Tony entra in un diner, si siede e inizia a sfogliare il catalogo di un juke-box al tavolo del locale. Quando sceglie finalmente il pezzo, partono le note di Don’t Stop Believin’ dei Journey. Dopo pochi secondi entra la moglie, Carmela, seguita dal figlio, Anthony Junior. Ogni ingresso è introdotto da un campanello, che richiama lo sguardo di Tony verso la porta. Dopo l’ingresso del figlio, l’attenzione di Tony è brevemente catturata da uno strano personaggio, indicato nei credits come «Man in Member’s Only Jacket», che entra anche lui nel locale, dirigendosi verso la toilette. I tre attendono Meadow, la figlia di Tony, mentre tenta di parcheggiare tre volte la sua macchina fuori dal locale. La famiglia Soprano si è data appuntamento per mangiare insieme i migliori anelli di cipolla del New Jersey, ma non riusciranno a ricongiungersi per l’ultima cena. Appena Meadow è riuscita a parcheggiare e si dirige di corsa verso l’ingresso del locali, la campanella della porta suona, Tony guarda di fronte a sé, e lo schermo diventa bruscamente nero. Anche la canzone s’interrompe sulla frase «Don’t stop» del ritornello. Seguono 10 lunghissimi secondi di buio e silenzio. Poi, iniziano i titoli di coda muti.
Che fine ha fatto Tony Soprano e, con lui, la sua famiglia, dopo 6 stagioni e 86 episodi? Dove è andata a finire I Soprano, serie creata da David Chase e mandata in onda da HBO tra il 1999 e il 2007? Le speculazioni su questo finale sono state, negli anni, disparate: Tony è stato oggetto di un attentato, ed è morto per mano dell’uomo misterioso; l’attentato è stato compiuto ma la vittima è un altro membro della famiglia, probabilmente Meadow, che non riesce a unirsi ai familiari; tutta la scena è un sogno, o comunque una proiezione mentale di Tony successivo all’ennesimo attacco di panico; l’uomo misterioso è un federale che arresterà Tony dopo avergli concesso un’ultima cena in famiglia. A sostegno di ognuna di queste teorie, sono stati evidenziati diversi elementi di connessione tra la sequenza finale e alcuni episodi della serie. Chase ha spiegato in più occasioni che non si tratta di un «Da Vinci Code» e che non vi è nessun significato nascosto. La verità è che il finale dei Soprano è la manifestazione più evidente dell’impossibilità, per una serie, di finire.
La maggioranza delle serie televisive contemporanee non riesce mai a finire quando e come dovrebbe secondo i fan e le critica, le cui aspettative finiscono per essere puntualmente disattese. La necessità di creare un mondo entro cui muovere e costruire dei personaggi di fronte a situazioni sempre diverse, e come conseguenza fidelizzare più spettatori possibili, porta spesso creatori e produttori a procedere per accumuli narrativi, finendo per scontentare tutti. Lo schermo nero rappresenta, qui, la volontà di fermarsi un momento prima della fine, di lasciare allo spettatore la possibilità di scegliere e immaginare cosa è successo a Tony Soprano. Chase compie un passo di lato di fronte all’impossibilità di decidere come e dove mettere il punto su un personaggio troppo grande per essere concluso. Tony Soprano, e I Soprano con lui, non possono proprio finire così. L’invito è dunque quello a non smettere mai di credere, come ci suggerisce il ritornello del pezzo dei Journey: di credere alle storie, ai personaggi, alle immagini, a quei film che non finiscono mai, e che continuano all’infinito, nonostante il proiettore si sia spento e le luci in sala accese (Oh, the movie never ends / It goes on and on and on and on…») . Di credere a quello che abbiamo appena visto, alla vita oltre un finale, di resistere all’apparenza di una fine e al dolore della morte. Ed è così che I Soprano, una serie volutamente senza fine, rappresenta autoriflessivamente la serie con il finale più potente della storia della serialità televisiva americana.
I Soprano. Ideatore: David Chase; interpreti: James Gandolfini, Lorraine Bracco, Edie Falco, Michael Imperioli; origine: USA, anno: 1999-2007.