In un’intervista recente, seguita alla pubblicazione del testo di Heidegger, L’inizio della filosofia occidentale. Interpretazione di Anassimandro e Parmenide (2022), Giovanni Gurisatti, traduttore italiano di questo volume e di altre opere heideggeriane, si sofferma sulla questione dell’etica nel pensiero del filosofo di Messkirch. Allievo di Franco Volpi, Gurisatti prova a ripercorrere il filo delle ricerche del maestro, approfondendone però i presupposti ermeneutici e legando in un duplice rimando gli aspetti etici ed estetici del pensiero heideggeriano.

La caratura etica del pensiero di Heidegger risulta da sempre una questione spinosa e piena di insidie; a maggior ragione da quando, a partire dal 2014, sono stati pubblicati nella Gesamtausgabe una serie di scritti inediti heideggeriani, i cosiddetti Quaderni neri, in cui emergerebbe in alcuni snodi decisivi della decostruzione della modernità una marcata traccia di antisemitismo. Copiosa è la produzione di lavori che provano a rendere conto dello stato dell’arte; talvolta in maniera appropriata, altre volte, invece, si tratta quasi di scritti partigiani che, nel difendere o nell’accusare Heidegger, risultano privi di qualsiasi spessore teorico.

Anche per questo motivo appare sorprendente come alcune pagine di Jean-Luc Nancy, risalenti a quasi un trentennio fa e dedicate alla dimensione etica del pensiero di Heidegger, siano ancora oggi attuali sia per la profondità della riflessione proposta sia per la chiarezza attraverso cui, sine ira et studio, approfondiscono uno dei temi più scivolosi del pensiero heideggeriano. Stiamo parlando naturalmente del testo L’“etica originaria” di Heidegger, che la casa editrice napoletana Cronopio ripropone dopo circa un ventennio dalla prima edizione, e a un anno dalla morte di Nancy, in una silloge dal titolo Sull’agire. Heidegger e l’etica. Rispetto al volume del 2004, dallo stesso titolo di quello attuale, la nuova versione curata da Antonella Moscati presenta un’interessante postfazione di Clemens-Carl Härle, Imprescindibilità del Mit, in cui si delinea la centralità della questione etica e dell’esistenziale “con-esserci” per la relazione ermeneutica tra Nancy e Heidegger.

La tesi sostenuta da Nancy nei due saggi contenuti in Sull’agire è nota: a partire da alcune affermazioni presenti nella Lettera sull’umanismo è possibile individuare nel pensiero heideggeriano una forma di “etica originaria” che precedendo ed eccedendo qualsiasi morale precettistica costituisce una delle chiavi di lettura ineludibili di Essere e tempo (1927) e, più in generale, dell’intera opera heideggeriana. Se è vero che le pagine di Nancy sono ormai patrimonio acquisito nell’ambito degli studi heideggeriani, è tuttavia interessante, almeno in questo contesto, ripercorrere la storia degli effetti (Wirkungsgeschichte) del testo per almeno due motivi tra essi connessi.

Innanzitutto il testo qui analizzato, pur rappresentando un’interpretazione del pensiero heideggeriano – forse, spingendo all’iperbole il discorso, potremmo dire che ogni riga scritta da Nancy è un confronto/scontro con l’opera di Heidegger –, si colloca nel punto di tangenza di diverse traiettorie teoriche dell’opera di Nancy stesso, consentendoci in tal modo di approfondire alcune tematiche centrali nella sua intera produzione. In secondo luogo, la posta in gioco di questo prezioso volumetto va oltre la lettera heideggeriana, in quanto Nancy mette in campo una serie di questioni che legando a doppio filo filosofia e politica provocano il nostro tempo in tutta la sua complessità. Per ciò che concerne il primo punto, possiamo individuare almeno tre nuclei tematici che, a partire dal confronto ermeneutico con la riflessione heideggeriana, costituiscono la spina dorsale del pensiero di Nancy: corpo, essere singolare plurale e comunità.

È curioso il fatto che il testo di Nancy sull’etica in Heidegger si concluda con un riferimento, sebbene via negationis, a Spinoza. Al di là dell’esplicita indicazione di Nancy, il quale ritiene che questa assenza al contempo riveli e celi qualcosa sul pensiero dell’etica in Heidegger, mi pare che, sebbene sottotraccia, con il riferimento a Spinoza per Nancy la posta in gioco sia anche e soprattutto un ripensamento del corpo e della corporeità. O meglio, del corpo come spazio di apertura di senso che, come è chiaro allo Heidegger di Essere e tempo, riguarda non semplicemente un atto intellettivo astratto, ma coinvolge la manualità e la corporeità tutta, nell’essere esposta al senso stesso nel suo darsi in quanto condotta etica. Scrive Nancy: «Giungere a toccare questo senso – cioè non assorbirlo come significato, ma esporvisi – questa è la condotta verso la quale si sforza il pensiero» (Nancy 2022, pp. 43-44).

