Nei sogni più oscuri

di GIACOMO TAGLIANI

Dexter di James Manos.

Dexter

Disteso su un lettino, avvolto nel cellophane, Biney apre gli occhi e fissa Dexter. Il rituale si sta per compiere: ma stanotte non è davvero la notte. Biney ha dato la caccia a Dexter per costringerlo a ritrovare la memoria del loro rapporto di sangue e finalmente rinnovarlo, ritornando a quel momento aurorale per vivere liberamente insieme le loro vite omicide. Dexter ha dato – inconsapevolmente – la caccia a Biney per l’ammirazione verso le sue tecniche omicide, assecondando pian piano un desiderio di conoscenza che emerge attraverso i ricordi dell’infanzia che baluginano frammentari ancora senza senso compiuto. Ora, tra il fratello (biologico) maggiore, di cui aveva perso completamente il ricordo e improvvisamente riapparso nella sua vita, e la sorella (adottiva) minore Debra, con cui Biney si è fidanzato offrendogliela poi come vittima sacrificale, Dexter ha scelto: taglierà – letteralmente – ogni legame con quel passato traumatico improvvisamente riemerso, per iniziare una nuova vita.

Dexter e Biney, tre e cinque anni, trovati dal capo della polizia di Miami Harry Morgan in una pozza di sangue sulla scena dell’efferato omicidio della madre, il primo preso in affidamento, il secondo internato in istituto. Il sangue come origine e destino: entrambi assassini seriali, ma su fronti opposti. Perché Dexter Morgan, brillante ematologo forense della polizia di Miami, è un serial killer di serial killer: solo così può tenere a bada i suoi demoni interiori, quel “passeggero oscuro” che regolarmente gli chiede di soddisfare questo desiderio impronunciabile. Lui è come loro, meglio di loro: ha un codice, trasmessogli da Harry, che ne ha sfruttato la perversa inclinazione sin da quando era adolescente, per sopperire alle mancanze della polizia.

La fine della prima stagione di Dexter (2006-2013) espone in modo paradigmatico la reversibilità tra conclusione e nuovo inizio come specifica temporalità dei mondi seriali. Sacrificare l’ultimo simbolo rimasto di un’esistenza menzognera, iniziando così una nuova vita che asseconderebbe quell’origine tragica e deponendo una maschera sociale evidentemente troppo stretta, oppure uccidere l’unica persona che può capirlo e accettarlo, smettendo di essere in balia di quel destino originario per cominciare a vivere in piena luce e in mezzo al mondo: una vita sta per finire, un’altra è pronta a sbocciare. Ma quali esattamente?

Un taglio netto alla gola, fiotti rossi zampillano a intervalli regolari, dissanguando il corpo lentamente: il gesto di Dexter è un omaggio all’assassino tanto ammirato, che ora giace di fronte ai suoi occhi umidi di lacrime. Suicidio, diranno tutti l’indomani, quando Dexter torna sul luogo del delitto, questa volta di giorno e per lavoro. Il senso della sua esistenza scorre davanti a lui: cosa succederebbe se rivelasse la sua vera natura alla folla di addetti ai lavori e curiosi? Due ali acclamanti prendono improvvisamente forma, cartelli di incitamento, colleghi trasformati in fan: bel lavoro, Dexter!

Il desiderio di essere se stesso – represso in tutti questi anni e definitivamente abdicato con l’uccisione di quel fratello proveniente dalle terre del rimosso e dell’inconscio – trova qui per l’unica volta un punto di incontro con il desiderio di essere come tutti – la strategia di sopravvivenza che il padre adottivo gli ha imposto e che continuamente sembra sul punto di andare in frantumi, nonostante le ciambelle offerte ai colleghi o un rapporto sentimentale posticcio. Un io diviso tra un voler-essere originario (“nati nel sangue”, si definiscono i due fratelli quando condividono finalmente il ricordo del massacro dei genitori) e un dover-essere istituzionale (“prima regola: non farsi scoprire”, gli insegna Harry) che nell’immaginazione di Dexter trova ora, fugacemente, un momento di equilibrio: non sono io che devo essere come voi, siete voi che, in your darkest dreams, sognate di essere come me. Ma è solo un momento, un’immagine che balena in un attimo di felicità, per dissolversi con lo sguardo del sergente Doakes, che ha intuito che il collega nasconde un segreto.

Il tema della sigla in sottofondo, così straniante in quel senso di noncurante leggerezza, ci riporta alla routine mattutina di Dexter, un inizio ciclico sempre uguale a se stesso dal quale parte necessariamente ogni possibile sviluppo narrativo della serie. Questo finale di stagione è allora il vero punto d’origine della serie, che da lì in poi vede il protagonista sempre meno cacciatore e sempre più cacciato, un personaggio con il quale possiamo cominciare a familiarizzare senza remore, a identificarci senza troppi pudori. Svanito il desiderio di essere se stesso, a Dexter non rimane che inventarsi nuove maschere da indossare per fingere di essere come tutti; allo spettatore, invece, non resta che cullare quell’oscuro oggetto del desiderio che cova nei recessi dell’animo, sublimandolo con l’attesa delle stagioni a venire.


Dexter. Ideatore: James Manos; interpreti: Michael C. Hall, Jennifer Carpenter, Christian Camargo, Julie Benz, Erik King, James Remar, Lauren Vélez; produzione: John Goldwin Productions, Showtime, Clyde Phillips Productions; origine: USA; anno: 2006-2013.

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