Nel panorama filosofico contemporaneo Peter Sloterdijk è probabilmente l’ultimo grande rappresentante di una lunga tradizione risalente almeno a Platone e Aristotele. Sebbene non si possa parlare di un pensatore sistematico, nel senso hegeliano del termine, le sue pagine, muovendosi su un terreno diverso rispetto alla logica del post-modernismo e del pensiero debole, reclamano ancora un valore universale e fondativo per la filosofia. È proprio a partire da questo presupposto che Stefano Vastano nel suo corposo saggio Filosofia dell’effervescenza. Estetica, etica e politica nel pensiero di Peter Sloterdijk ripercorre la quarantennale produzione filosofica del pensatore di Karlsruhe. Dal folgorante esordio sulla “scena” nel 1983 con la Critica della ragion cinica fino ai più recenti saggi di carattere estetico, religioso e politico, Vastano esplora l’opera monumentale di Sloterdijk; e lo fa attraverso il concetto guida di effervescenza. La motivazione di una tale scelta ermeneutica è illustrata nell’introduzione al saggio; così Vastano imposta la questione, provando a raccordare le varie direttrici che compongono il multiforme pensiero di Sloterdijk: «Una filosofia dell’insorgenza creativa, quindi, o dell’effervescenza, come abbiamo preferito chiamarla, che germoglia nei punti di intersezione fra più discipline, sintetizzando sempre nuovi piani concettuali dalla contaminazione di arti e scienze alle digressioni storiche e politiche» (Vastano 2023, p. 25).

Come un funambolo teorico Sloterdijk si muove leggero da un campo all’altro del sapere; incrocia filosofia e scienze, arte e politica; le conoscenze provenienti dall’antropologia si intrecciano a riferimenti al cinema, alla musica e al teatro. Sembra di trovarsi di fronte a un puzzle composito che alla fine rivela un’immagine inedita e diversa da quella che i singoli pezzi lasciano presagire. Ogni acrobatica speculativa richiede tuttavia non solo equilibrio nel muoversi e spostarsi lungo una fune teorica complessa, ma anche forza nel permanere stabili sul punto raggiunto. Ed è dirompente e straripante la forza speculativa che emerge da ogni pagina del pensatore di Karlsruhe; con una scrittura immaginifica e innovativa, come sottolinea giustamente Vastano, è, secondo una pregnante formula concepita da Deleuze, un creatore di concetti. Un filosofo nel senso più alto del termine. Nessuno spazio alla mediazione, nessun compromesso teorico, Sloterdijk, da vero cinico, ci regala riga dopo riga un incontro abissale e schietto con il pensiero nella sua forma più alta e per ciò stesso vertiginosa.

Numi tutelari della sua impresa sono soprattutto Friedrich Nietzsche e Martin Heidegger; pensatori che lo accompagnano e lo sostengono a ogni acrobazia e nell’esercizio “ascetico del pensiero. Una ginnastica ermeneutica che richiede applicazione e tenacia. E questo avviene fin dall’esordio con il testo sul cinismo. Volume che fin dal nome di matrice kantiana si muove verso le vette del Mount Improbable della speculazione filosofica mostrando la capacità di Sloterdijk di coniugare in un unico movimento riflessione sulla tradizione occidentale e attualità a cui tale riflessione conduce. L’analisi del kinismo antico, che a partire nella sua forma greco-romana si dispiega fino alle pagine di Nietzsche, è infatti l’occasione per evidenziare in maniera comparata come la modernità sia diventata soprattutto nell’ambito politico lo spazio di un cinismo dei mezzi che, strizzando l’occhio al populismo, smarrisce qualsiasi dimensione etica. Se il confronto con Nietzsche appare essenziale fin dagli esordi cinici di Sloterdijk, ancor più decisivo, è l’incontro-scontro con la filosofia di Martin Heidegger. Si capirebbe ben poco dell’antropologia e della filosofia sloterdijkiana senza conoscere l’ambito di riflessione del pensatore di Messkirch: dall’idea di ominazione e di Lichtung fino alle riflessioni sul carattere angosciante, e al contempo creativo, del colore grigio, passando per la considerazione dello spazio come dimensione centrale dell’essere-nel-mondo dell’uomo, ogni passaggio decisivo delle pagine di Sloterdijk sono un controcanto alla concettualità heideggeriana. Cos’altro è, d’altra parte, il grandioso progetto delle Sfere, se non il tentativo di confrontarsi con l’analitica esistenziale di Heidegger mostrandone i limiti intrinsechi? Bolle, globi e schiume – sono questi i sottotitoli dei tre volumi che compongono le Sfere – rimandano innanzitutto a una dimensione spaziale del rapporto dell’uomo con il mondo, laddove Heidegger, sotto alcuni riguardi, aveva dato la priorità alla questione del tempo.

