Con l’uscita de La miseria simbolica 1. L’epoca iperindustriale, la casa editrice Meltemi prosegue la pubblicazione di alcuni tra i testi più importanti del filosofo francese Bernard Stiegler, prematuramente scomparso nel 2020. L’altro libro, uscito nel 2019, è sempre il primo di una serie: si tratta de La società automatica 1. L’avvenire del lavoro. Di questa impresa editoriale è responsabile il gruppo di ricerca Ippolita, che dirige la collana Culture radicali, in cui sono usciti entrambi i volumi. Il gruppo è impegnato nella diffusione del pensiero di Stiegler. Nel caso de La miseria simbolica 1, il lavoro di cura e commento del testo è affidato a Rosella Corda, che lo ha tradotto e introdotto, e Giuseppe Allegri, che ne ha scritto la postfazione. I saggi maggiormente significativi del pensiero di Stiegler, a partire dal più noto, La technique et le temps, sono progettati come serie aperte. La struttura seriale della produzione di Stiegler tradisce il carattere di un pensiero aperto. Pensiero aperto significa qui una riflessione che, definendo il quadro teorico capace di comprendere un fenomeno, non smette di confrontarsi con le emergenze che vincolano la riflessione alla capacità di cogliere le novità del presente.
Ciò è tanto più vero in quanto la “cosa” che mette in movimento il pensiero è per Stiegler la tecnica, un fenomeno esposto alle mutazioni del presente ed esso stesso promotore di progresso. Ne La technique et le temps l’innovazione tecnologica pone in effetti un problema all’usuale comprensione lineare del tempo. Le tecnologie hanno infatti il potere di riconfigurare le coordinate della percezione, dunque anche le sue forme (spazio)temporali. Il soggetto esposto alle mutazioni della tecnica è portato a modificare le proprie modalità di percezione della realtà, compreso il modo in cui sente lo spazio e il tempo. Egli è così indotto anche a riconfigurare la propria immagine del mondo, conferendo all’innovazione tecnologica un carattere quasi trascendentale. Stiegler si occupa in particolare dell’immagine digitale, che proietta retrospettivamente la tendenza a organizzare il flusso della percezione visiva in unità discrete.
L’esperienza umana dipende da una forma di anticipazione tecnica della percezione: il soggetto rielabora l’immagine dell’oggetto visto secondo una certa “previsione” che non è determinata dal soggetto stesso, bensì dalla tecnica che usa. Con l’apparizione delle tecnologie di riproduzione dell’immagine tale condizione è esemplificata dal peculiare rapporto che si istituisce tra l’immaginazione e la memoria: quest’ultima tende a presentarsi in modo sempre più evidente come un archivio artificiale di immagini. È uno schema operativo del lavoro dell’immaginazione e della memoria che Jacques Derrida, maestro di Stiegler, aveva già visto all’opera a proposito del funzionamento dell’inconscio scoperto da Freud. Estendendo questa intuizione alla riproduzione tecnica dell’immagine, Stiegler ne valorizza il carattere intersoggettivo: a essere in gioco non è solo l’inconscio del singolo, ma il manifestarsi di inconsci comuni che sono di volta in volta fotografici, cinematografici o digitali.
Dopo La technique et le temps Stiegler ha accentuato l’orientamento politico della sua interrogazione sulla tecnica; di questa seconda fase fa parte il volume appena uscito per Meltemi. Si comprende allora come la miseria simbolica evocata dal titolo si riferisca allo stato di salute dell’immaginazione e della memoria contemporanee e alla loro influenza sull’intelligenza collettiva: basti pensare ai molteplici e contraddittori effetti che tutti i media, dal cinema a internet passando per la televisione, hanno sulla politica. Quando scrive La miseria simbolica 1, Stiegler ha in mente soprattutto l’ascesa in Francia del Front National. Le sue considerazioni si potrebbero però applicare oggi al fenomeno globalizzato del populismo sovranista e alla rinascita di tendenze complottiste nel discorso pubblico. La miseria simbolica non corrisponde pertanto all’assenza di simboli precostituiti. Essa indica piuttosto la mancanza di un’attività simbolica capace di dare forma a immagini esemplari, adeguate all’elaborazione dell’esperienza condivisa. Nell’epoca iperindustriale, ovverosia nell’epoca della sostituzione del capitalismo della produzione industriale con il capitalismo dei servizi, la politica sente mancanza del simbolico come attività, non del simbolo come feticcio, perché il capitalismo postindustriale porta con sé l’ideologia neoliberale e lo sfilacciamento dell’ethos pubblico nella vita delle democrazie occidentali.
La penetrante analisi del film Parole, parole, parole (1997), che occupa la parte centrale del libro, è un esempio di questa condizione atomizzata. Stiegler individua la cifra narrativa della commedia di Alain Resnais nella trovata di far cantare ai personaggi brani di musica leggera quando vogliono esprimere i loro sentimenti nascosti. In questo modo il regista non solo rende accessibile allo spettatore l’interiorità dei personaggi, ma identifica tale interiorità con l’intrattenimento discografico divenuto prevalente nel corso del XX secolo. Concordo solo in parte con l’interpretazione di Stiegler. Appoggiandosi a un pezzo del senso comune contemporaneo, che identifica i sentimenti con le canzoni di culto, il regista mette lo spettatore di fronte alla trasformazione percettiva e immaginativa che la sua epoca ha subìto.
Lo spettatore può avere così accesso a un processo di simbolizzazione dell’esperienza, che coinvolge le nuove tecnologie e le immagini (intese in senso ampio) da queste rese disponibili. Quello appena descritto non è altro che un processo di rimediazione, di cui divengono espliciti le matrici immaginative, ossia la capacità di dare un senso e un valore ai diversi oggetti dell’esperienza collettiva. Si apre di qui un nuovo orizzonte della riflessione filosofica sulla tecnica, che Stiegler ha indicato, lasciandolo come eredità degli anni a venire.
Riferimenti bibliografici
B. Stiegler, La società automatica 1. L’avvenire del lavoro, Meltemi, Milano 2019.
Id, La technique et le temps, Fayard, Paris 2018.
Bernard Stiegler, La miseria simbolica 1. L’epoca iperindustriale, Meltemi, Milano 2021.