Modellato sul vissuto del regista, il personaggio di Abel è al centro di tutti i film diretti da Louis Garrel. Lo scetticismo e il sarcasmo che sembrano caratterizzare le diverse manifestazioni del personaggio sono sempre espressione di una crisi interiore, ed è per via di questo senso di smarrimento che Abel appare incapace di partecipare alla vita sociale, isolandosi in uno stato di totale passività. In L’Innocente, il fatal flaw del personaggio deriva in questo caso dalla morte della moglie avvenuta anni prima. Dopo questa tragica perdita, Abel si dimostra diffidente nei confronti del futuro e rifiuta ogni forma di cambiamento.

La chiusa quotidianità del protagonista è stravolta quando la madre Sylvie (Anouk Grinberg) sposa un detenuto conosciuto durante i corsi di teatro da lei svolti in carcere. L’unione è subito guardata con sospetto da Abel, che decide di iniziare a spiare il nuovo compagno della madre. L’intreccio si basa sull’esperienza biografica della madre di Louis Garrel, l’attrice e regista Brigitte Sy, che lei stessa ha ampiamente raccontato nel film Les Mains Libres (2010), descritto dalla regista come “una storia personale, di quelle che incarnate e messe in scena diventano cinema”. Ora, nel film di Garrel, la storia drammatica della madre è relativizzata socialmente attraverso lo sguardo critico del figlio, che introduce una distanza comica.

Il pedinamento di Michel (Roschdy Zem), il marito della madre, da parte di Abel si presenta come un’occasione in cui quest’ultimo può svincolarsi apertamente dai legami senso-motori e dedicarsi all’osservazione. Come accade all’eroe della Finestra sul cortile (Hitchcock, 1954), il personaggio di Abel diventa assimilabile a quello di uno spettatore e inizia a registrare delle “immagini ottiche pure” del mondo intorno a sé. Infatti, durante questa prima parte sono implementati diversi meccanismi che permettono di dare enfasi all’attività dello sguardo di Abel, per cui i personaggi sono inquadrati oltre le finestre o le vetrine, usando lo zoom, lo split screen, l’iride e il teleobiettivo.

L’enfasi su questi sintagmi descrittivi permette inoltre di mettere in risalto il ruolo dinamico svolto dalla miglior amica di Abel, Clémence (Noémie Merlant), che durante le “missioni” di spionaggio si dimostra in grado di superare la barriera immaginaria che invece separa Abel e l’oggetto della sua osservazione. È proprio a partire dell’incontro tra Clémence e Michel, puntualmente osservato da Abel a distanza, che quest’ultimo può aprirsi all’azione: incoraggiato dall’amica, Abel decide infatti di aiutare Michel in quella che dovrebbe essere la sua ultima rapina.

Il passaggio dalla percezione all’azione è mediato in maniera esplicita dal dispositivo teatrale. Se è vero che in alcuni tipi di commedia cinematografica il teatro, anche se invisibile, è sempre virtualmente presente (Bazin 1999), nel film di Garrel il gioco teatrale è introdotto già dalla prima sequenza, in cui Michel recita un monologo drammatico durante una delle prove teatrali organizzate dalla madre di Abel.

Anche la rapina ha al centro una scenetta teatrale recitata da Abel e Clémence, messa in scena con l’obiettivo di distrarre l’autista di un camion. L’inquadratura fissa su Abel e Clémence in primo piano, e sull’autista in profondità di campo, permette di identificare chiaramente sia lo spazio scenico che lo spettatore del dramma. In più, per via delle ripetute uscite di scena di Abel, Clémence si rivolge deliberatamente all’autista usando delle battute che diventano dei veri e propri “a parte”. Solo dopo aver fatto una «sperimentazione ludica del proprio ruolo e della propria maschera» (De Gaetano 2022, p. 59), Abel può comprendere e confessare la natura dei propri sentimenti nei confronti dell’amica Clémence, e mediarli socialmente di fronte ad un pubblico, riallacciando così il rapporto con l’altro.

Le ultime sequenze chiudono in forma ciclica il film. Nella struttura edipica, Abel prende il posto di quella che è stata per lui una figura paterna e viene incarcerato; la chiusura impostagli dall’esterno è un veicolo attraverso il quale il personaggio può raggiungere il suo desiderio. Così, Abel diventa oggetto dell’affetto che la madre aveva dedicato in partenza a Michel, e il “rimatrimonio” tra Abel e Clémence avviene ricreando in dettaglio quelle che erano le prime sequenze del film rendendo i due personaggi ora protagonisti di esse.

Riferimenti bibliografici
A. Bazin, Che cos’è il cinema?, Garzanti, Milano 1999.
R. De Gaetano, Le immagini dell’amore, Marsilio, Venezia 2022.

L’Innocente. Regia: Louis Garrel; sceneggiatura: Louis Garrel, Tanguy Viel; fotografia: Julien Poupard; montaggio: Pierre Deschamps; musiche: Grégoire Hetzel; interpreti: Louis Garrel, Roschdy Zem, Anouk Grinberg, Noémie Merlant; produzione: Les Films des Tournelles; distribuzione: Lucky Red, BiM Distribuzione; origine: Francia; durata: 99’; anno: 2022.

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