In secondo luogo, centrale nella comprensione della dimensione estatica dell’esserci di cui parla Heidegger, secondo Sloterdijk, è il processo di ominazione che ha portato l’animale uomo a uscire dal recinto del proprio disinibente; processo che, a differenza dell’interpretazione ontologica heideggeriana, non sarebbe stato possibile senza quelle tecniche che costituiscono il modo attraverso cui l’uomo, per Sloterdijk, si relaziona al mondo. Se l’uomo è nietzscheanamente l’animale non ancora fissato, sono solo le tecniche che rendono possibile la creazione di ambienti lussureggianti affinché egli possa sopravvivere e riprodursi. E, dunque, crearsi e rigenerarsi. Provando a giocare sullo stesso campo semantico di Sloterdijk potremmo dire che l’uomo è, con Heidegger e oltre Heidegger, un essere-tecnicamente-nel-mondo. Dal grembo materno fino alle schiume più sofisticate e vaporose della cultura, dice Sloterdijk, l’uomo procede in maniera ascendente verso un processo di addomesticamento dell’essere e di ambientazione acrobatica. Ecco che l’imperativo estetico di cui parla in alcuni testi apparentemente dedicati soprattutto all’arte non è altro che un modo per evidenziare come l’esistenza dell’uomo non sia “altro” che un movimento continuo di creazione di bolle di immunità adatte a proteggerlo, sprigionandone le potenzialità che, in uno stato di incertezza perenne, resterebbero nascoste. È solo in un “parco umano” protetto dall’attacco di patogeni esterni – fisici e metafisici – che la vita dell’animale uomo può esprimersi in maniera lussureggiante fiorendo.

Ma il raggiungimento di uno stato di immunità e di benessere non è mai un’impresa solitaria. In Devi cambiare la tua vita (2009), saggio dedicato alle antropotecniche, riproponendo motivi di Jacques Derrida e Roberto Esposito, Sloterdijk utilizza l’espressione co-immunità. Si dà immunità solo nello spazio comune in cui, in una connessione schiumosa e multiforme, la protezione di uno dipende da quella dell’altro. Nell’epoca in cui il deserto cresce in maniera inarrestabile e la vita sul nostro pianeta non è più qualcosa di scontato, tanto che anche Prometeo probabilmente si vergognerebbe del proprio gesto ribelle, interpretando Sloterdijk, sostiene Vastano: «In gioco nella politica del XXI secolo non ‘è niente di meno che la salvezza del pianeta e la vita delle future generazioni, oltre che la sopravvivenza di milioni di migranti e la vita di moltitudini di precari nelle “zone ricche” dell’emisfero occidentale» (ivi, p. 38).

Questi sono solo alcuni dei temi con cui Vastano ci accompagna nella sua attenta disamina della sterminata opera di Peter Sloterdijk. Con precisione e accuratezza bibliografica il testo si rivela un utile strumento per non perdersi tra i mille rivoli del pensiero di uno degli ultimi grandi filosofi della tradizione occidentale. Altrettante preziose, in quest’ottica, si rivelano le interviste a Sloterdijk che Vastano nel corso degli anni ha effettuato in diverse occasioni; dando la parola direttamente al filosofo è, infatti, possibile chiarire alcuni punti cruciali della sua riflessione, centrando il fuoco anche sulle questioni politiche attuali. Se si volesse trovare forse un limite al lavoro di Vastano andrebbe rintracciato nel fatto che esso non presenta alcun limite. In altre parole, la posizione dell’autore, probabilmente si (con)fonde con le tesi di Sloterdijk stesso e alla fine anche il tentativo programmatico di sottolineare il carattere effervescente della proposta sloterdijkiana con l’avanzare delle pagine lentamente evapora.

Riferimenti bibliografici
P. Sloterdijk, Devi cambiare la tua vita, Raffaello Cortina, Milano 2010.

Stefano Vastano, Filosofia dell’effervescenza. Estetica, etica e politica nel pensiero di Peter Sloterdijk, Mimesis, Milano-Udine 2023.

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