Dopo Copenhagen Cowboy (2022) di Nicolas Winding Refn, il Festival di Venezia sembra perseverare con le opere che hanno il coraggio di mettere in dubbio i confini semantici del cinema. L’approccio registico di Harmony Korine si è infatti sempre contraddistinto per un forte sperimentalismo, un atteggiamento interrogativo e provocatorio nei confronti di aspetti cinematografici eterogenei.

Non solo semplice volontà di sperimentare nuove possibilità bensì il desiderio di rompere, o ridicolizzare, quelle convenzioni che permettono allo spettatore di rapportarsi al film in modo sistematico. Ne è un esempio Spring Breakers – Una vacanza da sballo (2012) – che gioca con pregiudizi e preconcetti da parte del pubblico verso le star disneyiane, ma sopratutto Trash Humpers (2009) che sfrutta linguaggio ed estetica del videotape amatoriale per emulare delle testimonianze documentarie esibite ad una videocamera conscia, ad un pubblico, rifiutando qualsiasi compromesso.

E sono proprio questi due film che convergono a definire l’identità del suo nuovo (non)film. Aggro Dr1ft non soltanto vive di quell’immaginario autoriale ormai creato e sempre più riconoscibile – dai passamontagna all’ambiente della west coast, dalla trash culture alle filastrocche che tanto ricordano quel “Make it! Don’t fake it!” – ma si presenta anche come naturale e inevitabile conseguenza di un percorso, un punto di arrivo e un nuovo inizio ora formale ora teorico.

Ormai lontano dal Dogma95, Korine fa convergere e adatta le proprie sperimentazioni al mutato contesto mediale: si svincola dai confini prettamente cinematografici – o meglio, quelli per convenzione intesi come tali – e allarga il suo sguardo verso i media periferici. Ancor prima di quelli tradizioni, videogiochi e reel sono i principali punti di riferimento che irrompono nella forma posta in atto da Korine: filtri facciali, costante preponderanza musicale, elementi da shooter, tutti contribuiscono in egual misura a dare forma, sostanza, identità all’immagine.

Consapevole della precarietà dell’immagine digitale, ciò che mette in mostra Aggro Dr1ft sono immagini inafferrabili, in costante mutamento, che vivono del loro essere precarie: i confini tra riprese reali e generazioni artificiali vengono meno in un continuo gioco di crasi che avviene in tempo reale. La precarietà dell’immagine supera quindi l’approccio  falsamente documentaristico di Trash Humpers per raggiungere quello più propriamente  “attrazionale”, ben rappresentato dal modo in cui viene concepito il colore quale elemento  spettacolare. Viene così a crearsi una forte relazione con il panorama mediale contemporaneo, che mette al centro un’immagine moderna – veloce, instabile, multimediale, falsificabile – che sembra faticare ad ottenere quella riconoscibilità chiamata “Cinema”.

Ponendosi come manifesto di una nuova (neo)avanguardia, tanto tecnologica quanto culturale, Aggro Dr1ft apre la strada per un altro cinema possibile e per la rivendicazione della dignità dei nuovi linguaggi mediali quali oggetti assimilabili al cinema “nuovo”. Non la nascita di un nuovo linguaggio — anche se sarebbe necessario chiedersi quando si possa iniziare a parlare di nuovo linguaggio — quanto piuttosto un suo abbandono (Godard docet). Korine dimostra una spiccata lucidità nello sfruttare le nascenti potenzialità del “Cinema della convergenza”, inglobando i linguaggi mediali e inserendoli in un complessivo azzeramento di una qualsiasi parvenza linguistica. Questo non avviene però a discapito della solita ottica provocatoria, che permette al regista di incanalare l’atteggiamento ludico-provocatario verso una messa in discussione delle certezze riguardanti la definizione dell’oggetto cinema, pur senza cadere nel campo intellettuale.

L’estrema sperimentazione viene mantenuta all’interno dei confini di un immaginario popolare anche attraverso la scelta delle musiche e dei riferimenti iconografici, alimentato  dalla presenza di una figura pop come Travis Scott. Un fil-rouge è tracciato con Circus Maximus (2023), in cui i confini tassonomici vengono rifiutati, a partire dalla decisione di pubblicarlo su YouTube. È un film-concerto? È possibile definirlo cinema? Incasellare Circus Maxismus e Aggro Dr1ft oggi risulta un tentativo vano, più ideologico che utile.

Cinema sperimentale, videoarte, videoclip, videocosa, di fronte a tanto lo spettatore è costretto ad una condizione di impossibilità nell’afferrare la parvenza di un linguaggio da assimilare e decifrare, ma favorisce un riciclo continuo che assume le sembianze di un  flusso da osservare. Il pubblico può solo abbandonarsi ad uno scorrere in cui i confini visivi si sciolgono in una celebrazione dell’immagine digitale, instabile.

Pur precaria, l’immagine come flusso risulta difatti autosufficiente: per Korine non c’è più bisogno — sempre che ce ne sia mai stato, guardando la sua filmografia — di trame, vicende e motivazioni. Il killer protagonista e la sua impresa, verrebbe da dire biblica, cedono il passo a soluzioni narrative che permettono di raccontare le immagini e non di raccontare per immagini. Racconta se stessa, la propria modernità, la propria natura artificiale e per questo la propria inclinazione manipolatoria.

Paradossalmente, tale approccio rende Aggro Dr1ft un’opera minimale che, sotto al suo  apparente barocchismo, vive dell’essenzialità tanto quanto un Julien Donkey-Boy (1999). Un film che prende forma dagli aspetti intrinsechi delle sue stesse immagini: basta la modifica di un numero, di una stringa, per far sì che tutto si trasformi e che ciò avvenga sotto i nostri occhi. Messa a nudo la matrice, l’immagine assume sullo schermo la possibilità di esprimersi valorizzando la sua instabilità.

Korine sembra quindi raccontarci la necessità di esporre le caratteristiche della nuova  immagine, di mostrare la sua vera natura e non di normalizzarla come invisibile all’interno del tessuto filmico. È un’immagine che viene valorizzata per le sue nuove, moderne, capacità. Bisogna espandere e non rimanere ancorati a pregiudizi ideologici, conservatori.  È un abbattimento dei confini, una nuova prospettiva, un nuovo cinema.

Aggro Dr1ft. Regia: Harmony Korine; sceneggiatura: Harmony Korine; fotografia: Arnaud Potier; montaggio: Leo Scott; interpreti: Travis Scott, Jordi Mollà; musica: AraabMuzik; produzione: EDGLRD, Iconoclast; distribuzione: Lucky Red; origine: Stati Uniti d’America, Francia; durata: 81′; anno: 2023.

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