rivelano l’abilità e la spregiudicatezza imprenditoriale dello stesso scrittore nella gestione della sua progressiva internazionalizzazione e degli affinamenti intermediali del fenomeno editoriale Simenon. Si parte chiaramente da Maigret e dalla sua diffusione planetaria con il contributo di cinema e televisione, si prosegue con un attento sguardo ai cosiddetti “romanzi duri”, si esplorano i rapporti con l’Italia, definita da John Simenon seconda patria per il padre, e viene documentato il metodo di composizione, disciplinato al limite dell’ossessione, fino all’annuncio pubblico di rinuncia alla scrittura del 1973. Una sezione conclusiva ci guida attraverso gli adattamenti cinematografici delle opere che non hanno Maigret come protagonista, già prese in esame nella sezione relativa al personaggio, e gli scambi epistolari con cineasti come Renoir, Fellini, Godard, Truffaut e Tavernier.
Ogni viaggio ha bisogno di una mappa, di un itinerario, di una visione d’insieme che ci permetta di orientarci. In questa mostra le mappe non mancano certo: tracciati che identificano i luoghi delle diverse città dove Simenon ha ambientato i suoi romanzi, elenchi di domicili dove questi sono stati scritti, itinerari che ci mostrano le diverse tappe dei suoi viaggi dalla primavera del 1928 fino al giro del mondo del 1935 che, non solo saranno oggetto di reportage giornalistici, ma, più obliquamente, entreranno anche nelle sue opere letterarie. Eppure, a questo sguardo totalizzante si contrappongono le scenografie efficaci di Alessandro Basili, che segmentano continuamente, con diverse geometrie, lo spazio sotterraneo in cui si snoda l’itinerario della mostra, senza farci percepire orizzonti di insieme e facendoci avanzare nell’ambiguità.
La materialità del sotterraneo è già sicuramente strategica per un autore che ha dichiarato ripetutamente di cercare, particolarmente nei suoi romanzi duri, l’“uomo nudo”, con le sue paure e i suoi desideri più nascosti che diventano incontrollabili e ne mettono a rischio la tranquilla esistenza banale a lungo costruita. Un luogo simbolico anche per quel colore grigio che, secondo Adam Gopnik, caratterizza i romanzi di Maigret, «quella grisaglia di ambiguità, ambivalenza e incertezza» condivisa con il genere noir, la cui evoluzione negli anni 50, insieme al contributo fondamentale di Jean Gabin, darà al personaggio la piena realizzazione sullo schermo.
La tortuosità impressa al luogo dall’allestimento, che raggiunge il suo massimo grado proprio mentre, paradossalmente, camminiamo su mappe riprodotte a tutto pavimento nella sezione In viaggio, contribuisce a darci l’impressione di un labirinto da cui fatichiamo ad uscire con la sola logica. Non a caso i reportage di viaggio di Simenon raccontano una società che percorre i labirinti della Storia andando verso il secondo conflitto mondiale e le fotografie che li illustrano, a cui Michele Smargiassi dedica un approfondito saggio nel catalogo, sono intrise di uno sguardo «inevitabilmente patriarcal-coloniale… molto più ingovernabile della sua prosa». I romanzi, anche gli stessi Maigret che dovrebbero appartenere ad un genere basato su una risoluzione finale in cui il mistero è risolto logicamente e l’ordine ristabilito, ci portano, invece, sempre nelle parole di Gopnik, «ad accettare l’ambiguità e il dubbio», a comprendere le ragioni e la psicologia di chi delinque, non solo delle vittime.
Gli schermi luminosi su cui vengono proiettate molte delle immagini ci immergono nei luoghi e negli avvenimenti storici del Novecento e nelle fotografie scattate dallo stesso autore o nei video delle sue interviste, invitandoci a cogliere le corrispondenze tra l’universo materiale in cui visse Simenon e quello creativo in cui si muovono i suoi personaggi. Come il romanziere, ci immergiamo nella Parigi degli anni 20 e camminiamo a livello dei pedoni. «Simenon è un camminatore instancabile: visita ogni angolo di Parigi, percorre in su e in giù tutti i quartieri di cui conosce i bistrot, i vicoli ciechi, le botteghe nascoste nei cortili interni», ci informa Benoît Denis, mentre lo stesso Simenon dichiara che, come antecedente all’atto creativo della scrittura, c’è il camminare. Gli spostamenti da Liegi a Parigi e, successivamente, quelli intorno al mondo, sono anche un modo di plasmare la propria identità, di rivendicare una libertà personale da contesti sociali e famigliari vissuti come opprimenti, un’emancipazione che porta, tuttavia, ad una perdita del senso di comunità e di radicamento. L’unico punto fermo, in anni ancora pieni di incognite sul futuro e lontani dalla fama letteraria, è rappresentato dalla prima moglie Tigy.
Parallelamente all’attenzione per la materialità degli spostamenti fisici che, nei primi tre decenni del Novecento, porteranno alla transizione da Sim al fenomeno editoriale Simenon, “bestseller permanente” che inscrive «la sua opera nel ciclo lungo della posterità tipico della letteratura colta» (Denis), soprattutto nella seconda parte, la mostra mette in risalto il protagonismo di Simenon nella promozione della sua autorialità. Dal Ballo Antropometrico, grande evento mondano organizzato nel 1931 per il lancio del primo Maigret, alla cura personale delle copertine della serie, per cui ha l’intuizione di affidarsi a fotografi come Doisneau, Kertész e Man Ray, Simenon si afferma come una novità nel panorama editoriale, distinguendosi sia dagli autori della letteratura colta sia da quelli dei romanzi popolari. Affascina, in questa seconda parte della mostra, la sala circolare dedicata a Do not disturb. Il metodo Simenon che documenta la disciplina del processo di scrittura, esponendo i calendari delle revisioni e le buste gialle su cui sono appuntati i particolari delle narrazioni.
Lungo tutto il percorso e grazie al saggio di Cecilia Cenciarelli (Regine) Tigy (Renchon). Ritratto incompiuto pubblicato nel catalogo, emerge, tuttavia, anche la figura della prima moglie come essenziale per l’affermazione dell’autorialità di Simenon. Nonostante la sua vita sia stata spesso messa a margine della biografia intellettuale del marito, come scrive Cenciarelli, «oggi appare evidente che Tigy non fu solamente la principale testimone oculare della trasformazione del Sim-praticante-cronista al Simenon-romanziere, ma ebbe chiaramente un ruolo attivo e determinante in questo processo». Un’ultima ambiguità e un ultimo dubbio, all’interno delle problematiche dei rapporti di genere che i romanzi di Simenon e le sue dichiarazioni continuano a porre, anche nel nuovo millennio.
Riferimenti Bibliografici
J. Simenon e G. Farinelli, a cura di, Georges Simenon. Otto viaggi di un romanziere, Edizioni Cineteca di Bologna, Bologna 2025.
*In copertina Simenon e la pioniera della fotografia d’avanguardia Germaine Krull, a bordo dell’Ostrogoth. Insieme realizzarono il primo romanzo poliziesco illustrato La Folle d’Itteville, con 104 fotografie a corredo del testo. 1931 / Coll. John Simenon (© Simenon™)
Georges Simenon. Otto viaggi di un romanziere, mostra a cura di Gian Luca Farinelli, John Simenon, scenografie di Giancarlo Basili, Cineteca di Bologna, Galleria Modernissimo, 10 aprile 2025 – 8 febbraio 2026.