Un cristallo emette luce, allo stesso tempo la fraziona. Ognuno di noi potrebbe esserne un’emanazione. Dalla commedia al dramma, il secondo lungometraggio di Caterina Carone, da Fraülein. Una fiaba d’inverno I limoni d’inverno,  l’elemento comune, non solo nei titoli, è l’inverno. Perché l’inverno? Perché il tempo passa, ma non passa il dolore, e l’inverno, stagione avara di luce, lo evidenzia. Apparire. Scomparire, in Fraülein. Un lago gelato, di fronte a un albergo ormai in rovina. Ragazzini pattinano sul ghiaccio. Qualcuno, un uomo (Chistian De Sica, bravissimo), si avvicina. Per quanto cammini cautamente, infreddolito, non può evitare di finire per terra, scivolando. I ragazzini ridacchiano. È un turista, alla ricerca di un albergo? Forse, ma l’albergo è chiuso da tempo.

In I limoni d’inverno, invece, la scomparsa sembra definitiva, sembra non implicare alcuna ricomparsa. La bambina della coppia formata da Eleonora (Teresa Saponangelo, anche lei bravissima) è morta e sulla coppia in crisi, tra Eleonora e Luca, si proietta l’infinito dolore di giorni senza prospettive, marchiati dalla noia. O meglio: è Eleonora che ha rinunciato a tutto. Prima dipingeva, poi ha smesso. Si era convinta di non essere abbastanza brava, e si è ridotta a fare da manager al marito, il quale, da parte sua, sta invece per ricevere un grosso riconoscimento a New York per il suo lavoro di fotografo.

Luca parte. Tra  Pietro Lorenzi (Christian De Sica) ed Eleonora nasce un’amicizia, incrementata dalla vicinanza dei rispettivi terrazzi. Pietro consiglia alla vicina come combattere i parassiti che infestano le piante, come far sì che non soffrano troppo per il calore del sole.

Si tratta di riempire le giornate in qualche modo. Pietro Lorenzi , ex professore di liceo, sta scrivendo un libro di carattere storico sulle donne ingiustamente sottovalutate, ma la stesura è lenta. Tra queste donne c’è anche la madre stessa di Pietro, che ha ritrovato, a posteriori, i quaderni scritti a mano del suo diario segreto. A volte, gli sembra di non saper più scrivere, e allora si diverte con l’insegnare a scrivere a un ragazzo (Domenico) che lavora nel vicino bar e vorrebbe prendere un diploma. Il ragazzo è bravo, la sua scrittura migliora ogni volta. Quasi quasi sembra che il vero scrittore sia lui.

Pietro ha anche un fratello, Nicola, con il quale da giovani non faceva che litigare. Ora stanno bene insieme. Nicola si è scelto un’occupazione: vuole rimettere insieme, lavorando da falegname, una vecchia barca mezza sfasciata. I due fratelli rievocano insieme volentieri il passato, ricordano i genitori. Pietro evoca la moglie, dalla quale ha divorziato. Evocandola, quasi fosse pentito di un divorzio troppo affrettato, balla con lei, o forse col suo spettro. Al fratello affida i quaderni della madre, perché li legga. Convinto delle capacità pittoriche di Eleonora, la incoraggia a ricominciare a dipingere, le regala una scatola di colori, trasmettendola da terrazzo a terrazzo col sistema napoletano del filo

Fanno lunghe passeggiate, cenano insieme. A un certo punto, per un calo di corrente, rimangono a lungo chiusi nell’ascensore – ma non avviene nulla di quello che lo spettatore potrebbe aspettarsi. Quando torna la corrente, e l’ascensore si rimette in moto, si separano con un formale buona sera. Troppo serio, Pietro? Forse, ma come dice lui stesso: “Ho riso anche troppo, durante la mia vita”. Nella generale compostezza, qui Pietro si permette un urlo, una volta sola.

Eleonora torna a dipingere. Sposta i mobili, libera una parete della casa che era occupata da un quadro astratto. Lei lo toglie, comincia a disegnare qualcosa sulla parete bianca, che sembra non aspettare altro, usando i colori che Pietro le ha regalato. Poco a poco, prende forma un magnifico affresco, fitto di fiori non invernali ma primaverili. Tra i fiori, peraltro, compaiono due occhi. Di chi sono quei due occhi? Il vero mistero è questo, ma non dura a lungo. Dal terrazzo, si levano in aria bolle di sapone. Una bambina sorride. 

Come sta Pietro? Troppo tardi per ogni cura. La macchina da presa di Ciprì lo segue nel tunnel cieco che sancirà la sua condanna (è il macchinario della TAC).  Pietro piange, vuole sparire, soprattutto vuole sparire agli occhi di Eleonora. Non tollera che lei lo veda così. Esige che Domenico e Nicola le giurino di non sapere dove è andato, ma Eleonora è tenace. Sarebbe capace di distruggere la barca che Nicola sta rimettendo insieme, se non parlasse. Assieme al fratello, infine Pietro torna a casa. Fa freddo. Piove. Però i limoni, malgrado tutto, fioriscono

Nicola ha riparato la barca, salpa con Pietro verso il mare aperto. C’è un fiore sulla barca, anch’esso destinato a fiorire, per poi morire – ma tenacemente rinasce, perfino sui titoli di coda.

I limoni d’inverno. Regia: Caterina Carone; sceneggiatura: Caterina Carone; fotografia: Daniele Ciprì; montaggio: Enrica Gatto; interpreti: Christian De Sica, Teresa Saponangelo, Francesco Bruni, Luca Lionello, Max Malatesta, Agnese Nano, Anna Iodice, Sergio Basile, Annalisa D’Ambrosio, Filippo Pierangeli; produzione: Bartlebyfilm, Agresywna Banda, Vision Distribution; distribuzione: Vision Distribution, Europictures; origine: Italia; durata: 110’; anno: 2023.

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