Con la proliferazione delle immagini amatoriali, ma non solo, riguardanti i conflitti contemporanei, a partire dalle Primavere Arabe fino alla guerra in Ucraina e in Medio Oriente, il rischio è che si arrivi ad una saturazione del mediascape, dando forma ad un vero e proprio immaginario che spesso si alimenta di aspetti ricorrenti che si trasformano in stereotipi annullando, conseguentemente, la complessità delle situazioni affrontate. Le immagini in questo caso perdono il proprio valore traumatico e testimoniale diventando indistinguibili l’una dall’altra. Se da una parte condividere e trasmettere su scala globale immagini di soffe­renza può comportare nuove forme di sensibilità e attivismo; contrariamente, la sovraesposizione e la proliferazione di questo scenario così come la distanza temporale, culturale e geografica che intercorre tra l’evento mediato e lo spettatore possono avere un effetto anestetizzante, rendendo lo spetta­colo del dolore qualcosa di addomesticato. L’espansione del citizen imagery porta molto spesso a mettere in dubbio l’autenticità delle vicende filmate piuttosto che portare chiarezza, in un momento storico e culturale, soprattutto, in cui l’immagine da prova inconfutabile e insindacabile è diventata oggetto la cui credibilità e veridicità viene continuamente messa in discussione.

Le immagini riacquistano il proprio valore traumatico e testimoniale, che diventa visibile e comunicabile, nel momento in cui vanno incontro ad un processo artistico di desacralizzazione, decontestualizzazione, contemplazione e re-interpretazione, evidenziandone la struttura sottesa alla costruzione, osservando a debita distanza e lasciando spazio alla riflessione. La pratica del montaggio intermediale, come strumento critico e creativo, ad esempio, ri-assembla le immagini riposizionandole in un nuovo circuito di senso. Un caso paradigmatico in tal senso è senz’altro il lavoro svolto da Forensic Architecture, un’agenzia di ricerca fondata dall’architetto israeliano Eyal Weizman nel 2010, con sede presso la Goldsmiths University of London, che, in collaborazione con istituzioni, ONG, Nazioni Unite, attivisti e privati, indaga sulle violazioni dei diritti umani e del diritto internazionale, comprese le violenze commesse da Stati, forze di polizia, militari e aziende. Le indagini di architettura forense si basano sull’idea che l’analisi richieda la creazione di modelli 3D e cartografie interattive, che mettano insieme video e fotografie realizzate dai cittadini, filmati di telecamere di sorveglianza, immagini satellitari così come mappe, misurazioni urbane e considerazioni architettoniche abbinate all’analisi balistica e alla modellazione fisica. Il gruppo propone una nuova forma documentaria ibrida attraverso la produzione di dossier audiovisivi riepilogativi delle indagini effettuate, un intreccio di forme ed elementi eterogenei. Tra arte, ricerca e legge, le indagini condotte da Forensic Architecture si servono di tracce visibili open-source provenienti da social media, report, network televisivi e inchieste giornalistiche così come tracce impercettibili alla cui potenzialità testimoniale si giunge dopo un meticoloso lavoro di interpretazione. I risultati delle indagini sotto forma di produzione audiovisiva, che riconfigurano l’estetica e la politica della pratica documentaria, vengono presentati in aule di tribunali nazionali e internazionali, inchieste parlamentari, così come esposti in gallerie d’arte, musei e altri spazi culturali.

