A partire dalla scorsa programmazione autunnale degli anime televisivi, per proseguire poi in quella invernale (29 settembre 2023 – 22 marzo 2024), è andata in onda la prima stagione di Frieren – Oltre la Fine del Viaggio, oggi disponibile su Crunchyroll. Prodotto da Madhouse, celebre studio d’animazione giapponese – molti e molte lo ricorderanno per i film di Satoshi Kon –, e diretto da Keiichirō Saitō (nel suo curriculum la direzione di Bocchi the Rock! ma anche il lavoro di key animator in molte belle produzioni), Frieren – Oltre la Fine del Viaggio è l’adattamento dell’omonimo manga, tutt’ora in corso, scritto da Kanehito Yamada e illustrato da Tsukasa Abe, e da noi pubblicato da J-Pop.

Di cosa parla questo anime? Partiamo proprio dal suo titolo in originale: Sōsō no Frieren. In italiano, nell’anime, lo si trova tradotto come Frieren la funesta (episodio otto), una scelta che rende bene la brevità semantica dell’originale e che dona al personaggio principale – Frieren – un tratto violento, ma che forse lascia fuori una sfumatura, tra l’ironico e l’amaro, presente nell’accostamento dei kanji che formano la parola sōsō, qualcosa di traducibile con una perifrasi del tipo “Frieren che ti porta al funerale”. Perché questa premessa? Perché al centro delle vicende c’è un’elfa, maga, di nome Frieren. Dall’espressione spesso simile a quella di una volpe tibetana, cioè imperscrutabile, Frieren è “naturalmente” disumana per la sua capacità di sterminare demoni senza cedere alle loro illusioni verbali. Ma è disumana anche per una longevità tale da permetterle di sopravvivere a tutti quegli umani che, nel tempo, hanno condiviso con lei molto della propria vita.

Cominciamo a conoscere la nostra maga a partire dal suo ritorno nella capitale del regno, come parte del gruppo di avventurieri dell’eroe Himmel. Assieme a questa coppia, troviamo un guerriero, nano, tostissimo, di nome Eisen, e un prete, simpatico, fondamentalmente buono e un po’ ubriacone, di nome Heiter. Nel loro viaggio durato dieci anni, fra mille avventure e peripezie, i quattro sono riusciti nel loro intento di sconfiggere il Re Demone, portando così la pace ovunque. Dopo il loro ritorno si separano, dandosi appuntamento di lì a cinquant’anni. Questo lasso di tempo è un nonnulla per la maga ma è vita vera che si consuma per gli altri. Al nuovo incontro, ma soprattutto alla morte di Himmel, Frieren capisce di avere dei rimpianti, di aver voluto conoscere meglio Himmel, e in lei comincia a crescere il desiderio di conoscere meglio gli esseri umani in generale.

La cosa comincia a prendere poi forma ulteriori anni dopo, con la sua visita all’amico prete Heiter. L’uomo, prima di morire, le affida Fern, una bambina orfana da lui adottata, alla quale Frieren, a poco a poco, comincerà a insegnare la magia e alla quale si affezionerà. Uno schema simile si ripeterà con Eisen, visto che, nel corso del viaggio, a Frieren e Fern si unirà Stark, giovane guerriero cresciuto proprio sotto Eisen. Per Frieren si forma così un secondo gruppo, legato al primo ma dove è lei, questa volta, a fare da guida. Insieme a Fern e Stark, l’elfa decide di mettersi in cammino per raggiungere il Nord, verso un luogo dove sembra essere possibile entrare in contatto con le anime dei defunti. Lì potrebbe quindi trovare quella di Himmel, a cui vorrebbe esprimere i propri sentimenti, così da dargli un addio appropriato.

Diverse deviazioni e incontri costellano il viaggio di Frieren, Fern e Stark. Ci saranno momenti contemplativi, quasi bucolici, ma anche delle situazioni dinamiche fatte di scontri, dove il terzetto se la vedrà con demoni rimasti a zonzo dopo la disfatta del Re Demone, o dovrà affrontare sfide di magia molto particolari per ottenere dei particolari lasciapassare. In tutto questo, non mancano flashback che ci mostrano la Frieren nel gruppo dell’eroe Himmel, suggerendo quindi parallelismi ed evoluzioni tra ieri e oggi.

Nel complesso, si può dire che l’anime riprenda fedelmente il manga, in cui però convergono anche elementi tratti, a loro volta, da opere letterarie nipponiche di fantasy in stile occidentale. Anche esteticamente, l’immagine delle orecchie degli elfi – lunghe e che si allontanano lateralmente dalla testa – nasce da una visione tipicamente giapponese di queste creature fantastiche, poi diffusasi nei vari prodotti del media mix. Indubbiamente il modello originario di questa iconografia si è formato negli anni ’80. Per la precisione, va ricercato nell’elfa Deedlit delle storie fantasy di Record of Lodoss War di Ryō Mizuno, edite dal 1986.

