Dopo L’isola delle Rose, Sydney Sibilla torna a raccontare un’altra storia italiana così incredibile che quasi potrebbe sembrare una favola. È quella dei fratelli Enrico, Peppe e Angelo Frattasio che, dalla fine degli ’70 in avanti, riuscirono a costruire un vero e proprio impero discografico fondato sulla contraffazione delle audiocassette. Un giro d’affari talmente grande che le stesse audiocassette di loro produzione iniziarono ad essere a loro volta contraffatte. Sulle bancarelle di mezza Italia si potevano trovare due versioni, quella con il timbro originale sulla copertina e quella fotocopiata. Oggi l’avremmo definito un fenomeno virale, ma ai tempi gli stessi protagonisti, oltre ovviamente a non conoscere il termine, non avrebbero saputo decifrarlo in tutta la sua potenza.

Come la storia dell’isola costruita al largo della costa della provincia di Rimini è rimasta per anni poco di più un mito locale, lo stesso vale per i fratelli Frattasio. Eppure c’è stato un momento in cui la “Mixed By Erry” era diventata l’etichetta discografica più importante del mercato italiano. Gli stessi fratelli Frattasio non ne erano a conoscenza: a rivelarlo sarà il loro fornitore di audiocassette vergini, poco prima che tutte le major discografiche si mettessero insieme per fare loro la guerra; guerra che poi si concluse con una condanna a 4 anni e sei mesi. Questa sorta di ingenuità dei personaggi ci restituisce fin da subito un’immagine piuttosto indicativa quell’Italia pre-internet, quella più provinciale e campanilista, che in fondo non abbiamo mai del tutto abbandonato. Ma ancora di più ci racconta la vita di personaggi che vivono da comparse mentre la storia passa al loro fianco.

In questa idea si può rintracciare un vero e proprio feticcio di Sybilla. È partito con dei docenti universitari frustrati e tartassati che, sfruttando un vuoto legislativo, creano la migliore smart drug in circolazione e un impero milionario. Ha proseguito con una chiatta costruita poco fuori le acque territoriali, poi trasformatasi in uno stato indipendente e infine abbattuta da due tonnellate di esplosivo dopo essere diventata un caso diplomatico arrivato anche agli uffici di Strasburgo presso la sede del Consiglio d’Europa. Ora ha raccontato la storia di un ragazzo che, dopotutto, voleva solo fare il dj. Non aveva un nome accattivante, i contatti giusti e tanto meno il physique du rôle. Allora si è limitato a fare le compilation per quelli che volevano farsi perdonare dalla ragazza o avevano bisogno di un po’ di musica nuova da mettere sullo stereo appena comprato. Quando poi si trattava di copiare un album intero, che in media durava 45 minuti, gli altri quindici li riempiva con musica che poteva piacere a chi quella cassetta l’aveva commissionata. Prima di MTV, dei blog o delle playlist personalizzate in streaming. Era legale? Lui era un dj e si limitava a fare delle audiocassette. Che non è poi una risposta tanto diversa da quella che Daniel Ek, il CEO di Spotify, diede inizialmente alle case discografiche che volevano fargli guerra. Lui era solo uno sviluppatore e aveva trovato un modo migliore di altri per condividere la musica online.

Adottare figure che rimangono “a lato” di tutto – della legge, dei ruoli, delle etichette e delle definizioni ben precise – è una scelta narrativa molto interessante. Permette al regista di creare personaggi che camminano sul filo del surreale, dei sognatori che credono nella loro visione del mondo, determinati ma al tempo stesso incredibilmente naif. Tutta la storia ruota attorno ai protagonisti e al loro essere fuori dal mondo, come se vivessero in una bolla e la Napoli degli anni ‘80 appena accennata – e lontana da quei cliché che dall’esplosione di Gomorra in poi hanno caratterizzato l’immaginario della città, anche quando declinati in chiave comica – amplifica questo effetto.  In questo modo il film prende in contropiede lo spettatore: se la struttura sembra ricalcare gli stilemi del genere, la commedia o lo stesso “camorra movie”, il film si trasforma poi in un racconto ibrido, sfaccettato e imprevedibile.

