L’indagine al centro di Criminal Record prende le mosse da una registrazione telefonica. Il soggetto registrato è una donna che denuncia alle forze dell’ordine abusi e minacce di morte da parte del partner, mantenendo segreta, per motivi di sicurezza, la sua identità e quella dell’uomo. A supporto delle sue dichiarazioni, la donna afferma che il partner ha già ucciso in precedenza, ma è un altro uomo a scontare la pena in carcere al suo posto. L’investigazione della protagonista, la sergente June Lenker (Cush Jumbo), parte da una testimonianza troppo incompleta per avere il valore di una prova: è in questa condizione di scarsità di indizi che il personaggio, mosso unicamente dall’autenticità che attribuisce alle dichiarazioni di una donna sconosciuta, riapre le indagini su un caso chiuso più di dieci anni prima.

L’esplorazione di June è ostacolata proprio dall’opacità delle prove, che permettono unicamente una ricostruzione frammentaria e parziale dei fatti accaduti. La protagonista è circondata da un velo di incertezza, come si evince visivamente dalla sfocatura degli sfondi nelle inquadrature che ritraggono la donna in primo piano. Lo spettatore è fatalmente implicato in questo regime di ocularizzazione, se non fosse per un’unica eccezione: le soggettive dell’antagonista di June, l’ispettore capo Hegarty (Peter Capaldi), che invece permettono l’accesso a una visione più chiara e distinta del mondo. Queste ultime restituiscono l’immagine di una Londra corrotta da una criminalità dilagante, che pervade ogni traiettoria percorsa dai personaggi: tuttavia non è questo, come vedremo, il più rilevante spazio drammaturgico della serie.

Per ora, limitiamoci a evidenziare come Hegarty mostri, già a partire dai primi istanti del pilot, un rapporto con lo spazio contrassegnato dall’atto di sorvegliare: al suo sguardo vigile sembra non sfuggire nulla, ha occhi ovunque, e la sua professione notturna da chauffeur gli permette di pattugliare le strade della città anche fuori servizio. È lui ad aver chiuso il caso su cui lavora la poliziotta, riuscendo a strappare una confessione al sospettato principale dell’omicidio malgrado le prove insufficienti. Il rapporto tra June Lenker e Hegarty è segnato da un profondo divario epistemologico: mentre la prima è costretta a brancolare nel buio, il secondo sfrutta la superiorità di grado e le protezioni di cui dispone per ostacolare le indagini, che potrebbero compromettere il disegno ben più grande celato dietro al caso di omicidio.

La fitta rete di poliziotti e informatori orchestrata da Hegarty gli consente di mettere in atto una costante manipolazione della documentazione ufficiale, atta a occultare la verità. L’ispettore ha la capacità di cancellare e riscrivere gli eventi a suo piacimento, e il suo potere non si ferma al sabotaggio delle tracce scritte, ma agisce anche sulle memorie individuali. “Ti rinfresco la memoria?” chiede ad una delle vittime: è lui il solo custode della verità, e i suoi poteri persuasivi inibiscono ogni tentativo di ripescare nei ricordi. “Tendiamo a considerare i ricordi come cose affidabili, videocassette del passato. Ma è più corretto pensarli come dipinti a olio. Torni indietro, ci dipingi sopra, strato dopo strato. E ne crei degli altri”. Questa affermazione, emersa dal confronto tra June e una neuropsichiatra, fa luce sul modo in cui Hegarty interviene sulle menti delle persone coinvolte nel caso, sostituendosi al ruolo che Platone attribuiva al secondo artefice della memoria, quello di un pittore che «disegna nell’anima rappresentazioni delle cose dette» (Platone 2003).

Ciò è reso possibile dal controllo esercitato dal personaggio sulla documentalità: sfruttando la finitezza della memoria individuale, progetta un complesso insieme di registrazioni e iscrizioni che assumono validità attraverso un riconoscimento intersoggettivo (Ferraris 2009), ma che si rivelano fuorvianti e manipolate. Hegarty è generatore e sovrano di uno spazio documediale protetto capillarmente, e ogni passo in avanti compiuto in tale spazio ha il valore di un’espugnazione. Più in generale, tutte le detective stories si basano su due ontologie: quella dell’azione e quella dell’iscrizione, la seconda più decisiva della prima per lo sviluppo narrativo. Nella contemporaneità, però, l’ontologia dell’iscrizione si fa ulteriormente complessa, includendo eventi comunicativi e pratiche di significazione, come esemplificato da serie spy thriller come Person of Interest (2011 – 2016), Deep State (2018 – 2019), Condor (2018 – 2020), Slow Horses (2022 – in corso), Mr. and Mrs. Smith (2024 – in corso).

In Criminal Record, ogni acquisizione di nuova documentazione sul caso equivale a una sottrazione di controllo: il teaser del sesto episodio, L’alveare, ci offre di ciò una precisa allegoria. Uno dei protetti dell’ispettore, osservando un alveare di cui si prende cura, afferma che si trovi in uno stato di crisi: l’ape regina sta invecchiando, e presto sarà sfidata da un’altra che proverà a prendere il suo posto (“Lotteranno, ovviamente. Fino a che una non ucciderà l’altra”). Quello di June è un atto di rivendicazione e riedificazione, che ha il suo compimento solo attraverso il raggiungimento del nucleo dell’alveare. Non è un caso che proprio nell’alveare, fuor di allegoria, sia nascosto il documento che prova la colpevolezza di Hegarty.

Il finale dell’ultimo episodio lascia presagire la possibilità di una seconda stagione della serie. L’impero dell’antagonista non è stato del tutto smantellato, le diramazioni del suo potere si estendono ben al di là del caso risolto dalla sergente: la struttura dello spazio documediale, proprio come quella delle narrazioni seriali, è infinitamente proliferante.

Riferimenti bibliografici
M. Ferraris, Documentalità. Perché è necessario lasciar tracce, Laterza, Bari-Roma 2009.
Platone, Opere complete Vol. III. Parmenide, Filebo, Simposio, Fedro, Laterza, Bari-Roma 2003.

Criminal Record. Ideatore: Paul Rutman; interpreti: Peter Capaldi, Cush Jumbo, Zoë Wanamaker, Charlie Creed-Miles, Cathy Tyson, Stephen Campbell Moore, Shaun Dooley; produzione: Tod Productions, STV Studios; distribuzione: Apple TV; origine: Regno Unito, anno: 2024.

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