Si è conclusa il 30 dicembre 2018 l’imponente retrospettiva che il MoMA, il Museum of Modern Art di New York, ha dedicato all’attore italiano Ugo Tognazzi. Venti film in quattro settimane, dal 5 dicembre, e apertura affidata al documentario che la quarta e ultima figlia dell’attore cremonese, Maria Sole, gli ha dedicato nel 2010, Ritratto di mio padre, proiettato alla presenza della regista. La retrospettiva, curata in collaborazione con Istituto Luce Cinecittà, è stata significativamente intitolata Ugo Tognazzi: Tragedies of a Ridiculous Man, prendendo a prestito il titolo di un film troppo poco ricordato nella carriera del suo regista, Bernardo Bertolucci, da poco scomparso, La tragedia di un uomo ridicolo (1981), che valse al suo protagonista il premio come miglior attore al Festival di Cannes.
La prima retrospettiva americana consacrata a uno dei più rappresentativi attori del cinema italiano acquista il carattere, anzitutto, di un grande riconoscimento: a quasi trent’anni dalla morte il pubblico newyorchese ha avuto la possibilità di vedere un corpus ampio e significativo della carriera dell’attore (almeno quella cinematografica, tralasciando l’attività nel teatro leggero, in televisione e in altri ambiti dello spettacolo italiano e transnazionale), corpus che però coincide anche con un quarantennio di cinema italiano, negli anni più “laboratoriali” e rappresentativi della nostra identità nazionale. Da questo punto di vista la scelta dei curatori ha privilegiato un percorso particolarmente evocativo, composto da film molto diversi tra loro che indicano la complessità, la diversificazione e la sperimentazione del percorso artistico di Tognazzi.Film celebri e ricordati della commedia all’italiana, come La vita agra (Lizzani, 1964), Il federale (Salce, 1961) o Il magnifico cornuto (Pietrangeli, 1964), o film coevi degli autori di riferimento, soprattutto Marco Ferreri (di cui si sono proiettati L’udienza, La grande bouffe, La donna scimmia, L’ape regina). Ma la scelta è felicemente caduta anche su alcuni dei molti film difficilmente “incasellabili” interpretati dall’attore, grotteschi o in bilico tra generi differenti, talvolta difficili da reperire e soprattutto rivedere su grande schermo, pur dopo i restauri che hanno di recente interessato alcune pellicole. Tra questi ultimi rientrano film come La mazurka del barone, della santa e del fico fiorone (Avati, 1975), La proprietà non è più un furto (Petri, 1973), Una questione d’onore (Zampa, 1965), Il fischio al naso (Tognazzi, 1967), e soprattutto Splendori e miserie di Madame Royale (Caprioli, 1970), film di grande interesse dove Tognazzi interpreta un personaggio omosessuale dolente e drammatico, ben prima delle paillettes e del grande successo di Il vizietto (La cage aux folles, Molinaro, 1978, anch’esso in programma).
Si cadrebbe in errore, però, se si facesse risalire l’interesse del MoMA e dei curatori della rassegna su Tognazzi al solo vago interesse verso il cinema italiano, che spesso si presume al di fuori dei confini della Penisola: non si tratta soltanto di un riconoscimento celebrativo, ma della lenta acquisizione del ruolo sempre maggiore che attori, attrici, divi e dive ricoprono negli studi sul cinema e nell’organizzazione di eventi culturali, e non solo nell’immaginario comune. Tognazzi in questi ultimi anni si trova al centro di una interessante rivalorizzazione, a partire da ricerche e pubblicazioni che lo hanno riportato all’attenzione degli studiosi, ma anche grazie ad iniziative che hanno coinvolto il pubblico, come le manifestazioni organizzate a Cremona, nella sua città natale, dall’Archivio Tognazzi e dall’Università cittadina.Sotto questo profilo iniziative e ricerche, compresa questa retrospettiva internazionale, spingono a una nuova messa a fuoco di Ugo Tognazzi, come figura esemplificativa in grado di interpretare, riflettere e ridiscutere ancora oggi i caratteri dell’italianità. Da questo punto di vista l’importanza di un attore come Tognazzi non si gioca soltanto nel binomio, ormai consolidato, tra i filtri comici o grotteschi e la rappresentazione delle contraddizioni e del dramma, ma più sottilmente nella raffigurazione delle complesse e potenzialmente infinite sfumature e sfaccettature del costume nazionale. Tognazzi è stato l’attore che forse ha saputo maggiormente interpretare caratteri specifici, personali e contingenti, ma al contempo incarnarne le dilatazioni collettive, il riconoscimento generazionale, il senso generale di complessità, diventando incubatore di tensioni e veicolo di racconto in relazione ai cambiamenti della cultura e della società, in uno dei periodi più complessi della nostra storia.
Una modernità che, nel caso di Tognazzi, assimila anzitutto la rappresentazione del miracolo economico e delle sue contraddizioni, le complesse negoziazioni tra i ruoli di genere nella società degli anni ’60 e ’70, soprattutto in rapporto ai modelli di virilità, e i nessi del costume sessuale, famigliare, matrimoniale e del desiderio, in profondo cambiamento. Tutto ciò attraverso l’unione di almeno tre elementi distinti ma ugualmente intrecciati e relazionabili: i ruoli cinematografici, lo stile di recitazione e l’investimento nella caratterizzazione dei personaggi; la complessa biografia dell’attore, le vicende personali e i meccanismi che hanno legato vita privata e vita pubblica; infine, i discorsi di natura socio-culturale che scaturiscono dai due precedenti elementi, e che strutturano l’immagine di Tognazzi fuori e dentro il cinema, sui rotocalchi, nei discorsi pubblici, e persino nell’auto-rappresentazione che lo stesso attore alimenta su questi temi.
Si profila, dunque, sempre più l’esigenza di una prospettiva nuova nell’osservare e nell’analizzare i fenomeni legati alla recitazione, all’attorialità e al divismo, partendo dal caso Tognazzi: studiare le modalità di impiego dell’arte recitativa, le espressioni peculiari – che sono anche sintomi e indizi di un’epoca –, e al contempo mettere in relazione queste ultime con fattori e fenomeni di natura sociale e culturale, utili a ricostruire percorsi inediti dell’attorialità e a comprenderne le ricadute e le eredità, per offrire maggiore consapevolezza agli spettatori di oggi e di domani.
Riferimenti bibliografici
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