All’indiscutibile bravura degli attori si aggiunge un ritmo velocissimo. Sybilla limita al minimo le backstory e tira dritto: nel giro di poche scene i prestiti chiesti alla criminalità organizzata passano da essere pochi milioni a centinaia, in un attimo i laboratori per la duplicazione delle audiocassette sono già disseminati in tutta Napoli. Cambiano gli anni e cambiano pure i formati: dalla cassetta si passa al CD. Ma mentre tutto cambia, i protagonisti restano sospesi nel loro mondo e quindi riescono a non cambiare mai. Eppure erano quelli più avanti del loro tempo, sapevano vedere soluzioni dove gli altri vedevano solo problemi, arrivano in Cina prima di chiunque altro. Per assurdo la velocità del film ci racconta la lentezza di tutto il resto: il mondo discografico prima, l’Italia poi.

Mixed By Erry è, sì, un film sul passato, in cui, però, anacronisticamente è possibile ritrovare il presente. Oggi vengono realizzate playlist che durano più di una settimana e i film che sbancano al botteghino giocando con il multiverso; è impossibile rimanere fuori dal flusso di informazioni, non imbattersi nella nuova popstar coreana, nel nuovo trend musicale o nel nuovo video diventato virale.La musica stessa, oggi, nasce riprendendo ritornelli già sentiti o rimescolando hit di decenni passati. L’approccio data driven e la conoscenza approfondita dei gusti del pubblico è talmente portata all’estremo che ormai tutto deve funzionare e, di conseguenza, le canzoni di successo sono molte di più di quelle di un tempo, ma il periodo di esposizione diventa sempre più breve. La battaglia è sempre più spietata, non solo tra le novità, ma anche tra brani vecchi che ritornano in auge di colpo, magari resuscitati grazie ad una serie tv o anche solo all’algoritmo di TikTok.

I tre fratelli Frattasio invece vivono in un mondo lento, dove le nuove tecnologie si scoprono leggendo le riviste specializzate in edicola, dove si apprende l’arrivo dell’euro aprendo per caso il giornale e dove la musica nuova la si conosce solo perché qualcuno aveva aggiunto delle canzoni al fondo di una cassetta pirata. Non è solo cercare un effetto comico o la battuta in stile Ritorno al futuro, dando di gomito allo spettatore che già sa che un giorno anche i CD si potranno copiare, che i quadri di Guttuso costeranno più di un appartamento o che la musica latina americana diventerà la colonna sonora delle nostre estati. Il film, con grande maestria, riesce a farci vivere in quella bolla insieme ai protagonisti e, al tempo stesso, a farci sentire quanto oggi il nostro presente sia estremamente caotico, confuso, frammentato e veloce. Non ce lo spiega, ce lo fa sentire. Allo stesso modo in cui la musica pop non va spiegata o studiata, la si canta e basta.

La musica pop, ancor più del cinema o delle serie tv, è quella che meglio di tutte riesce a creare mondi senza il bisogno di spiegazioni o competenze pregresse. È facile per definizione e al tempo stesso immaginifica. Un’audiocassetta, ancora più di un vinile, ne è l’ecosistema perfetto. Ogni lato può essere riempito con tante canzoni diverse. Entrambi i lati possono essere girati tutte le volte che si vuole. In macchina poi, grazie all’autoreverse, si può anche andare avanti all’infinito. Milioni di audiocassette fanno milioni di mondi. Un vero e proprio universo. “God is a Dj”, cantava Maxi Jazz nel ’98. Sicuramente anche qualche Dj, almeno una volta nella vita, si sarà sentito Dio.

Mixed by Erry. Regia: Sydney Sibilia; sceneggiatura: Sydney Sibilia, Simona Frasca, Armando Festa; montaggio. Gianni Vezzosi; musiche: Michele Braga; interpreti: Luigi D’Oriano, Giuseppe Arena, Emanuele Palumbo, Francesco Di Leva, Cristiana Dell’Anna, Adriano Pantaleo; produzione: Groenlandia; distribuzione: 01 Distribution; origine: Italia; durata: 110′; anno: 2023.

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