Io sospetto che la storia, la vera storia sia più pudica
e che le sue date essenziali possano rimanere
perciò, durante lungo tempo, segrete.
Jorge Luis Borges, Altre inquisizioni

Un’idea semplice come punto di partenza: Luigi Pirandello torna in Sicilia nel 1920 per partecipare ai festeggiamenti per gli ottanta anni di Giovanni Verga. Un evento, triste e inaspettato, al suo arrivo a Girgenti, ne fa però slittare i programmi: l’improvvisa morte dell’amatissima balia Maria Stella non impone, ma certo suggerisce una parentesi nel suo soggiorno, per occuparsi personalmente della sepoltura. E qui s’innesca la fantasia: l’incontro con due becchini molto particolari, Sebastiano Vella e Onofrio Principato, ben più assorbiti dalla passione per il teatro e dall’allestimento, amatoriale ma non meno impegnativo, di una loro commedia. Aggiungiamo la forza comica dell’equivoco: il mancato riconoscimento, sapientemente ritardato, dell’identità del Maestro.

Il sodalizio tra Roberto Andò e Toni Servillo si è consolidato negli anni, prima con Viva la libertà (2013), poi con Le confessioni (2016): impossibile dunque non pensare a lui per un Pirandello di folgorante somiglianza. Interpretazione contigua, in un registro più ironico e controllato, a quella di Eduardo Scarpetta per Qui rido io di Mario Martone (2021). La vera sorpresa è allora la presenza di Salvo Ficarra e Valentino Picone, un appuntamento annunciato ma rimandato nel tempo in attesa del momento giusto. Ecco: la scommessa concepita dal regista e dagli sceneggiatori – Ugo Chiti e Massimo Gaudioso – era quella di trovare un territorio comune, dove tutti fossero a proprio agio. Una scommessa vinta in ogni senso: ora condivisa dalla critica e premiata dal pubblico. Un film di grande intelligenza, dove si ride di gusto.

L’intuizione di fondo de La stranezza – e la sua chiave narrativa – sta nel distacco da ogni ipotesi di adattamento, la strada percorsa invece a suo tempo dai fratelli Taviani con Kaos (1984) e Tu ridi (1998): qui invece uno spunto biografico porta altrove, descrivendo e illuminando la genesi dei Sei personaggi in cerca d’autore proprio nel flusso della vita – un’idea di Sciascia, implicitamente sottolineata dalla dedica finale – dentro una suggestiva congettura. Seguiamo dunque Pirandello, in crisi creativa, mentre si nasconde a teatro e spia le prove della Trincea del rimorso dei due “dilettanti professionisti”: la vita e la finzione si confondono fino al culmine del debutto in cui il pubblico interagisce vivacemente con gli attori. Dapprima involontaria, poi progressivamente consapevole, ecco la fonte di ispirazione per i suoi Sei personaggi, tanto contestati alla prima del Teatro Valle, quanto celebrati negli anni a venire. E, in una situazione rovesciata, i due becchini – espressamente invitati dal Maestro – assistono un po’ interdetti proprio a quei tumulti. La rievocazione fantastica suggerisce forse un punto di fuga: quel frammento dei Sei personaggi che il film ci propone sembra proprio l’anticipazione di un allestimento futuro, con Luigi Lo Cascio nel ruolo del capocomico, Fausto Russo Alesi e Galatea Ranzi nei panni del padre e della madre… chissà, dal teatro al cinema e ritorno.

In un libro autobiografico che esce proprio in questi giorni – una lunga, intensa conversazione con Salvatore Ferlita – Andò dichiara la sua attrazione per un cinema romanzesco opposto a un cinema letterario: il romanzesco è «un modo diverso d’investigare la realtà» (Andò 2022, p. 58), «un’opzione dell’immaginazione» (ivi, p. 60). Ma di quella polarità si può proporre una versione più sfumata: se il romanzesco è un approdo – felicemente annunciato, agli esordi, dal Manoscritto del Principe (2000) – il letterario gli si contrappone sotto forma di tentazione, come dialogo e conflitto con i propri autori: Sotto falso nome (2004) e Viaggio segreto (2006) si collocano forse in quella zona più riparata, di ancoraggio, di attesa.

Il cinema di Andò si è progressivamente disancorato da quella letterarietà, trovando un sapiente dosaggio e la sua cifra stilistica nell’alternanza tra un registro brillante e uno più intimista e riflessivo: «Inconsciamente, spero di incontrare – siano essi lettori o spettatori – persone, o coscienze, che amano che il pensiero si mescoli al racconto, che amano le deviazioni e le pause in cui alle azioni subentra un certo grado di riflessione» (ivi, p. 105).

Parlare a tutti, senza rinunciare alla complessità.

Riferimenti bibliografici
R. Andò, S. Ferlita, Il piacere di essere un altro. Fotografie di Lia Pasqualino, La nave di Teseo, Milano 2022.

La stranezza. Regia: Roberto Andò; sceneggiatura: Roberto Andò, Ugo Chiti, Massimo Gaudioso; fotografia: Maurizio Calvesi; interpreti: Toni Servillo, Salvatore Ficarra, Valentino Picone, Giulia Andò, Renato Carpentieri, Luigi Lo Cascio; produzione: Angelo Barbagallo, Attilio De Razza; distribuzione: Medusa film; origine: Italia; durata: 103′; anno: 2022.

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