Come si diviene ciò che si è? E quando? Non certo all’inizio, quando le illusioni dell’adolescenza ci conducono lì dove crediamo di trovare il senso irrinunciabile della nostra vita, come quello che appartiene ad un amore a cui sentiamo di non poter assolutamente rinunciare. E l’innamoramento di Priscilla Beaulieu per Elvis Presley nella Germania del 1959, al seguito delle truppe americane in Europa, corrisponde esattamente a questo. Lui è un militare di dieci anni più grande di lei, quindicenne, che seduce la giovane Priscilla, da cui è comunque sedotto. Il loro rapporto inizia superando le resistenze della famiglia della ragazza.
Un’adolescente negli anni cinquanta è tutto ciò che il mondo le dice di essere: desideri, abitudini, illusioni. Priscilla sarà assorbita dal mondo, sia pur illusorio, di Presley, cantante già molto noto in patria. E Presley ha bisogno di questa ragazza ancora bambina che lo rassicura. In interni poco luminosi, con tende che filtrano la luce, e arredi ingombranti, Priscilla si muove tra la famiglia che fa resistenza a concederla e Presley che la vuole, mantenendola però bambina. Si rifiuta ripetutamente di fare l’amore, dunque di toglierle la verginità, lasciando interdetta Priscilla che non si sente desiderata. La ragazza è lasciata nella condizione di non poter maturare.
Elvis, tornato in America, la inviterà, le chiederà di andare lì da lui a Memphis, nella villa familiare di Graceland, condotta da un padre ingombrante e in mezzo a tanti suoi amici. Ma le cose non cambieranno, gli interni più spaziosi della grande villa saranno sempre poco luminosi. Moquette e tappezzerie ingombranti compongono un mondo ancora senza aria. Priscilla passa il tempo a fare manicure o svogliatamente a studiare. I regali che le farà Elvis, come l’automobile per essersi diplomata, non serviranno a compensare la sua solitudine, il senso di isolamento che prova, perché sente la sua vita lontana da quella di Elvis, che a Hollywood, come raccontano i giornali, flirta con le attrici di turno.
Lei soffre, glielo dice, lo raggiunge, per tornare subito dopo a Graceland, e fare i conti con l’amara condizione di compagna di una star così amata: deve accettare la non esclusività. Ma Presley in fondo non è un approfittatore. È egli stesso fragile, vittima di un padre e di un agente ingombranti, fa abuso di pasticche, vuole che Priscilla possa essere la sua amata e rassicurante bambola. E anche quando decide di sposarla le cose non cambiano. Neanche con l’arrivo della figlia.
Restano in fondo entrambi due bambini che vivono protetti e soffocati da Graceland. Priscilla resterà sempre lì, nella grande casa, con autisti che l’accompagnano, smarrita in un quotidiano senza intensità, in una vita decisa dagli altri. Non solo da Presley, ma dagli altri indeterminati e senza volto che compongono il mondo chiuso dove vive, la villa ma anche l’ambiente circoscritto in cui si muove (negozi di abbigliamento, parrucchieri).
Cambieranno le sue acconciature, i suoi vestiti, ma lei resterà sospesa ad una condizione passiva ed assorbente, privata ora di molte illusioni, ma non di quella di poter tornare ad averle. Le parole, spesso sussurrate, attraversano gli ambienti e le relazioni della coppia, che non diventano mai vera passione. Nessuna scena di intensa intimità ci è mostrata.
Sofia Coppola sta a ridosso di Priscilla. Noi vediamo il mondo di Presley esclusivamente dalla sua prospettiva. Il suo vagare un po’ estraniata nell’ambiente nel quale è immersa ci viene restituito dallo sguardo della Coppola che la segue da vicino. La regia accompagna con una continuità di messa in scena e di sguardo, senza veri scarti né cambiamenti di ritmo, la vita e gli stati d’animo (non espressi) di Priscilla.
Quando una scena sembrerebbe poter giungere ad una intensità drammatica maggiore (come quando Priscilla si precipita a Los Angeles gelosa per tutto ciò che legge sulla stampa) viene interrotta. Il carattere assorbente e passivo di Priscilla viene sempre confermato, fino al finale. Quando con grande decisione Priscilla sceglie di agire e di separarsi da Presley. Decide di farsi una sua vita, che non ha mai avuto, anche se continua ad amare Elvis. Ci è voluto del tempo, e il frantumarsi di molte illusioni, per far emergere la volontà e la scelta di poter essere padroni del proprio destino.
Comunicherà ad Elvis dunque che vuole andarsene. E la partenza, come tutto, sarà senza veri conflitti. Saluterà tutti, salirà in automobile, e dopo un intero film di voci accennate, così come di brevi frammenti di canzoni di Presley, sarà I Will Always Love You cantata da Dolly Parton ad accompagnare l’uscita della macchina di Priscilla dalla prigione dorata di Graceland. Un senso di grande liberazione accompagna l’entrata di Priscilla nel mondo, con il cancello in ferro battuto che si apre al passaggio della sua automobile.
Priscilla. Regia: Sofia Coppola; sceneggiatura: Sofia Coppola; fotografia: Philippe Le Sourd; montaggio: Sarah Flack; interpreti: Jacob Elordi, Cailee Spaeny, Jorja Cadence, Emily Mitchell; produzione: The Apartment, American Zoetrope, Standalone Pictures; distribuzione: Vision Distribution; origine: Stati Uniti d’America, Italia; durata: 110′; anno: 2023.