Il “primo libro” è un recente marchio di fabbrica con cui l’Einaudi chiama una serie di pubblicazioni dedicate a diversi campi della teoria. Si tratta di testi che funzionano come un abbecedario, introducendo in ordine alfabetico i concetti cardine di una disciplina e ricostruendone sinteticamente la storia in modo non necessariamente lineare. In questo senso, il modo di procedere dei “primi libri” presenta spesso un carattere smaccatamente archeologico, relativo soprattutto ad un’archeologia dei saperi: a partire da Il primo libro di estetica (a cura di Andrea Pinotti), le voci partono quasi sempre da situazioni esemplari della contemporaneità, per poi evidenziare la relazione che queste stesse situazioni intrattengono con un concetto o un’idea di cui si fanno pian piano emergere la storia e l’identità.
Se le prime uscite sono state prevalentemente di stampo filosofico (estetica, filosofia teoretica, filosofia del linguaggio e della mente), il presente saggio, curato da Ruggero Eugeni – con i contributi di Simone Carlo, Alice Cati, Anna Caterina Dalmasso, Elisabetta Locatelli, Massimo Locatelli, Elisabetta Modena, Francesco Toniolo e dello stesso Eugeni – occupa un luogo di confine tra diversi saperi e tradizioni metodologiche. A connotarlo infatti non è tanto un orizzonte di riflessione unitario quanto quegli strani oggetti teorici abbracciati dal concetto di “media”, essi stessi proteiformi e bisognosi di chiamare in causa diversi approcci e saperi per essere compresi.
Il concetto di “medium” ha infatti una storia che risale ad Aristotele, identificando la dimensione storica e materiale dell’esperienza estetica. Il volume di Eugeni restringe però strategicamente l’ampiezza del campo, eleggendo a oggetto di indagine gli strumenti di comunicazione mediata tecnologicamente emersi dal XIX secolo ai giorni nostri. È a partire da questa mossa teorica che emerge il principale fil rouge del libro: la distinzione tra diversi campi discorsivi, frutto di altrettanto varie necessità e strategie storiche, che rendono intellegibili alcuni aspetti della medialità moderna e contemporanea.
Questi campi discorsivi sono per l’appunto le mediologie. Eugeni distingue infatti una mediologia classica, legata alle analisi delle istituzioni a vario titolo legate ai media come ai loro effetti sui pubblici; una mediologia critica, finalizzata a smascherare e decostruire le istanze ideologiche insite nel funzionamento dei media; una mediologia discorsivista, relativa al potere che l’analisi offre nel leggere non solo i testi mediali, ma anche i contesti culturali in cui essi circolano; infine, una mediologia filosofica, che interpreta lo statuto delle tecnologie a partire da interrogativi sulle condizioni della percezione (Benjamin); sull’identità che le tecnologie producono o all’idea di mente che rilevano (si pensi al contributo delle neuroscienze); sul modo in cui implementano o mettono in crisi l’idea di realtà (e in questo senso diventa interessante l’avvento di realtà virtuali, aumentate o miste che rinnovano interrogativi di lungo corso come quello baudrilliardiano sulla società dei simulacri).
Rispetto a quest’ultimo approccio, Eugeni arriva a domandarsi se oggi «una filosofia dei media non sia destinata a soppiantare una teoria dei media – o, che è dire lo stesso, se ogni discorso teorico sia ipso facto filosofico». È in definitiva questa la mossa teorica più importante che traspare tra le righe delle diverse voci, che riguardano di fatto categorie non necessariamente o specificamente mediali: arte, discorso, magia, memoria, realtà, suono, virtualità. L’affermazione che questi stessi concetti appartengano all’orizzonte della teoria dei media, lo implichino o ne siano trasformati richiede infatti un percorso teorico inedito, proprio di un abbecedario finalizzato non tanto alla fissazione di nozioni basilari quanto all’apertura di nuove piste di ricerca.
In tutte le voci si impone l’approccio archeologico tipico degli altri “primi libri”, volto a cercare anche negli elementi più prosaici del presente le tracce esplose di una lunga storia (si veda la voce “Suono e sonoro”, di Massimo Locatelli, che ricostruisce i rapporti tra sensorio e tecnologia a partire dall’uso dell’autotune in Amici di Maria De Filippi). In queste piccole storie dei concetti, a risultare spesso centrali sono le fratture storiche che portano dai media meccanici a quelli elettrici ed elettronici (centrale anche in un altro saggio di Eugeni, La condizione postmediale del 2015), e dall’universo delle tecnologie analogiche a quelle digitali. Si tratta infatti di rivoluzioni che hanno costretto a rileggere da capo l’intera storia dei media, inaugurando approcci diacronici come quello della media archaeology o dell’epistemologia del cinema.
Una voce, soprattutto, porta a una rilettura perturbante della storia dei media e delle tecnologie. Si tratta di “Magia”, scritta da Ruggero Eugeni. Il suo punto di partenza è un rito avvenuto nel 1992 nella comunità online non visuale Lambdamoo, con cui un tal Mr.Bungle avrebbe preso possesso degli altri avatar costringendoli a compiere atti osceni di violenza sessuale e automutilazione (il caso è stato reso celebre da un articolo di Julian Dibbell pubblicato su The Village Voice nel 1993). I media, dal cinema alla televisione, intrattengono infatti uno stretto rapporto con gli elementi del magico e del numinoso, il cui potere di agire sulla realtà e trasformarla ne rappresenta un sotterraneo archetipo. Si pensi a come visioni e comunicazioni di posseduti hanno dato forma ad alcuni aspetti del cinema o della televisione (nell’idea di “doppio” cara al vecchio Edgar Morin o di “televisione psichica” che emerge invece nella media archaeology di Stefan Andriopoulos), o a come l’idea di una compresenza telepatica, “a distanza”, continui ancora oggi a informare i nostri mondi virtuali. All’idea della modernità come orizzonte storico in cui nascono i media tecnologici, Eugeni contrappone il dubbio che questi ultimi non siano mai stati moderni, ma da sempre infestati da forze arcane. Ogni riflessione sui media diventa di fatto una presa di posizione sul corso del tempo.
Ruggero Eugeni, a cura di, Il primo libro di teoria dei media, Einaudi, Torino 2023.