Non era semplice adattare per lo schermo l’universo emotivo e relazionale descritto da Sally Rooney in Persone normali (Einaudi, 2019), tradotto  da Maurizia Balmelli. Normal People, prodotta da BBC 3 e Lulu ha suscitato gli entusiasmi della critica e del pubblico e si è caratterizzata come un piccolo fenomeno mediatico, alimentato dal passaparola sui social network. La qualità della scrittura della serie, a cui ha lavorato la stessa autrice con Alice Birch, e la scelta dei due attori protagonisti, che appaiono credibili e perfettamente calati nel loro ruolo, sono gli elementi  centrali di questa produzione.

La serialità si è dimostrata come il dispositivo narrativo più adatto per restituire la struttura profonda del testo e accompagnare gradualmente lo spettatore nei cambiamenti e nelle oscillazioni emotive dei due protagonisti. Il lettore del romanzo se li sarebbe immaginati proprio così: intelligenti, pragmatici, analitici e passionali. Al centro della narrazione c’è una relazione e i modi in cui si trasforma. Una storia di formazione sentimentale e dipendenza reciproca, di attrazione sessuale e intellettuale, ambientata tra la piccola cittadina di Carricklea, dove i protagonisti Connell e Marianne frequentano il liceo, e Dublino sede degli anni universitari. Normal People è anche un racconto sul passaggio all’età adulta e sulla complessità degli stati d’animo dei due giovani protagonisti.

La storia parte proprio dall’ultimo anno delle superiori: Marianne è una delle ragazze più intelligenti e isolate della scuola, Connell uno sportivo popolare e timido perfettamente inserito nel gruppo dei pari. I due sono attratti l’uno dall’altra, si cercano ma mai davanti agli occhi degli altri. Negli anni del Trinity Marianne acquisterà popolarità, Connell invece vivrà all’interno di un universo fatto di incertezze, a causa anche della sua condizione economica, confermandosi però come uno degli studenti più brillanti di tutto il corso di letteratura inglese. Il rapporto tra Connell e Marianne fatica a trovare una stabilità a essere circoscritto e definito ma ciò che non viene mai messo in discussione è la profondità di questa relazione che muta nelle etichette (sono amanti, amici, fidanzati) ma rimane in qualche modo salda.

I personaggi non sono mai considerati isolatamente piuttosto acquistano forza all’interno delle loro relazioni sociali, amicali e familiari e impariamo a conoscerli proprio a partire dal modo in cui si confrontano con le situazioni quotidiane scoprendo lentamente le loro fragilità e ossessioni. A essere messe in scena sono le dinamiche relazionali e la serie, così come il romanzo, sposta l’attenzione non tanto verso l’individualità e la psicologia dei singoli personaggi ma verso la dualità che si costruisce nell’universo relazionale. La scelta della serie è quella di seguire parallelamente i due protagonisti per poi metterli a fianco l’uno all’altro.

Nel primo episodio vengono messe in sequenza due scene di vita domestica entrambe ambientate all’ora di cena: i dialoghi di Connell e Marianne con le loro rispettive madri. La messa in parallelo di queste due scene fa emergere sin da subito il tipo di relazione che i due protagonisti hanno con il loro universo familiare e tematizza l’assenza dei padri. Quando i due protagonisti non sono insieme la scelta è sempre quelle di mettere in relazione le loro vite, osservandone le differenze e i punti di contatto.

La sfida che l’adattamento ha affrontato è stata quella di riuscire in dodici episodi da trenta minuti a raccontare una storia semplice giocando sui generi: così la prima parte prende in prestito alcuni degli elementi tipici del teen drama, raccontando alcune delle situazioni emblematiche che emergono durante gli anni delle superiori (la creazione dei gruppi, la reputazione sociale, le feste) per poi spostarsi, durante gli anni dell’università, verso un racconto teso a indagare le trasformazioni dei due protagonisti. In una visione sistemica, capiamo molto di più i personaggi quando li contestualizziamo nel loro universo familiare o nei gruppi di appartenenza. Ad essere centrale in generale non è l’articolazione della trama ma il modo in cui viene messo in scena questo legame di coppia che rivela dei personaggi sfacciatamente intelligenti, maturi ma allo stesso tempo fragili e credibili.

Una delle caratteristiche del romanzo della Rooney è quella di insistere sui dettagli: azioni e spazi vengono raccontati con una precisione chirurgica e minimale allo stesso tempo. La scrittura misurata e asciutta insiste molto nell’analisi delle azioni dei protagonisti, anche quelle all’apparenza più banali. Nel romanzo i dialoghi tra i due personaggi come in una sorta di camouflage sembrano nascondersi nella moltitudine di frasi brevi che descrivono i gesti di chi parla e gli ambienti e gli oggetti da cui sono circondati. L’adattamento alleggerisce questo aspetto di analisi e descrizione delle azioni e dà valore ai gesti, alle espressioni, ai dettagli, ai primi piani, privilegiando sempre la dimensione dell’interazione e quell’arte della conversazione che è centrale nella scrittura di Sally Rooney.