A partire dal 7 ottobre 2023, a seguito dell’attacco di Hamas e la successiva controffensiva, Forensic Architecture, come viene comunicato dal proprio sito internet, ha iniziato a raccogliere notizie riguardanti, ad esempio, gli attacchi militari israeliani alle infrastrutture mediche nella striscia di Gaza, incrociando e analizzando centinaia di rapporti di Al-Jazeera, Al Araby e Shehab News. Dalla ricerca emerge l’impiego di un modello sistematico e diffuso di distruzione delle infrastrutture mediche in tutta la regione e di trasferimento forzato della popolazione che ha messo fuori servizio ventotto ospedali di Gaza, compresi tutti quelli situati nel nord della striscia. Come parte di questa indagine, Forensic Architecture ha esaminato il materiale visivo, tra cui mappe, video, immagini e diagrammi presentati da Israele alla Corte internazionale di giustizia nel gennaio 2024 per difendersi dall’accusa di genocidio perpetrato nella striscia di Gaza. Per ciascuna delle prove visive esaminate è stata controllata la fonte, l’ora e la posizione sulla base di informazioni raccolte da materiale pubblicamente disponibile, dei fotogrammi mostrati si è analizzato il video da cui provenivano nella sua interezza, è stata utilizzata la modellazione 3D per ricostruire i siti rilevanti per le indagini e calcolato distanze, proiezioni delle ombre, posizioni di figure, traiettorie dei proiettili. Da questa analisi è emerso come l’equipe legale israeliana, in otto casi specifici, abbia travisato le prove visive citate, attraverso una combinazione di annotazioni ed etichettature errate e descrizioni verbali fuorvianti. All’interno del sito internet di Forensic Architecture è possibile leggere il report dettagliato.

L’analisi condotta dal gruppo smentisce, ad esempio, l’affermazione di Israele secondo cui l’attacco all’ospedale Al-Quds, avvenuto il 13 novembre 2023, sarebbe giustificato in quanto utilizzato per scopi militari da Hamas. Tuttavia, il fermo immagine presentato dal team legale per legittimare l’attacco, probabilmente ripreso da un drone, risulta annotato con infografiche errate che segnano i presunti confini della struttura medica e di un combattente palestinese. Per prima cosa, esaminando le annotazioni riportate sull’immagine presentata dal team legale israeliano, le affermazioni fatte con essa, nonché il comunicato stampa e il video completo da cui proviene lo scatto, Forensic Architecture evidenzia il fatto che due edifici a nord dell’ospedale sono stati erroneamente inclusi dall’IDF all’interno dei confini del complesso medico. Gli edifici risultano essere invece ad uso misto, commerciale e residenziale. L’ipotesi riguardante i corretti confini della struttura ospedaliera viene confermata oltre che da una serie di interviste condotte ad abitanti e ad Abdullatif Alhaj, precedente direttore generale degli ospedali di Gaza presso il Ministero della Sanità palestinese, anche dall’analisi delle immagini aeree del complesso medico trasmesse da Al Jazeera e dalla CNN. Inoltre, l’esercito israeliano, prendendo in esame il fermo immagine del combattente palestinese armato di RPG, sostiene che il proiettile sia stato sparato dall’ospedale Al-Quds. Inserendo invece il filmato all’interno di un modello 3D del complesso e dei suoi immediati dintorni, Forensic Architecture ricostruisce la traiettoria del proiettile e mostra come questa non possa aver avuto origine dall’ospedale. Quindi non ci sono prove della presenza di operazioni armate palestinesi all’interno dell’ospedale che ne giustifichino un attacco da parte dell’IDF.

Dall’analisi condotta dal gruppo, risulta evidente la necessità di inserire le foto o i fermi-immagine all’interno di modellini tridimensionali per determinare i rapporti spaziali tra persone, oggetti, punti di origine e traiettorie, che altrimenti risultano schiacciati su una superficie bidimensionale. Il collage architettonico d’immagini, l’analisi incrociata di fonti differenti, l’assemblaggio di materiale fotografico e audiovisivo, funziona da strumento ottico che permette allo spettatore di navigare tra un’immagine e l’altra osservando la scena come un insieme di relazioni spaziali e temporali. Le indagini promosse da Forensic Architecture vanno ad inserirsi in quella che lo stesso direttore dell’agenzia definisce una “svolta forense” della tutela dei diritti umani come pratica di contro-investigazione. Andando a indagare non semplicemente la superficie della realtà ma la sua struttura, la pratica investigativa proposta dal gruppo deve dunque passare attraverso una visualizzazione delle tracce materiali, tecniche e computazionali dell’immagine che vanno oltre quello che appare visibile a occhio umano nel frame, riassemblare e riorientare un corpus di immagini che aprono a nuove informazioni e prove.

Riferimenti bibliografici
E. Weizman, Architettura forense. La manipolazione delle immagini nelle guerre contemporanee, Meltemi, Milano 2022.

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