Dagli albori, i pionieri del cinema, attraverso una serie di strumenti ottici (il teatro delle ombre cinesi, gli spettacoli della lanterna magica ecc.) precedono la nascita del cinema fotografico con varie forme di animazione: il cinema nella sua forma più primordiale è, infatti, pura animazione. James Stuart Blackton, Émile Cohl, Georges Méliès, utilizzano la stop-motion per creare i loro film, che non presentano una vera e propria trama, ma affascinano il pubblico attraverso una fantasmagorica successione di immagini: a differenza della tecnica cinematografica classica, la cinepresa viene utilizzata come un apparecchio fotografico, in cui il movimento non viene registrato, ma è ricostruito successivamente. I differenti fotogrammi, proiettati a una certa velocità, danno l’illusione del movimento continuo.
Se la differenza tra cinema fotografico e animazione era un tempo necessaria, ormai l’animazione contemporanea non può più essere considerata qualcosa a parte rispetto alle immagini cinematografiche: superando i propri limiti (che un tempo erano i suoi confini definitori), l’animazione si ibrida con la live-action creando nuovi mondi possibili. È l’animatore Ray Harryhausen a essere considerato il maestro dell’ibridazione della stop-motion con la live action (dynamation è il neologismo da lui coniato per definire la tecnica ibrida). Inserire realisticamente l’animazione all’interno di film in live action, comporta molteplici difficoltà tecniche e narrative: i personaggi animati devono interagire con il mondo reale in maniera credibile, partecipando coerentemente all’azione.
La dynamation è la tecnica utilizzata da Dean Fleischer-Camp nel suo Marcel the Shell with Shoes On, lungometraggio in concorso alla 95ª edizione degli Oscar nella categoria Miglior Film d’Animazione. Marcel è una conchiglia antropomorfa, schietta e sentimentale, alle prese con la ricerca della sua famiglia attraverso il mondo delle piattaforme e dei social network. Dean è il documentarista (nonché reale regista del lungometraggio) che ospita Marcel e sua nonna Connie e lo aiuta nella inesausta ricerca. Definito, contro le opinioni del regista, un mockumentary, il film utilizza l’approccio documentaristico dell’intervista, coniugandolo col comico e con l’atmosfera perturbante della stop-motion ibridato alla live action.
In realtà, il progetto Marcel risale al 2010, quando Dean Fleischer-Camp e Jenny Slate (ex moglie del regista e doppiatrice di Marcel) pubblicano su YouTube una serie di tre brevi cortometraggi, aventi come protagonista lo stesso Marcel. È da sottolineare come il nucleo di un così vasto ed acclamato progetto, prenda le sue mosse da una piattaforma web che consente di visualizzare e condividere in rete contenuti multimediali: il tono della ricerca di Marcel è assolutamente, fin dagli esordi, digitalizzato e multimediale.
Marcel the Shell, però, conserva bene le vesti di lungometraggio d’animazione sulla formazione del protagonista: affronta le prove che la vita gli pone davanti, cercando di sfruttare al meglio tutte le sue possibilità e spesso commentandole filosoficamente. Gli oggetti che lo circondano perdono le loro funzionalità standard e ne acquisiscono delle nuove: una pallina da tennis diviene un rover; delle fette di pane diventano un comodo letto; il giradischi si trasforma in un tapis roulant; una superficie di un tavolo impolverato è un lago ghiacciato su cui pattinare. La capacità di reinventarsi è un insegnamento della nonna Connie, che lo esorta a non dimenticare di tuffarsi nella vita e a non avere paura: la perdita dell’amata nonna è per Marcel lo scontro con il cambiamento inevitabile e un’occasione di affermazione e crescita personale.
La crescita personale, oltre che dalla nonna, è continuamente sostenuta da mezzi di informazione e di comunicazione: relazionarsi con gli altri è ancora un mezzo per affermare la propria soggettività, ma la relazione è ormai in larga parte sulla rete. Quando Dean carica l’intervista di Marcel su YouTube (creando un esplicito collegamento con il vero successo di Marcel sulla piattaforma), la proliferazione di Tik Tok, video, meme e tatuaggi fa esplodere in Marcel il senso di una comunità in rete: “Ci sono tutte queste persone e stiamo tutti guardando la stessa cosa, e stiamo facendo tutti la stessa cosa”, esclama. Sono i 22 milioni di visualizzazioni a fargli provare “un ampio spettro di emozioni”.
L’intervista con Lesley Stahl, al tanto amato “60 Minutes”, rappresenta il momento in cui Marcel raggiunge la consapevolezza circa la differenza tra il mondo di internet, della tv e quello reale. Osservando uno dei tecnici passare attraverso uno schermo, Marcel chiarisce a sé stesso: “Real life… on tv!”. In poco tempo, però, il senso di comunità svanisce di fronte ai fan che affollano la casa, costringendolo a eliminare i video dalla piattaforma: “È un pubblico. Non è una comunità”, conclude Marcel.
È l’intento educativo rivolto a un giovane pubblico (e non solo) a rivelare un nuovo cinema per bambini e adolescenti: Marcel esplicita la necessità di un’educazione digitale che sia parallela a quella della vita. L’animazione in stop-motion ibridata alla live action è il mezzo esemplare che fa emergere il carattere innovativo e, allo stesso tempo, ambiguo di un mondo dell’infanzia che si apre, volente o nolente, a comunità, connessioni ed emozioni del tutto digitali. «In ogni momento del suo sviluppo sociale, culturale e artistico, l’animazione ha espresso la continua tensione interna in cui innovazione e creatività possono avere luogo ma, allo stesso tempo, si allineano e ritraggono i bisogni, i desideri, i pensieri e i sentimenti più umani» (Wells 2002).
Evocando antiche tecniche di animazione e invitando a sviluppare una buona capacità critica, ricettiva e di creazione mediatica, Marcel mette in scena un vecchio modo di crescere, proponendo un nuovo paradigma di cinema per l’infanzia. È il cinema che anima l’inanimato, innestandosi nel mondo dei già animati, a penetrare grandi e piccoli, facendo assimilare velocemente nuove disposizioni del mondo.
Riferimenti bibliografici
P. Wells, Animation and America, Edinburgh University Press, Edinburgh 2002.
Marcel in the Shell with the Shoes On. Regia: Dean Fleisher-Camp; sceneggiatura: Dean Fleisher-Camp, Jenny Slate, Nick Paley, Elisabeth Holm; fotografia: Bianca Cline; montaggio: Dean Feisher-Camp, Nick Paley; musiche: Disasterpeace; interpreti: Jenny Slate, Rosa Salazar, Thomas Mann, Dean Fleisher-Camp, Lesley Stahl, Isabella Rossellini; produzione: Cinereach, Marc Platt Productions, You Want I Should LLC., Human Woman Inc., Sun Beam TV & Films, Chiodo Bros. Production; distribuzione: A24; origine: Stati Uniti d’America; durata: 90′; anno: 2021.