Nelle sue Lezioni sulla filosofia della storia (1837) Hegel afferma che lo spirito segue lo stesso percorso del sole muovendosi da Oriente a Occidente, trovando in quest’ultimo il proprio compimento in quanto razionalità pienamente dispiegata, libera e consapevole di sé. Abendland, il termine con cui si indica in tedesco l’Occidente, significa letteralmente “terra della sera”. Giunto al proprio compimento, al proprio occaso, nella sera della propria esistenza, che ne è dello spirito? Che forma assume la razionalità nello spazio del proprio dispiegamento assoluto? C’è ancora posto per la filosofia dopo la filosofia, ovvero quando essa ha compiuto il proprio cammino di auto-comprensione risolvendosi e dissolvendosi in tal modo nelle scienze particolari? Sono queste, a mio avviso, alcune delle domande cruciali che fanno da sfondo all’ultimo corposo volume di Umberto Galimberti, Heidegger e il nuovo inizio. Il pensiero al tramonto dell’Occidente; domande a cui Galimberti prova a rispondere attraverso il pensiero di Martin Heidegger.

Invero il testo si presenta come un’approfondita e organica introduzione al pensiero heideggeriano; eppure la posta in gioco va oltre la mera presentazione dei tratti salienti della riflessione del pensatore tedesco. Essa è dichiarata in maniera esplicita già nel titolo dell’introduzione: «Dal primo all’altro inizio» (Galimberti 2020, p. 11). Si tratta, coerentemente alla postura del pensiero di Heidegger, di situarsi sulla linea di demarcazione che separa il primo inizio, quello della metafisica, che comprende un arco temporale che va grossomodo da Platone a Nietzsche, da un nuovo inaudito inizio del pensiero. È in questa insistenza, in questa persistenza che si apre, al di là di ogni prospettiva volontaristica e sovrana, lo spazio per un nuovo inizio del pensiero. Se, com’è noto, il passaggio dal primo all’altro inizio non dipende esclusivamente dall’uomo e si inscrive, invece, nel solco di un salto (Sprung) ontologico che, deframmentando qualsiasi visione lineare e cronologica del tempo, appartiene all’ambito dell’evento, compito della filosofia sarà quello di muoversi nel frammezzo del tramonto per comprenderne le movenze e le peculiarità.

È in questa terra di mezzo, in questa fenditura che, coerentemente con le premesse del discorso heideggeriano, Galimberti intravede uno spiraglio, una «piccola porta» per l’avvento di un altro inizio; «il tramonto» – scrive – «tuttavia conserva, nel suo attenuarsi, la luce dell’alba» (ivi, p. 23). Affinché si intraveda la luce dell’alba è tuttavia necessario che l’Occidente compia l’ultimo estremo passo e attraversi quello che è il suo momento più buio; quella «mezzanotte della notte del mondo» che Heidegger individua nel dominio della razionalità calcolante della tecnica. Che la questione della tecnica, già a partire dal monumentale volume del 1999, Psiche e techne. L’uomo nell’età della tecnica, costituisca il trait d’union del pensiero di Galimberti con la riflessione heideggeriana è cosa abbastanza nota. Tuttavia è interessante notare come nel testo qui in esame, nonostante l’intento esplicitamente introduttivo, Galimberti provi a leggere l’intera epopea speculativa dell’autore di Essere e tempo (1927) sotto la lente ermeneutica della tecnica. È come se Galimberti provasse a ricalibrare l’interpretazione di tutto il pensiero di Heidegger a partire dalla questione della tecnica, in quanto nome di quel frammezzo in cui si gioca la contesa tra tramonto e alba, primo e altro inizio del pensiero.

Dichiarate le intenzioni e tracciate le linee di ricerca nell’introduzione al testo, Heidegger e il nuovo inizio si presenta come una vera e propria guida alla lettura dell’opera del filosofo tedesco. La prima parte è dedicata alla biografia di Heidegger in relazione all’atmosfera culturale entro cui la vita del pensatore stesso prende forma. L’infanzia, la formazione universitaria, l’impegno politico, le relazioni personali con i maestri, gli allievi e le donne; tutto questo viene letto alla luce del percorso filosofico di Heidegger. Forma di vita in cui l’esistenza del pensatore di Messkirch procede legata a doppia mandata con il suo percorso filosofico. D’altra parte è lo stesso Heidegger a sostenere, nelle lezioni su Aristotele, che di un filosofo di potrebbe sintetizzare l’intera biografia con l’icastica formula “nacque, lavorò, morì”; se si escludono l’inizio e la fine, la vita del filosofo corrisponde in un rapporto 1 a 1 con i tornanti del proprio pensiero.

