“Non lo so che cosa vuol dire inflazione, so che cosa vuol dire leone in gabbia, morte, numero stretto di scarpa, so che vuol dire vai a sensazione”. Pensieri espressi a voce alta in un libero flusso di coscienza, nella forma di un costante sottotesto poetico, attraversano il film n-Ego,  secondo lungometraggio  della drammaturga, attrice e regista Eleonora Danco. Come avviene spesso nel suo teatro (Ero purissima, Me vojo sarva’, Sabbia,  dEversivo, Intrattenimento violento, Squartierati, Benvenute stelle, Bocconi amari ), in n-Ego si sviluppa  una pièce monologante e polifonica che porta sullo schermo il divertimento, l’incertezza, lo smarrimento e la libertà di comporre un collage contemporaneo con parole, voci, pezzi di vita. 

Il titolo gioca con le parole, evocando l’ego e la sua negazione nella prima persona singolare di un presente indicativo, una definizione intercambiabile dell’identità attraverso affermazione o negazione.

Se nel suo primo lungometraggio, N-Capace, Danco era un’anima in pena  che si aggirava tra adolescenti e anziani  esprimendo fin dal titolo un atavico senso di  insufficienza e incapacità, in n-Ego si rapporta all’età adulta, accompagnando lo spettatore in un viaggio virgiliano tra anime che raccontano pezzi della  propria storia, in un pellegrinaggio metropolitano onirico e surreale. 

Una figura avvolta in un impermeabile rosso lucido, con una calza sul volto che lascia libera solamente la bocca e una cartucciera a tracolla con flaconi da ingoiare all’occorrenza al posto dei proiettili, si aggira per le strade, portandosi dietro un’asta con la flebo. Questa sorta di manichino dechirichiano (diversi sono i riferimenti alla pittura, da Cézanne a De Chirico a Magritte) si trascina in un vagabondaggio metafisico attraverso i quartieri di Roma (Trastevere, San Lorenzo, Parioli), e anche Sperlonga e Terracina.  

È una persona adulta, barcollante, che ha reazioni  incontrollate (“A volte mio padre si impossessa di me, divento lui”) che scrive e semina ovunque i fogli del copione, esprimendo in modo ironico la sua inadeguatezza e incapacità di stare nella realtà, senza mai perdere però il contatto con lo spirito giocoso della fanciullezza: vuole fare l’esame per la patente ma non ha i documenti; vuole raggiungere un indirizzo ma non ricorda la via né il numero civico da indicare al tassista (un contrariato Elio Germano); vuole realizzare un progetto a basso costo ma fa solo incontri inconcludenti con fatui produttori che citano Shakespeare (un irresistibile Filippo Timi) o velleitari presunti “eredi naturali di Pasolini”.

“Mi faccio schifo sempre, anche questa mattina”, “Volevo urlare, ma ho solo detto: ci sono”, “Mi metto le pantofole, non voglio fare rumore. Non mi deve sentire nessuno”, “Tutti siamo capaci di essere felici. Tutti siamo dei possibili sprechi”. Danco mette così in gioco una creatività tragicomica piena di caos e di solitudine, di divertimento e di angoscia, capace di costruire un film attraverso un flusso di pensieri, facce, corpi in piedi, seduti, sdraiati, o messi in fermo immagine su uno sfondo metropolitano, un muro, uno scoglio, un parco.

Il girovagare dell’autrice mascherata (la calza sulla faccia è “la maschera dell’inconscio” che lei non sa di avere) è accompagnato da tre figure che rappresentano il Super-Io, ingombranti e molesti “supereroi” con mantello dorato (come le coperte termiche di emergenza), che ingaggiano risse, sputano davanti alla macchina da presa, allestiscono una buca sulla spiaggia nella quale la regista si fa seppellire senza opporsi.

Una flânerie esistenziale, un cinema fatto di incontri, di epifanie, in cui persone letteralmente prese dalla strada, appartenenti a tutte le categorie sociali, si trasformano in autentici performer che raccontano qualcosa di sé con sconcertante purezza

Se i Comizi d’amore pasoliniani indagavano sull’amore e sul sesso, n-Ego mette in scena dei “comizi di vita” con individui che parlano di sé, liberi da uno sguardo psicologico o sociologico. Rispondono a domande sul sesso, i desideri, i sogni, la famiglia, i soldi, il rapporto col corpo. La regista li interroga e gioca con le loro vite riuscendo a raggiungere un’intimità profonda, spontanea, a volte comica, a volte struggente.

“Ti sarebbe piaciuto fare il prete?”. “Hai mai partecipato ad un’orgia?”. E ancora “Quale oggetto di piacerebbe essere?”,” Qual è il tuo sogno nel cassetto”, “Se dovessi scegliere chi uccideresti tra tuo padre e tuo madre?”.

Un uomo dai capelli bianchi dichiara di non sapere né leggere né scrivere, racconta di essere stato in carcere ma ci tiene a chiarire di non aver mai fatto male a nessuno.

Una donna dal trucco marcato, legata a un palo, parla dei maltrattamenti subiti da un suo ex compagno e dice sorridendo: “Oggi sono legata a un amore, sì…che non c’è”.

Un uomo di Terracina coi capelli lunghi racconta la sua passione per il western americano, nata dalla sua somiglianza con gli indiani dei fumetti di Tex Willer.

Ci sono signori che camminano con un cartello con su scritto “anziani dei Parioli”, “anziani di Tiburtino”. Ma vediamo anche un gruppo di signore di Trastevere, in posa con il mitra in mano, e donne avvolte in tralci di edera che parlano di ospedali e di malattie in “largo delle malattie”. Una fumatrice quotidiana di cannabis (“una decina, mi tengo leggera”), un rapper che avrebbe potuto fare il prete, un hippie rovinato dal gioco d’azzardo, il figlio di un rapinatore che ha seguito le orme del padre, una donna che ha chiesto al chirurgo di fargli le gambe come quelle del suo compagno (e il chirurgo si è rifiutato). Ma anche un imprenditore agente di viaggi, una donna figlia di un diplomatico che ha vissuto tra Mosca, Washington, Parigi e Cortina .

N-Ego è una riflessione itinerante sull’esistenza e sull’ identità, dentro una città con “palazzi come torte margherita di cemento”, con i lavori per la metro che non finiranno mai, in un soliloquio poetico che raggiunge la fisicità di un corpo sdraiato sull’asfalto con le automobili che corrono in retromarcia.

n-Ego. Regia: Eleonora Danco; sceneggiatura: Eleonora Danco, Marco Tecce; fotografia: Martina Cocco, Francesco Di Pierro; montaggio: Marco Tecce; musiche: Marco Tecce; interpreti: Eleonora Danco, Antonio Bannò, Luca Gallone, Federico Majorana, Filippo Timi, Elio Germano; produzione: Tessalit Productions, Nightswim, in collaborazione con Rai Cinema; origine: Italia; durata 82′; anno: 2024.

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