Il protagonista dell’ultimo romanzo di Ian McEwan, Lezioni, è Ronald Baines, un pianista di straordinario talento cresciuto negli anni del dopoguerra, che dopo molti vagabondaggi e lavori passeggeri è approdato nel piano bar di un hotel di Londra. Ma al suo attivo Roland ha molti altri fallimenti. È anche, in primo luogo, un marito abbandonato – è in queste vesti che lo incontriamo nelle prime pagine: sua moglie Alissa, di madre inglese e padre tedesco, ha lasciato all’improvviso lui e il loro bambino per inseguire (scopriremo poi) una carriera da romanziera in Germania.

Quest’evento, in apparenza il cuore del racconto, si inserisce fin da subito in una prospettiva più ampia, in cui si moltiplicano temi, dettagli e domande. Con una lunga immersione nel passato, più volte ripresa nel corso del romanzo, il narratore ripercorre origini e sviluppo di Roland. Nell’infanzia e nell’adolescenza, è stato segnato dalla distanza emotiva del padre, militare di carriera di stanza in Libia con più di uno scheletro nell’armadio. Ed è stato, soprattutto, la vittima di una sconvolgente esperienza adolescenziale: una relazione in odore di abuso con una donna più grande, la sua maestra di piano, che lo sedotto, lo ha iniziato al sesso e precocemente lo ha fatto deragliare.

La figura di Roland ha, dunque, una doppia matrice. A una prima occhiata, Roland sembrerebbe l’ennesimo antieroe romanzesco dalla volontà fiacca. Ma a questo aspetto se ne combina un altro, tipico della narrativa contemporanea: Roland è anche la vittima di un trauma. L’interesse di McEwan per le perversioni e le devianze che allignano in seno alla normalità borghese fa ritorno, in Lezioni, in una posizione che è narrativamente marginale ma esistenzialmente determinante: concorre a dare fattezze all’elemento distruttivo che ha plasmato la vita del protagonista.

Le vicende di Roland appaiono tanto più all’insegna dell’impotenza in quanto sfiorano le grandi tappe della storia europea e del declino britannico: l’umiliazione a Suez nel ’56, la Guerra Fredda – Roland ha imparato il tedesco e ha frequentato a lungo Berlino Est – l’ascesa della Thatcher e quella, carica di promesse non mantenute, di Tony Blair e del New Labour, fino all’invasione dell’Iraq a ricasco degli USA, e alla pandemia di Covid-19, resa ancora più funesta dalla gestione arrogante e sgangherata dei conservatori. Roland è un testimone, perlopiù arrabbiato, degli eventi della grande politica, che McEwan ripercorre in modo meticoloso e la sua esperienza passiva della storia entra in risonanza con la sua stessa inerzia.

E c’è di più. L’inettitudine di Roland si delinea anche attraverso la sua esperienza di artista mancato: Lezioni è, ex negativo, un Künstlerroman, fondato su un esperimento di inversione dei ruoli che genera un fitto intreccio di linee tematiche. In questo caso – viene in mente Doris Lessing – l’artista che abbandona la famiglia per seguire la propria vocazione, lasciando oltre al marito un bambino, non è, infatti, un uomo, ma una donna, la cui creatività può esprimersi solo a patto di consumare una rottura netta: di rifiutare il ruolo di madre e di moglie. Alissa si rivela animata da un rabbioso desiderio di ascesi, che nasce dalla determinazione a non ripetere gli errori di sua madre. Quest’ultima, una scrittrice mancata divorata da rimpianti e frustrazioni, ha cercato la sua vocazione nella Germania degli anni ’50 e ha finito per sposare un uomo molto ammirato – il padre di Alissa, già militante in un movimento anti-hitleriano – ritrovandosi però nella gabbia di una famiglia patriarcale.

La descrizione della figura e dell’opera di Alissa è ammantata di una mistica letteraria dal sapore primonovecentesco, che evoca il distacco olimpico di Thomas Mann più che la filiera editoriale del secondo Novecento, e sembra ignorare il peso del mercato nella costruzione delle carriere letterarie. Ma l’anacronismo è senz’altro voluto – serve a rendere ancora più cogenti le ragioni di Alissa – ed è per di più funzionale a raccontare la trasformazione dei valori e del gusto avvenuta nell’ultimo trentennio. Verso la fine, infatti, Alissa subisce l’attacco di una nuova generazione di lettori, moralista e manichea, che nella narrativa cerca perlopiù una conferma dei propri valori.

Ma non è nel paragone tra Roland e Alissa, nella descrizione di una vocazione artistica o nel racconto di un trauma che Lezioni trova il suo centro: è in tutto ciò che, retrospettivamente, sembra dare calore all’esistenza imperfetta di Roland. Lezioni è anche una storia di affetti e quotidianità, di false partenze e nuovi tentativi. Racconta di una capacità di amore e cura che riesce a sbocciare. Il senso della vita di Roland sembra venire dai legami a cui è riuscito, nonostante tutto, a dare spazio e vita: è stato un padre responsabile e amorevole, un buon compagno per la sua seconda moglie Daphne, un nonno amorevole e pieno di fantasia. Lezioni abbozza un diverso tipo di mascolinità, lontana da quella del padre di Roland o dell’ex marito di Daphne (un politico conservatore pieno di soldi e di arroganza, il cui ritratto inclemente rasenta la caricatura).

Lezioni è il romanzo di un’intera esistenza. Muovendosi nel solco del grande realismo, McEwan cerca di catturare la materia pulviscolare dell’esperienza quotidiana. Cerca, in altri termini, di trascendere le strutture troppo nette e di non semplificare situazioni e personaggi. Insomma: se la compagine tematica di Lezioni è sotto alcuni aspetti innovativa, il suo uso della narrazione romanzesca è felicemente conservativo. A quasi ottant’anni, con una lunga carriera alle spalle, McEwan sa bene di potersi misurare con quel che riesce sempre più difficile al romanzo middlebrow: di poter evitare le frasi paratattiche, la retorica del trauma e della vittima, il didascalismo ingenuo, il sensazionalismo emotivo, e la politica delle identità in salsa pop.

Onorando l’arte del romanzo, costruisce invece una storia che dà valore alle sfumature, che si interroga (non sempre, forse, riuscendoci) sui rapporti tra pubblico e privato, e che – come un romanzo di George Eliot – si sofferma sui passaggi intergenerazionali per individuare i punti nevralgici dello sviluppo individuale.

Ian McEwan, Lezioni, Einaudi, Torino 2023.

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