Nel racconto seriale creato da Alfred Gough e Miles Millar per Netflix e MGM, con Tim Burton tra i produttori esecutivi, la famiglia nata dalla penna di Charles Addams per le vignette del New Yorker torna sul piccolo schermo, ma protagonista è la sola Mercoledì. In piena fase di contestazione generazionale, la ragazza che frequenta il Liceo Nancy Reagan (moglie di quel Ronald Reagan che da Presidente degli Stati Uniti d’America ha avviato l’era neoliberale) – si vendica dei bulli che tormentano il fratellino Pugsley, liberando dei piranha nella piscina in cui alcuni di loro si allenano e viene così allontanata da quella scuola che lei stessa definisce come un luogo sottofinanziato in cui i sogni degli studenti sono bloccati. La giovane deve trasferirsi in un nuovo istituto d’istruzione, la Nevermore Academy, frequentata a loro tempo dai genitori e ubicata nei pressi di Jericho (città in cui, nel Nuovo Testamento, avviene la conversione del pubblicano Zaccheo attraverso un incrocio di sguardi).
La multietnica scuola che accoglie Mercoledì è dedita esclusivamente alla formazione di giovani reietti della società (freaks già noti all’audiovisivo come lupi mannari, gorgoni, sirene, vampiri), ma la giovane manifesta un’indole solitaria e scontrosa che la porta a isolarsi dagli altri – anche se le sono più simili – e a negarsi le spensieratezze dell’adolescenza: a interessarle non sono la tecnologia, i social network, la popolarità, ma la scrittura, il violoncello, lo studio della botanica. Accompagnata dall’inseparabile Mano, la ragazza riesce appena a socializzare con il solitario Eugene – amante delle api per la loro connaturata cooperazione al benessere del gruppo e per il disconoscimento del patriarcato, quindi distante dallo spirito di concorrenza e frammentazione che caratterizza la scuola e la società (si pensi alla sequenza della gara in canoa e alla slealtà delle squadre).
A Jericho, anonimo e ordinario centro urbano fondato dal padre pellegrino Joseph Crackstone, Mercoledì appare fuori contesto (“È in bianco e nero” dirà di lei un compagno di scuola). La gente vive una vita tranquilla e a tratti apatica, sempre uguale a sé stessa, fatta di consumi, negozi, piccoli eventi festivi di comunità. L’idillio viene interrotto da alcuni omicidi che portano lo sceriffo locale a sospettare che il responsabile sia uno dei giovani della Nevermore: del resto si tratta di individui problematici (ma vittime a loro volta di atti di bullismo da parte dei giovani “normali”, come lo scherzo crudele durante il ballo scolastico) che vivono una condizione di esclusione sociale rappresentata metaforicamente dalla separazione fisica della scuola dalla cittadina. Mercoledì intuisce subito che qualcosa non torna nella narrazione costruita frettolosamente dalla polizia ed è decisa a smascherare il vero colpevole e difendere la Nevermore, tanto da sentenziare che “ci sono mostri ovunque e quelli di cui non sospettiamo sono i più pericolosi”. Tra intrighi e pericoli mortali (il ritorno in vita di Crackstone a mo’ di novello Frankenstein minaccia l’esistenza stessa della scuola e dei suoi studenti), la giovane affronta un percorso di maturazione che la porta a socializzare e divenire leader del gruppo dei freaks, capaci di riconoscersi e unirsi nella lotta degli esclusi per i propri diritti.
La scelta di intitolare l’istituto che la espelle a lady Reagan è un rimando non solo agli anni ottanta e al neoliberismo, ma anche all’immaginario americano piccoloborghese, con quell’omologazione dei consumi nei suburbs e quella limitazione della donna ad angelo del focolare domestico che era stata messa in crisi dal Sessantotto. Non dobbiamo dimenticare, infatti, che a rinnovare il modello di riproduzione sociale patriarcale e consumistico erano state le immagini di intimità famigliare dei Reagan durante gli anni cinquanta, quando l’ex divo hollywoodiano e fervente conservatore Ronnie mostrava, insieme alla propria sposa Nancy, le comodità di una vita fatta di villette a schiera in periferia, consumi crescenti ed elettrodomestici, in una serie tv prodotta dalla General Electric sulla CBS.