Come si legge in Corpus, tuttavia, «il corpo è sempre al plurale» (Nancy 2020). Ed è proprio in uno dei due saggi contenuti in Sull’agire, ossia ne L’essere-con dell’essere-là, che è possibile individuare la radice heideggeriana della riflessione di Nancy sull’essere singolare plurale. Com’è noto, Nancy rintraccia nell’analitica esistenziale di Essere e tempo un riferimento importante per comprendere il carattere originariamente plurale dell’esistenza dell’uomo nel mondo: esistere, in altre parole, significa “essere-con”. Sebbene Heidegger avesse individuato questo tratto originario del Dasein, ponendo al cuore della costituzione dell’esserci il Mitdasein e il Mitsein, non è riuscito a trarre fino in fondo le conclusioni di tale originaria intuizione. E questo perché ha assegnato alla morte e alla sua anticipazione, ovvero a qualcosa che sostanzialmente è singolare, il tratto in cui il Dasein incontra se stesso e la propria autenticità.

La co-originaria apertura all’altro del Dasein, il suo essere costitutivamente cum, così come è pensato in Essere e tempo, oltre a rivelarci il carattere intrinsecamente aperto ed esposto del vivente uomo, porta con sé, secondo Nancy, l’ombra riflessa di un rischio. Così esprime la questione:

Heidegger fa di tutto per affermare questa essenzialità del con e la sua prima mossa consiste nel rifiutare il semplice ‘con’ delle cose messe insieme, in esteriorità, soltanto contigue tra loro. L’ultima mossa sarà invece, come vedremo, introdurre la categoria di popolo nella quale si cristallizza la possibilità per il Dasein di fare storia. Ora è proprio con il tema del popolo che è venuto, com’è noto, l’impegno nazista (Nancy 2022, p. 60).

Il tema della comunità rappresenta una delle questioni centrali dell’intera riflessione di Nancy. Esso crea inoltre un ponte ideale tra alcuni dei maggiori pensatori contemporanei: da Blanchot a Bataille, da Agamben a Esposito, una parte consistente della più appassionante filosofa del secondo Novecento può essere guardata, infatti, dall’angolo visuale di un ripensamento dei fondamenti teorici e politici della comunità. Tuttavia, come sottolinea Esposito in Communitas (2006), è proprio in Heidegger e nelle pagine dell’analitica esistenziale di Essere e tempo che è possibile individuare, in maniera aurorale, un pensiero sulla comunità.

Questa discendenza, con tutti i rischi che essa porta con sé, è chiaramente esposta da Nancy nel suo testo L’essere-con dell’essere-là; ed è significativo che esso sia contenuto in un volume che si occupa della questione etica in Heidegger. Provando a esplicitare il non-detto, è come se Nancy, da un lato, con l’individuazione di un’etica originaria di matrice ontologica mettesse in guardia da una lettura superficiale del pensiero heideggeriano, da sempre accusato di essere privo di spessore etico; dall’altro, tuttavia, egli sottolinea come proprio a quest’altezza il discorso heideggeriano incrocia traiettorie teoriche che lo hanno condotto a incontrare la Weltanschauung nazista e un pensiero in cui la comunità viene “sconfessata”, allontanando lo stesso Heidegger da quei presupposti che pure erano presenti nell’opera del 1927 e conducendolo verso una visione dell’essere in comune accartocciata sulla nozione di popolo e di autoctonia intrisa di Blut und Boden.

È probabilmente questa possibile deriva del pensiero sul comune che spinge l’ultimo Nancy ad abbandonare pian piano il termine comunità e a utilizzarne alcuni meno connotati storicamente come essere-con, co-esistenza, partizione e condivisione (partage). Proprio a quest’altezza si inscrive il carattere attuale del volume Sull’agire di Nancy: al di là dell’interpretazione del pensiero di Heidegger, che rimane comunque epocale, il testo ci fornisce infatti una serie di riferimenti che ci aiutano a orientare il nostro essere-nel-mondo contemporaneo.

Pensare l’etica nella sua originarietà costituisce probabilmente il compito più arduo a cui ci consegnano le pagine di Nancy. Nell’epoca dei facili moralismi, degli scandali da copertina e delle morali utilitaristiche, le parole di Nancy scavano un solco incolmabile in chi le legge, sollecitandolo a una responsabilità, in quanto risposta a un’ingiunzione originaria, che risulta sempre impossibile e pure necessaria; a una responsabilità, sempre al contempo singolare e plurale, che muovendosi al di qua di bene e male trovi nel pensiero la propria radice. Perché, in fondo, come ricorda Aristotele nell’Etica Nicomachea, pensare è il supremo agire.

Riferimenti bibliografici
R. Esposito, Communitas. Origine e destino della comunità, Einaudi, Torino 2006.
J.-L. Nancy, Corpus,  Cronopio, Napoli 2020.
Id., , Essere singolare plurale, Einaudi, Torino 2001.

Jean-Luc Nancy, Sull’agire. Heidegger e l’etica, Cronopio, Napoli 2022.

Tags     corpo, etica, Jean-Luc Nancy
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