Connell e Marianne quando non si vedono si scrivono, e questa comunicazione a distanza mette in gioco un altro degli elementi fondamentali del romanzo ossia il linguaggio delle mail. In uno degli episodi Marianne dice a Connell: “Ho adorato le mail che mi hai mandato. Erano bellissime, scrivi in modo meraviglioso”. Questo aspetto viene tematizzato all’interno del romanzo:

In queste settimane di lontananza le sue mail a Marianne sono diventate prolisse […]. Rilegge queste prime stesure ripetutamente, rivedendo ogni singolo elemento narrativo, spostando proposizioni avanti e indietro perché le frasi si articolino come si deve […]. Non saprebbe spiegare perché le mail a Marianne lo assorbano tanto, ma non ha l’impressione che sia una cosa banale. La sensazione è che il gesto di scriverle sia espressione di un principio più ampio ed essenziale, qualcosa della sua identità, o di ancora più astratto, che ha a che fare con la vita stessa (Rooney 2008, pp. 142- 143).

Il linguaggio della posta elettronica che caratterizza in parte questo romanzo, ma che è centrale in Parlarne tra amici, il primo romanzo di Sally Rooney, viene trasposto in maniera coerente e anche sul piccolo schermo. Uno degli episodi è costruito attraverso le mail che Connell e Marianne si scambiano attraverso l’uso della voice-over dei due protagonisti. Lo spettatore ascolta lo scambio profondo e a volte ironico tra i due, conoscendo anche il modo in cui si raccontano attraverso il linguaggio scritto. Come scrive Lauren Collins sul “New Yorker”: «Viviamo in una grandiosa epoca epistolare, anche se nessuno lo vuole riconoscere. Non telefonando, i nostri telefoni hanno ristabilito l’onnipresenza del testo. Pensate alla pura e semplice profusione di messaggi, a tutte le cose che una volta dicevamo – o non dicevamo – che ora inviamo».

Anche a distanza i due personaggi non smettono di sentirsi, raccontarsi ogni dettaglio più intimo della loro vita, tuttavia non incorrono nei malintesi che possono nascere dalle conversazioni istantanee su Whatsapp né sembrano nutrire interesse per Instagram o Facebook. Tutta la loro relazione è raccontata attraverso forme di comunicazione in grado di dare una certa profondità al rapporto: nel decimo episodio vediamo Connell svegliarsi e salutare Marianne attraverso uno schermo, la videochiamata è rimasta aperta tutta la notte e i due tendono a stabilire una quotidianità intima anche a distanza.

In Normal People si dà valore al rapporto, a come lo si costruisce e lo si alimenta, i sentimenti vengono scandagliati, messi in discussione, affrontati con intelligenza e la relazione narrata è sempre credibile, sincera, agganciata al reale, non edulcorata C’è spazio per la razionalità e per la passione e il sesso a questo proposito diventa uno degli elementi più importanti della serie e soprattutto nei primi episodi, le scene si caratterizzano per la forte intensità con cui sono state pensate e girate.

Fondamentale è poi il ruolo della fotografia: l’episodio girato in Italia nel casale di Marianne restituisce una freschezza nelle immagini che rimane impressa, così come l’uso della luce, la scelta delle inquadrature nei dialoghi o ancora l’azzeccata colonna sonora che attinge al meglio della musica indie internazionale.

Sally Rooney è considerata la scrittrice che ha saputo raccontare la generazione dei millennials, soffermandosi soprattutto sulle relazioni e il loro carico di passioni, fallimenti e dipendenze.  La serie risulta un prodotto contemporaneo nello stile e nel linguaggio ma può considerarsi allo stesso tempo un piccolo classico, un evergreen in grado di raccontare la stratificazione degli stati d’animo e le difficoltà che entrano in gioco all’interno delle dinamiche relazionali.

Riferimenti bibliografici
L. Collins, Sally Rooney gests in your head, in “New Yorker”, 7 gennaio 2019.
D. Meneghelli, Liberamente tratto da…storia, codici, tragitti, mediazioni tra letteratura e cinema, in “Between”, vol. 2, n. 4, novembre 2012.
S. Rooney, Persone normali, Einaudi, Torino 2018.
Id., Parlare tra amici, Einaudi, Torino 2019.

Normal People. Ideatori: Sally Rooney, Alice Birch e Mark O’Rowe; interpreti: Daisy Edgar-Jones, Paul Mescal; produzione: Element Pictures, Screen Ireland; origine: Ireland; anno: 202o.

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