La seconda parte del volume, invece, percorre in maniera trasversale l’intera produzione filosofica di Heidegger soffermandosi in particolar modo su Essere e tempo, il trattato che ha sconvolto la filosofia novecentesca facendola deflagrare dall’interno, e sui lavori “onto-storici” degli anni trenta, con particolare riguardo ai Contributi alla filosofia (1989), testo considerato da molti critici il secondo capolavoro di Heidegger. Una parte consistente di questo capitolo è, infine, dedicata alla lettura dei famigerati Quaderni neri, una serie di taccuini inediti che accompagnano in maniera parallela e “segreta” la produzione ufficiale di Heidegger. Taccuini che, in virtù di alcune affermazioni antisemite in essi contenute, hanno riacceso l’antica – e talvolta però anche stucchevole – querelle tra coloro che ritengono il pensiero di Heidegger vicino all’ideologia nazista (Faye, Farias, solo per citare i più famosi) e coloro che, invece, difendono a spada tratta lo spessore filosofico della riflessione heideggeriana, ascrivendo le frasi antisemite di Heidegger alla sua critica al pensiero tecnico e calcolante della modernità (su tutti, von Herrmann, curatore della Gesamtausgabe heideggeriana nonché ultimo allievo di Heidegger).

Se la seconda parte del volume si muove attraverso l’analisi delle opere, la terza procede invece con l’approfondimento di alcune nozioni cardine del pensiero di Heidegger: il primo inizio, la metafisica, il concetto di verità, la questione della tecnica, l’origine dell’opera d’arte, l’altro inizio del pensiero. Esse costituiscono i raccordi di un pensiero abissale e multiforme, che presenta tuttavia un’organicità di fondo e si muove nel tentativo, probabilmente non pienamente riuscito, di declinare la filosofia al di là di se stessa nell’ottica di un pensiero rammemorante post-metafisico.

La quarta e ultima parte procede con quella che potremmo definire, con un termine gadameriano, una Wirkungsgeschichte: una rassegna della storia della critica heideggeriana che Galimberti per questioni pratiche suddivide in tre momenti cronologicamente ordinati. In un primo momento il pensiero di Heidegger è stato letto attraverso una lente ermeneutica di matrice esistenzialistica, successivamente a prevalere è stata la lettura ontologica e, infine, ad affermarsi è quella di stampo ermeneutico. Il volume è arricchito da una corposa e ben organizzata sezione bibliografica. In essa sono indicati sia i volumi fin qui pubblicati dell’opera completa di Heidegger sia i testi di letteratura secondaria su cui si basa la critica del pensiero heideggeriano. Sebbene il testo di Galimberti costituisca uno strumento utile per gli studiosi neofiti del pensiero di Heidegger, in quanto presenta per grandi linee i punti cruciali della sua riflessione, mi pare che la sua pubblicazione non aggiunga nulla di nuovo a ciò che su Heidegger era stato già detto.

Considerato nell’ottica di una guida alla lettura esso non fa che ripercorrere, talvolta in maniera poco innovativa, alcuni segnavia della riflessione di Heidegger non fornendo alcun elemento inedito rispetto a quello che era stato già scritto in altre introduzioni datate e, per molti versi, già digerite dagli studiosi di Heidegger. Considerato, invece, nell’ottica di uno studio monografico, come tanto il titolo quanto alcuni spunti interessanti nelle pagine introduttive facevano credere, il volume di Galimberti manca il proprio obiettivo. Considerata la comprovata capacità speculativa di Galimberti, Heidegger e il nuovo inizio avrebbe guadagnato in profondità e interesse se, rimanendo fedele alle premesse presenti nelle pagine iniziali, avesse riletto tutto il pensiero di Heidegger attraverso la lente ermeneutica della tecnica, marcando in maniera più netta la centralità che il passaggio tra il primo e l’altro inizio ricopre nelle pagine di Heidegger stesso.

Riferimenti bibliografici
U. Galimberti, Heidegger e il nuovo inizio. Il pensiero al tramonto dell’Occidente, Feltrinelli, Milano 2020.
Id., Psiche e techne. L’uomo nell’età della tecnica, Feltrinelli, Milano 1999.
G.W.F Hegel, Lezioni sulla filosofia della storia, La nuova Italia, Firenze 1981.

Umberto Galimberti, Heidegger e il nuovo inizio. Il pensiero al tramonto dell’Occidente, Feltrinelli, Milano 2020.

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