Edoardo Camurri è molte cose. Da giornalista si occupa di cultura, anche se sfugge all’etichetta di “operatore culturale”, invenzione burocratica entrata nel gergo degli addetti ai lavori. È un brillante conduttore radiofonico, mentre le sue incursioni televisive si sono purtroppo interrotte. È infine un filosofo, biograficamente nel senso che si è laureato in filosofia a Torino con Gianni Vattimo. Ma Camurri è filosofo per vocazione, come dimostra il saggio Introduzione alla realtà, uscito di recente per i tipi di una nuova casa editrice palermitana, Timeo. D’altronde, un libro così ricco di riferimenti a diverse tradizioni di pensiero avrebbe potuto scriverlo forse solo un allievo di Vattimo. Si potrebbe dire lo stesso del tema scelto: materializzazioni ed evaporazioni della realtà sembrano essere l’ossessione della grande e variegata “famiglia” vattimiana.
Non ci troviamo di fronte all’ennesimo caso di “filosofia pop”, manifesta o dissimulata. Ed è un bene che sia così: la situazione generale è così difficile che non sentiamo davvero il bisogno di placebo del pensiero. Servono invece tonificanti ed è precisamente ciò che l’autore offre. Il titolo del libro è indicativo del metodo di lavoro adottato. Non si tratta di una introduzione al realismo, come sarebbe se si trattasse di un volume accademico. La strada scelta è un’altra: raccontare un percorso di iniziazione alla realtà, anzi alla Realtà, in cui si mescolano sensazioni e ricordi personali insieme a osservazioni di carattere generale.
Sia chiaro che non esistono gerarchie, da stabilire o da rovesciare, tra questo metodo di riflessione e quello dei filosofi di professione e che l’intenzione dell’autore non è quella di scalzare questi ultimi dal loro ruolo. I realismi (scientifico, ingenuo, critico, radicale), i loro acerrimi nemici, i costruttivismi di ogni genere e grado, e tutti gli “ismi” mai pensati da mente umana, continueranno a esistere. Non solo perché lo richiedono le agenzie di valutazione della qualità della ricerca scientifica, ma soprattutto perché servono davvero a capire le architetture della conoscenza umana. Ma è utile, anzi necessario, ricordare che è possibile interrogare filosoficamente la realtà, con la erre minuscola o maiuscola, anche in un altro modo. I filosofi in fondo sono gli umarell del reale.
Il saggio di Camurri si candida precisamente ad assolvere il compito di presentare un punto di vista alternativo e personale sull’esperienza della Realtà. Non entra nei dibattiti accademici, pur mantenendo un riferimento implicito a numerosi “mandanti” teorici e filosofici. Scopo del libro è mostrare come esista la possibilità di chiedersi cosa significa e quali conseguenze ha per noi il fatto che le cose intorno a noi sono reali. I filosofi di professione cercano una definizione di realtà. Il battitore libero Camurri si assegna il compito di capire quando sentiamo di essere in contatto con la Realtà e come evolve il nostro rapporto quotidiano con la realtà. Questo viaggio richiede l’osservanza rigorosa di un unico principio generale, che l’autore enuncia all’inizio del libro:
Iniziamo col dire che la Realtà è, in principio, un’introduzione alla Realtà: quando fai la tua comparsa nel mondo, quando debutti nella Realtà, ti introduci letteralmente – un po’ come un ladro che scassina un appartamento o come una malattia che si inocula in un corpo – in un ambiente che ti precede e che poi, probabilmente, a giochi quasi fatti, ti verrà da chiamare mamma, casa, vita, mondo, natura ed essere. La differenza la può fare la forza, la violenza o la dolcezza di questo tuo introdurti, ma sono soltanto gradi diversi di sensibilità e di potenza di un soggetto che sta facendo irruzione nel mondo. (Camurri 2024, p. 9)
Si potrebbe dire che la Realtà è l’introduzione alla Realtà. Si tratta di un circolo ermeneutico: il soggetto, questo “debuttante”, comincia la sua ricerca perché vuole avere la certezza di sapere che cosa ha di fronte. In fondo vuole sapere quando ha veramente incontrato, o incontrerà, la Realtà. Salvo scoprire poi che il percorso fatto per conoscerla è esso stesso parte della Realtà. Per questo motivo all’inizio ho parlato di iniziazione. Ha ragione però l’autore a parlare più sobriamente di introduzione, non solo perché l’idea di un percorso iniziatico evoca atmosfere esoteriche che rischiano di apparire leggermente “esotiche”.
Il fatto è che questa scoperta non è solo un viaggio di formazione individuale, non importa se à la Wilhelm Meister o nello stile più informale di uno studente Erasmus della vita. L’introduzione alla Realtà comporta il riconoscimento dell’altro, del suo insistere a tratti sul nostro stesso segmento esistenziale, del suo coincidere a volte con la nostra esperienza del reale, come accade al neonato con la madre, o del nostro essere per lui l’esperienza primaria del reale, come accade ai genitori con i figli. Pertanto, a ogni stazione del percorso non c’è solo la rivelazione di un nuovo grado di Realtà: c’è anche l’entrata in un nuovo complesso di rapporti e di relazioni, che saranno il punto di partenza per il passaggio al grado successivo.
Il libro difende l’opinione secondo cui la filosofia non è solo un linguaggio tecnico accessibile esclusivamente agli specialisti, ma non è nemmeno, al contrario, un discorso edificante e consolatorio per una nicchia di lettori colti, sempre più narcotizzati da una quotidianità che oscilla tra il grigiore e il sensazionale. In fondo, per ritrovare la Realtà (quella con la maiuscola, unica e autentica) dopo la sbornia indotta dai cantori della modernità e del progresso, così come dai loro numerosi detrattori, le abbiamo provate davvero tutte: dalla psicoanalisi alle droghe passando per le spiritualità orientali; dal consumismo al “neo-ascetismo”; dalla riscoperta delle tradizioni locali alla massificazione del turismo estremo. Di iniziatori alla Realtà o sedicenti tali ne abbiamo quanti ne vogliamo: guru, santoni, coach (del corpo e dello spirito), predicatori televisivi (per i più anziani come me), influencer e titktoker (per i più giovani) e così via. Forse il vero senso del libro sta nel ritrovare in mezzo a questa Babele la realtà (quella con la minuscola, quotidiana, imperfetta e fragile). Non è un caso forse che Camurri, dopo aver parlato per tutto il tempo di “Realtà”, intitoli poi il suo libro Introduzione alla realtà.
Edoardo Camurri, Introduzione alla realtà, Timeo, Palermo 2024.