Reietta tra i reietti, Mercoledì non si rassegna ad assumere un posto nel mondo stabilito dagli altri, ma rivendica la propria legittima stranezza e respinge i meccanismi con i quali la società la crea come soggetto deviante dalla norma. La ragazza diventa incarnazione di quelle soggettività potenzialmente sovversive che, per Althusser, rifiutano di interpretare un ruolo cui sono costrette e che non è sviluppato in modo autonomo: si pensi al cortocircuito in cui la signorina Tornhill (Christina Ricci, volto cinematografico del personaggio di Mercoledì durante gli anni novanta nei due film diretti da Barry Sonnenfeld) suggerisce alla nuova giovane Addams (Jenna Ortega) di autodeterminare la propria identità: “Non perdere mai la capacità di non farti definire dagli altri”.
L’essere vampiri, lupi mannari o gorgoni, diventa espediente per raccontare l’esistenza di alcuni individui che sono avvertiti come classe pericolosa per l’ordine costituito e su cui convergono le paure irrazionali e i pregiudizi della società. Sono soggetti che vengono formati nelle tante Nevermore (il «mai più» come dichiarazione programmatica?), ideale rappresentazione di scuole e riformatori come luoghi di addestramento/rieducazione (e di riproduzione ideologica) a un modo di produzione socioeconomico e alle sue regole. Mercoledì arriva persino a sabotare consapevolmente il percorso normalizzatore della psicoterapia cui è costretta dal tribunale dopo l’espulsione dalla Nancy Reagan, ben oltre quelle resistenze che possono nascere tra analista e paziente – evidente riferimento al tema foucaultiano delle tecniche di controllo che si esplicitano dapprima contro i folli, i delinquenti e gli studenti indisciplinati, per poi far capolino nella società intera.
Vero baricentro di senso della serie è, allora, lo scontro tra Mercoledì e Joseph Crackstone: il padre pellegrino – che in passato aveva sterminato le streghe e altri eretici tra i quali Goody Addams (un’antenata di Mercoledì con cui quest’ultima si sovrappone fino a identificarsi) con l’accusa di vivere in armonia con la natura e gli indigeni – viene riportato in vita da una persona “normale” per eliminare i devianti e distruggere la Nevermore. Proprio la caccia alle streghe rientra tra i fenomeni che hanno permesso la nascita del capitalismo, dato che tramite questa «si è sradicato un mondo di pratiche e credenze che ostacolava lo sfruttamento del lavoro e della natura e promuoveva una visione del mondo incompatibile con i presupposti dell’accumulazione capitalista. Disciplinare le donne era fondamentale a questo scopo» (Federici 2022, p. 30). Sconfiggere il padre pellegrino significa, quindi, combattere simbolicamente quell’ideologia che parte dall’accumulazione originaria (si pensi a quanto sostiene la giovane Addams circa l’omissione dei crimini coloniali nello storytelling WASP di cui è intrisa la retorica sui coloni puritani) e finisce per creare rappresentazioni contemporanee come la scuola Nancy Reagan e i suburbi da american dream. Lontana da una interpretazione superficiale che la vede come sterile figura dell’adolescente in crisi di identità che gioca con le sottoculture giovanili, Mercoledì sembra piuttosto archetipo di una nuova e radicale umanità le cui cifre sono il femminismo, l’antirazzismo, l’anticapitalismo, l’antiabilismo, l’ambientalismo.
Riferimenti bibliografici
L. Althusser, Sull’ideologia, Dedalo, Bari 1976.
A. Dal Lago, La produzione della devianza. Teoria sociale e meccanismi di controllo, Ombre Corte, Verona 2000.
S. Federici, Caccia alle streghe e Capitale. Donne, accumulazione, riproduzione, DeriveApprodi, Roma 2022.
M. Foucault, Il potere psichiatrico. Corso al Collège de France (1973-1974), Feltrinelli, Milano 2004.
Mercoledì – Wednesday. Ideatori: Alfred Gough, Miles Millar; interpreti: Jenna Ortega, Catherine Zeta-Jones, Luis Guzmán, Christina Ricci; produzione: MGM Television, Millar Gough Ink, Tim Burton production; origine: Stati Uniti d’America; anno: 2022-in produzione.