Non solo, nell’impostazione della narrazione molto si deve, forse ancor più che al romanzo, alla tradizione del racconto, là dove gli scrittori giapponesi sono sempre stati abili nel descrivere le storie in modo incisivo, con poche e rapide pennellate, creando contemporaneamente un’atmosfera rarefatta che spinge il lettore a riflettere e interrogarsi su quanto appena letto. E, in effetti, sia nel manga che nell’anime di Frieren c’è in ogni singolo capitolo/episodio un’estrema attenzione ai dialoghi e agli elementi del racconto. Essi non sono mai ridondanti; spesso i sentimenti dei vari personaggi sono affidati a gesti misurati, mai emotivamente grossolani. Ad esempio, è raro vedere i vari protagonisti reagire in modo esagerato anche se feriti gravemente. Quando i personaggi parlano, ecco che allora c’è sempre una motivazione, palese o nascosta che sia, ben precisa per farlo, e le battute sono espresse in maniera naturale. In ciò si ritrova l’antico concetto giapponese – certo presente in passato anche in altre culture, sebbene in Giappone ancora oggi ricopra un ruolo importante – del kotodama, il potere spirituale racchiuso nelle parole. Cosicché, parlare più del necessario diventa superfluo, se non dannoso.

Il modo contenuto in cui le emozioni vengono espresse serve a rendere al meglio un altro punto essenziale: quello delle lotte tra maghi. Nell’anime sono stati aggiunti notevoli effetti speciali che li spettacolarizzano rispetto al manga, ma ciò, comunque, non ne muta la sostanza, ossia il fatto che siamo di fronte a scontri che assomigliano molto a partite di scacchi. I maghi si misurano tra loro e contro i demoni già prefigurando ancor prima dell’inizio della battaglia mosse e contromosse. Paiono più colti intellettuali che non i simpatici e folcloristici stregoni che spesso – anche a causa di certa “faciloneria” delle produzioni cinematografiche e televisive – siamo abituati ad associare al genere. Questo, inaspettatamente, dona un tocco realistico e insieme poetico al racconto dell’elfa Frieren e dei suoi compagni. Anche per i guerrieri, come Stark, gli scontri ricalcano in molti aspetti quell’idea di combattimento presente nelle arti marziali nipponiche, racchiudendo in sé una filosofia  di vita.

Dunque, dietro un racconto che all’apparenza sembra pienamente un fantasy occidentale, siamo in presenza di una storia ricca di concetti profondamente giapponesi, non ultimo l’amore del suo popolo per la natura che, soprattutto nella versione animata, dà vita a una serie di meravigliosi sfondi di paesaggi di campagna, quasi dei veri e propri quadri.

E poi c’è la grande idea portante di Frieren, ovvero l’immortalità e il peso che comporta il vivere in un mondo dove, al contrario, tutto il resto è destinato a decadere rapidamente. Un tema trattato in più occasioni nel corso della storia umana. Come non ricordare, anche solo restando in tempi recenti, la leggenda del capitano dell’Olandese Volante o il romanzo La donna eterna del 1887 di  H. Rider Haggard. Nel Sol Levante, poi, esiste la leggenda di Yaobikuni, la monaca buddhista che sarebbe vissuta per ottocento anni dopo aver mangiato la carne di una sirena.

Indubbiamente, però, un parallelo più vicino alla storia di Frieren e Himmel – che è non solo il racconto di una comprensione reciproca, ma anche di un grande amore disperato –  lo troviamo nella vicenda di Beren e Lúthien narrata da  J.R.R. Tolkien, dove l’autore britannico evidenzia i problemi che possono nascere nel rapporto sentimentale tra un umano e un essere praticamente immortale. In Frieren, il senso di tristezza già presente nell’opera di Tolkien è forse ulteriormente amplificato. Frieren non ha i numerosi compagni della propria razza che hanno gli elfi tolkieniani e, a differenza di amici e compagni, è sostanzialmente l’unica figura atea della storia, non credendo nella dea del suo mondo.

In parte con la mentalità di una bambina, come si deduce dal suo entusiasmo fanciullesco nell’accumulare grimori e oggetti magici, Frieren è, al contempo, una creatura con un’enorme conoscenza e saggezza. Ne nasce così una figura affascinante, sfaccettata e solitaria, gravata dal peso del vivere in una dimensione “altra”, nonostante dopo la morte di Himmel cominci, infine, a capire i sentimenti degli uomini – per lei, in fondo, esistenze effimere –, e insieme a comprendere a pieno di aver amato ciò che ha perduto.

In fondo quella di Frieren potrebbe essere una storia con un ritmo descrivibile in termini musicali: sostanzialmente un “adagio”, in cui il passare del tempo si colora pian piano di umanità, ma interrotto – o, se si vuole, impreziosito – da situazioni in cui la storia si accende. Sia attraverso l’espressione di determinati sentimenti forti, ma anche con la messa in scena di conflitti che mostrano la magia come un continuo gioco di astuzia, dove perfino la debolezza, se sfruttata bene, è forza. A dare un contributo importante in queste situazioni c’è la qualità estetica sopraffina della trasposizione animata, con momenti spesso ricchi di invenzioni originali, e in cui il dinamismo più tipico del movimento animato, che scombina e ricombina a piacimento linee, forme, figure e prospettive, è incastonato in un montaggio cinematografico fatto di elementi semplici – soggettive, stacchi, dissolvenze – ma il cui uso rigoroso riesce a trasmettere una tensione ammirevole.

Frieren – Oltre la Fine del Viaggio. Ideatori: Keiichirō Saitō, Kanehito Yamada, Tsukasa Abe; interpreti: Atsumi Tanezaki, Kana Ichinose, Nobuhiko Okamoto, Chiaki Kobayashi; produzione: Madhouse; distribuzione: Nippon TV, Crunchyroll; origine: Giappone; anno: 2023-2024.

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