Per la mostra dedicata a Luigi Ghirri a Lugano, il MASI sceglie Rimini (1977) come foto di copertina nella sezione del sito dedicata all’esposizione. L’immagine mostra tre turisti ripresi di spalle mentre sono intenti ad osservare il paesaggio naturale: colpisce il contrasto tra la calma evocata dalla posa delle figure umane, riprese mentre ammirano le montagne abbracciandosi e accoccolandosi su una ringhiera, e il dinamismo dello spazio montano, caratterizzato da numerose e aspre linee verticali proprie delle vette montuose. Elemento tipico del grande fotografo emiliano, prevale una sensazione di pace e immobilità, dato che, come sottolinea il curatore nella pagina online della mostra, «ciò che è decisivo per Ghirri non è un momento nel tempo, ma la sua distillazione».
La fotografia scelta come copertina rappresenta quindi due delle caratteristiche dell’opera di Ghirri presenti negli scatti della mostra: l’atmosfera sospesa e caratterizzata da «una visione che ne declina le istanze in chiave maggiormente affettiva» (Guadagnini 2010, p. 309), oltre alla preferenza data ad alcuni soggetti ricorrenti, come i turisti colti mentre osservano paesaggi che sono già stati ampiamente ripresi da altri viaggiatori. Soprattutto questa seconda caratteristica testimonia la lunga ed elaborata riflessione compiuta da Ghirri sull’idea stessa di viaggio e sul modo attraverso cui l’immagine fotografica determini e condizioni la stessa esperienza di un luogo.
Il percorso espositivo della mostra si caratterizza per una duplicità concettuale: da una parte si tratta di un allestimento fluido, collocato in un ambiente non strutturato in sale rigidamente separate, tale da incoraggiare il pubblico a percorrere liberamente gli spazi, stabilendo in modo autonomo pause e collegamenti. Questo aspetto è inoltre favorito dalla mancanza di un’uscita vera e propria: una volta terminato il percorso, il visitatore deve necessariamente ripercorrere la mostra a ritroso, riallacciando connessioni fra immagini e pensieri oltre a crearne di nuovi. Dall’altra parte, invece, le sale sono strutturate sulla base tanto di una progressione cronologica quanto di una differenziazione tematica: ognuna è dedicata a una serie realizzata dall’autore nel corso della sua carriera, disposte dagli settanta ai novanta.
Il pubblico inizia il percorso espositivo in uno spazio intitolato Paesaggi di cartone e dedicato all’omonima serie realizzata nel 1973, espressione della fascinazione di Ghirri per le immagini trovate nella quotidianità, come foto, cartoline e manifesti pubblicitari raffiguranti luoghi, persone ed esperienze interessanti. L’ambiente successivo è denominato Montagne, laghi, sole e mare e raccoglie scatti eseguiti nelle gite fuori porta svolte durante gli anni settanta. La mostra prosegue con Viaggi in casa, uno spazio che comprende fotografie tratte dalle opere Atlante, del 1973, in cui Ghirri ingrandì singoli dettagli di mappe tramite un obiettivo macro, e Identikit, del 1976, raffiguranti parti del proprio arredamento domestico, composto da dischi, libri e cartoline. La mostra si conclude con gli spazi intitolati Un atlante tridimensionale, espressione con cui l’autore descrisse il parco a tema riminese “Italia in Miniatura” che fotografò tra il 1977-78 e il 1985, e Viaggi in Italia, comprendente gli scatti realizzati nel corso degli anni ottanta in numerose località italiane su incarico di vari enti per il turismo.
Il percorso espositivo vuole dunque coniugare la disposizione cronologica e tematica delle immagini, necessaria per riassumere parte della carriera del fotografo, con lo stesso approccio di Ghirri verso l’immagine, concepita come viaggio che perdura oltre la singola fotografia e necessita l’interpretazione di chi la osserva, dato che l’autore «è convinto che ogni sua istantanea […] ne richiama un’altra continuamente, e che non esiste nessuna immagine unica e compiuta, ma una serie di rimandi, di altre visioni e apparizioni, legate a loro volta a immagini già viste e a foto che verranno scattate in futuro, per riconoscere ogni volta qualcos’altro» (Benigni, Zanchi 2016, p. 14).
Ghirri ha studiato il concetto del viaggio da più punti di vista: le fotografie ai luoghi e ai turisti si accompagnano a quelle rivolte agli elementi che concretizzano il turismo di massa in senso materiale e iconico, come gli scatti ad altre fotografie, a cartoline, a manifesti pubblicitari e anche a mappe, finendo col compiere dei viaggi immaginari, realizzati inquadrando dettagli del proprio atlante e della propria abitazione, oltre a concepire la stessa arte fotografica come un itinerario attraverso le immagini. Infatti, «iniziata già negli anni Settanta, la ricerca fotografica di Ghirri è stata paragonata al viaggio di un “iconauta”, a un’ininterrotta riflessione e riappropriazione di quei codici visivi tratti dall’universo delle immagini e dal visibile più in generale, per procedere a una serie di accertamenti sul reale» (Russo 2011, p. 385).
Dunque, Ghirri ha accostato la riflessione sul viaggio a quella sul suo doppio, cioè alla relazione fra la realtà e le sue riproduzioni, compiendo una profonda elaborazione postmoderna del rapporto e della tensione fra l’originale e la sua rappresentazione, tradendo spesso una preferenza per gli ambiti in cui il confine fra i due diventa labile e poroso: ne sono esempi le sue immagini di immagini, come le fotografie alle cartoline turistiche o le serie In scala, dedicata al parco a tema “Italia in Miniatura” presso Rimini.
Quest’ultima collezione di scatti si configura anche come viaggio, seppur in scala, oltre che come rappresentazioni in formato ridotto di luoghi simbolici avulsi dal proprio. Ghirri, tuttavia, non si interessa all’inevitabile componente kitsch di questi stereotipi, ma prende in considerazione «l’ispessimento del fenomeno di duplicazione del reale, la reiterazione continua e incessante del sempre uguale insieme a quell’insistente affermazione del non vero che provocava continui scarti percettivi tra i diversi gradi di realtà, e che coincideva, secondo il fotografo, con la pratica stessa della messa in immagine fotografica» (ivi, p. 387).
Riferimenti bibliografici
C. Benigni, M. Zanchi, Pensiero Paesaggio, Silvana Editoriale, Cinisello Balsamo 2016.
W. Guadagnini, Una storia della fotografia del XX e del XXI secolo, Zanichelli, Bologna 2010.
A. Russo, Storia culturale della fotografia italiana. Dal neorealismo al postmoderno, Einaudi, Torino 2011.
Luigi Ghirri. Viaggi. Fotografie 1970 – 1991, mostra a cura di James Lingwood, MASI – Museo d’arte della Svizzera italiana, Lugano, 8 Settembre 2024 – 26 Gennaio 2025.