La premessa del film Fidanzata in affitto è apparentemente semplice: in cambio di una macchina, i genitori invasivi del diciannovenne Percy chiedono alla protagonista Maddie di fingere d’essere la fidanzata del loro figlio, in modo di poter incoraggiarlo a vivere delle esperienze formative prima che egli parta per andare al college. Si tratta di una misura estrema da parte di genitori che hanno sempre controllato in maniera ossessiva la vita del figlio adolescente, e che ora temono per la sua inettitudine, essendo lui ormai incapace di lasciare la propria stanza o di avere rapporti al di fuori dal mondo online.

L’originalità del film risiede principalmente nella focalizzazione sul personaggio di Maddie, interpretato da Jennifer Lawrence: il mondo della ragazza è ben codificato e si trova al centro del prologo. Maddie vive da sola nella casa lasciatale dalla madre nel suo paesino natale, diventato negli ultimi anni la destinazione balneare delle famiglie ricche che provengono dalla città. Nonostante l’economia del posto sembri dipendere unicamente dall’arrivo della stagione estiva, Maddie, insieme ai pochi locali rimasti, disprezza profondamente i villeggianti, per cui non ci sono dei problemi etici che le impediscano di sedurre il figlio di una di queste famiglie per il proprio profitto.

Le azioni di Maddie appaiono sin da subito orientate verso dei chiari obiettivi pragmatici, la sua priorità è ottenere una macchina per lavorare come autista Uber durante l’estate, e così ripagare i debiti della casa materna. In realtà, il comportamento della protagonista ha radici nella profondità della dimensione temporale. Così come il giovane Percy è caratterizzato dalla sua chiusura verso il mondo esterno, anche Maddie si trova in una condizione di stallo. Rifiutando di lasciare quella che è stata la casa della sua infanzia, la ragazza è rimasta per sempre legata alla memoria della figura materna e alla ferita dell’ingiustizia subita dal padre che non ha voluto conoscerla.

In Fidanzata in affitto c’è un attento lavoro sulla forma. Ciò avviene anche in altri cosiddetti “filmetti”, nei quali il soggetto ha una funzione strutturale, come un germe «intorno al quale si sviluppa un sistema allegorico interamente significante» (Bandirali, Terrone 2005). Nei termini di Burch, siamo di fronte ad una narrazione «”proliferante”, che cresce come un cristallo a partire da un’idea-cellula per formare un insieme coerente» (2000, p. 135). La già menzionata dicotomia tra città e campagna è l’”idea-cellula” che viene sviluppata ampiamente nel corso del film, trovandosi anche all’origine del fatal flaw della protagonista, nata dalla relazione clandestina del padre, che conosce la madre di Maddie proprio mentre egli soggiornava insieme alla famiglia nella località estiva.

I rapporti interpersonali che ha vissuto Maddie in passato sono sempre stati casuali, e la sessualità esibita dal personaggio è uno degli strumenti usati dalla ragazza per mantenere una distanza emotiva rispetto agli altri. Questa caratterizzazione è abilmente impersonificata da Jennifer Lawrence, che nei suoi tentavi di seduzione dell’inesperto Percy fa un uso ludico dell’eccesso corporeo, trasformando sé stessa in qualcosa di mostruoso. È ciò a cui si fa allusione quando i due discutono sul significato del brano Maneater di Hall & Oates: Percy non ha mai colto il senso della canzone, pensando che si tratta di un racconto horror.

In questo tipo di commedie, la canzone infatti «rappresenta un commento del racconto, ma al tempo stesso anche un elemento del racconto» (Bandirali, Terrone 2005). Il brano di Hall & Oates occuperà un posto rilevante all’interno del film, sia come elemento della storia che come commento over, ad esempio nella scena in cui una Jennifer Lawrence in totale nudità picchia ferocemente dei ragazzi che avevano provato a farle uno scherzo rubando i suoi vestiti. Infine, la canzone ritornerà in una versione interpretata al pianoforte da Percy stesso; si tratta di una dimostrazione del cambiamento avvenuto nel ragazzo, che si esibisce di fronte al pubblico vincendo la propria timidezza, ma anche di un ribaltamento del senso operato a favore di Maddie, che ora può abbandonare il ruolo di “mangiatrice di uomini” che aveva riservato per sé stessa.

Essendo entrambi personaggi “marginali”, la relazione tra Maddie e Percy non poteva mai assumere una forma di educazione sentimentale, ma piuttosto appartiene all’ordine dell’incontro. La singolarità del momento, sia esso la stagione estiva o l’età della giovinezza, crea un vacuum che può essere riempito di incontri; in questo caso fortunato, quello avvenuto tra Maddie e Percy ha generato un’apertura verso il mondo esterno e una disponibilità nei confronti della vita adulta.

Riferimenti bibliografici
L. Bandirali, E. Terrone, Apologia del filmetto. I fiori segreti della commedia contemporanea, “Segnocinema”, anno XXV, n. 134, luglio-agosto 2005.
N. Burch, Prassi del cinema, Il Castoro, Milano 2000.
R. De Gaetano, Le immagini dell’amore, Marsilio, Venezia 2022.

Fidanzata in affitto. Regia: Gene Stupnitsky; sceneggiatura: Gene Stupnitsky, John Phillips; fotografia: Eigil Bryld; montaggio: Brent White; musiche: Mychael Danna, Jessica Rose Weiss; interpreti: Jennifer Lawrence, Andrew Barth Feldman, Matthew Broderick, Laura Benanti; produzione: Columbia Pictures, Excellent Cadaver; distribuzione: Sony Pictures, Eagle Pictures; origine: Stati Uniti d’America; durata: 90′; anno: 2023.

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